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arcVision 16 – Il colore del futuro

Il “colore del futuro” nel panorama economico e urbanistico: innovazione, competizione ed economia della conoscenza. Si raffigura a tinte forti un continente europeo in ripresa.

La ricerca è sviluppo

L’attuale crescente divario nel campo della ricerca tra l’Europa e i principali sistemi geopolitici con cui si confronta rappresenta una seria minaccia per la sua competitività sul lungo periodo nel campo dell’innovazione, della crescita e dell’occupazione. L’obiettivo condiviso dagli Stati Membri a Lisbona nel 2000 e fissato dal Consiglio europeo di Barcellona nel marzo 2002 si propone di fare dell’Europa l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo aumentando il livello degli investimenti nella ricerca dall’1,9% al 3% del Pil entro il 2010 e portando i finanziamenti privati ai 2/3 del totale. Questo ambizioso obiettivo è stato successivamente ribadito dalla Commissione europea nell’aprile 2003 con il programma “Investire in ricerca: un action plan per l’Europa”, nel quale si individuano azioni specifiche dirette ad accrescere il livello degli investimenti in R&S a una media dell’8% annuo, ripartita tra una crescita annua del 6% della spesa pubblica e una crescita annua del 9% degli investimenti privati.
A quattro anni dalla scadenza di questo impegno, lo scorso mese di giugno il Parlamento di Strasburgo e la Commissione europea hanno approvato il VII Programma Quadro (FP7) che con oltre 53 miliardi di euro da investire in ricerca scientifica e innovazione tecnologica (dal 2007 al 2013) rappresenta l’azione più concreta e decisa in vista del raggiungimento dell’obiettivo di Lisbona.
Molto resta ancora da fare perché l’Europa possa recuperare rispetto ai suoi principali competitor sulla base di dati tutt’altro che confortanti: gli Stati Uniti investono in ricerca quasi il 3% del Pil, il Giappone supera il 3% e tra le economie emergenti dell’area asiatica il tasso di crescita degli investimenti in Ricerca e Sviluppo è dell’ordine di due cifre. Per quanto riguarda poi il capitale umano, l’Unione europea può contare su 5,5 ricercatori ogni 1.000 lavoratori, mentre negli Usa i ricercatori sono 9,0 e in Giappone sono 9,7.
In questo scenario il VII Programma Quadro resta però un importante passo avanti, innanzitutto perché raddoppia la spesa destinata alla ricerca per i prossimi sette anni e in secondo luogo perché quasi il 10% di questa spesa sarà adesso gestita a Bruxelles con una politica organica e unitaria che, si spera, possa superare quella frammentazione che ha finora impedito una efficiente programmazione della politica della ricerca in Europa.

Nella convinzione che il Vecchio Continente abbia risorse e talenti straordinari per uscire dal proprio ritardo tecnologico e recuperare capacità di innovare e di competere, la Fondazione Italcementi Cav. Lav. Carlo Pesenti ha chiesto di tracciarne i possibili scenari futuri a un gruppo di autorevoli esperti del mondo istituzionale, industriale e accademico nel corso di una tavola rotonda tenutasi a Bergamo lo scorso dicembre. Delle loro idee e delle loro proposte arcVision ha voluto raccogliere gli estratti in questo numero monografico dedicato a una futura Europa della conoscenza.
E se davvero esiste un rapporto direttamente proporzionale tra economia stagnante e grigiore della città, tra modelli tradizionali in crisi e assenza di colore nell’ambiente urbano, la stessa attesa di un futuro a tinte forti ha animato le pagine della sezione Projects dedicata alle atmosfere tonali di edifici altamente futuribili: architetture del domani come sintesi di alta tecnologia innovativa e superbe policromie.