Jennifer Siegal – Nominees arcVisionPrize 2016

Jennifer Siegal (Usa)

Chiamare il suo studio Office of Mobile Design (fondato nel 1998) è stata per Jennifer Siegal una diretta conseguenza del suo grande interesse per gli spazi “transitori”.

Jennifer Siegal (Usa)

La sua attività si concentra infatti sulla realizzazione di strutture mobili, smontabili e riposizionabili, basata sulla ricerca di un nuovo tipo di prefabbricazione, che usa processi industriali per  dare vita a edifici più efficienti e agili: che in qualche caso prevedono anche l’impiego di ruote come elemento capace di rendere l’architettura più fruibile e letteralmente dinamica. Siegal si è confrontata con questi temi sia attraverso spazi pubblici per l’educazione che lavorando sul tema dell’abitazione: nella Saetrain Residence (2003) a Los Angeles, per esempio, realizza un dinamico spazio abitato partendo dall’uso di semplici container standard.  www.designmobile.com

VISION DELLA CANDIDATA

“Innovare e pensare in maniera anticonformistica fa parte del mio DNA. La mia opera e la mia attività di ricerca ne sono una dimostrazione. Attraverso di esse io metto in discussione tutto, in particolar modo l’architettura statica, pesante e poco flessibile che in qualche modo ancora ci aspettiamo, pur in un mondo che è divenuto tutt’altro. Nel 1998 ho denominato il mio studio Office of Mobile Design, alludendo alla mia ossessione per la transitorietà. Esso si dedica al progetto di strutture portabili, smontabili, ricollocabili altrove, da case a scuole a negozi. Ma esplora anche l’universo della prefabbricazione, sfruttando i processi industriali per creare un’architettura più efficiente e agile.

I veicoli su ruota sono una parte importante dell’approccio progettuale dell’OMD, incline a esplorare le modalità in cui ogni ambiente urbano potrebbe essere reso più fruibile e dinamico nel momento in cui si prestasse a essere agganciato, rimorchiato, spinto o guidato da un posto all’altro. Per me mobilità non significa cancellare tutto ciò che esiste, quanto piuttosto incrementare l’infrastruttura in una maniera più sensibile dal punto di vista ambientale – una maniera più intelligente di abitare il paesaggio –, che si poggi a terra con leggerezza. Il mio studio si è guadagnato una buona reputazione non solo per l’attività di ricerca sul campo, ma anche per aver ripensato approcci radicali già esistenti. La mia architettura non è una mera “allusione a un passato fantastico”, come quello visionario delineato da Archigram, Metabolists e Ant Farm. L’utilizzo del vernacolo industriale esistente per creare il nuovo è un elemento chiave del lavoro di OMD.”

DATI DI PROGETTO

MOBILE ECO LAB

Località: Hollywood, California, USA
Tipo d’intervento: riuso adattivo e impiego di materiale di riciclo
Uso dell’edificio: aula mobile per la città finalizzata all’apprendimento del ciclo di vita di un albero
Periodo di costruzione: gennaio 1998 – giugno 1998
Riconoscimenti: National AIA Honorable Mention; Collaborative Practice Award; Westside Prize

Il Mobile ECO LAB è costruito in collaborazione con il Hollywood Beautification Team, un’associazione locale fondata con l’obiettivo di ripristinare la bellezza e l’integrità della comunità di Hollywood. La comunicazione visiva e verbale avviene per mezzo di disegni digitali, progetti architettonici di tipo tradizionale e tecniche di modellazione a grande scala. Un’opera a grandezza naturale è realizzata attraverso una gamma limitata di materiali (specificatamente quelli di un veicolo da rimorchio frutto di una donazione e attrezzature provenienti da set cinematografici). Il rimorchio, di circa 2,5 x 10 metri, viaggia attraverso l’intera contea di Los Angeles per informare i ragazzi in età scolare dell’importanza di salvare e proteggere il nostro pianeta.

Concepito come un’aula scolastica mobile, il Mobile ECO LAB fornisce la struttura di riferimento per esposizioni su temi ecologici. Illustrando “il ciclo di vita di un albero”, un programma multimediale struttura il percorso attraverso il quale scoprire cosa si intreccia all’interno e all’esterno del veicolo espandibile. Esso è un laboratorio d’arte, dove artisti locali aiutano i ragazzi a creare murales grandi quanto facciate di edifici, utilizzati per coprire i graffiti sui muri delle scuole della città. Insegnanti di L.A. utilizzano la pedana a forma di palco per illustrare l’importanza del ruolo svolto da ogni bambino nel piantare alberi e contribuire al mantenimento di un ambiente sostenibile. Come il tendone di un circo, questa icona mobile arriva nei cortili delle scuole, si ferma, dispiega e lascia scorrere verso l’esterno le pedane d’accesso. È immediatamente riconoscibile come luogo di interazione, scoperta e divertimento.

SEATRAIN RESIDENCE

Località: Los Angeles, California, USA
Tipo d’intervento: riuso adattivo di 4 container e 2 rimorchi da grano. Collaborazione con artisti di L.A.
Uso dell’edificio: residenza e parco urbano
Periodo di costruzione: agosto 2002 – giugno 2003
Riconoscimenti: ACSA Faculty Design Award

L’idea di una casa assemblata a partire da container navali è divenuta familiare, sebbene siano pochi i progettisti capaci di ottenere risultati eleganti e confortevoli, soprattutto in una location così insolita. La casa si trova in un lotto industriale ufficialmente vuoto di L.A., nel quartiere di Lincoln Heights, sul margine della Down Town e al confine con la vasta cooperativa di artisti denominata the Brewery.
La squadra addetta alla costruzione ha sollevato da terra le lastre di cemento e le ha sostituite con una fitta combinazione di specie vegetali selvatiche, che crescono particolarmente bene dal momento che il sito si trova su quella che era originariamente la piana alluvionale del fiume L.A., ora coperto d’asfalto. Siegal, una ex residente della Brewery, chiama questo posto il “giardino incantato” per la sua fitta vegetazione e per la lontananza dalla strada.

La casa si compone di 4 container di lamiera d’acciaio che, non diversamente dal sito irregolare su cui si trovano, erano stati abbandonati nelle vicinanze. I container sono stati appoggiati l’uno sull’altro a due a due, in maniera tale da definire tra essi la zona living, coperta da una struttura in acciaio inclinata verso uno dei due lati. Dinanzi ai container si trova una parete di spesse lastre di vetro che sono solo appoggiate le une alle altre, per creare l’illusione di una superficie continua. Questo eclettico spazio intermedio costituisce il cuore del progetto.

Il pavimento varia dal cemento al legno di ciliegia scuro, ed è animato da una sequenza di cambi di livello e da una vasca koi indoor, alimentata da una cascata d’acqua che cade da una parete di lastre di pietra impilate. I rimorchi di grano in alluminio, interrati in giardino, sono stati riutilizzati per realizzare la lap pool. I quattro container multifunzionali ospitano spazi altrettanto flessibili, dati dagli accoppiamenti: stanza da letto/bagno, stanza per l’intrattenimento/biblioteca, stanza da pranzo/studio, lavanderia/ambiente macchine.

TALIESIN MOD.FAB

Località: Taliesin- Scottsdale, Arizona, USA
Tipo d’intervento: corso di progetto e realizzazione I realizzazione del pannello sandwich
Uso dell’edificio: residenza per ricercatori a contratto
Periodo di costruzione: settembre 2007 – gennaio 2009
Riconoscimenti: Sunset Magazine-AIA Western Green Home Award

Circa 100 anni fa, Frank Lloyd Wright inaugurò uno schema pionieristico per la realizzazione di case prefabbricate, caratterizzato da un telaio predefinito, elementi in legno e altre parti assemblate in fabbrica. Wright lo denominò American System of Housing, ed era basato sulle pratiche costruttive che l’architetto aveva osservato nel suo viaggio in Giappone. Tuttavia, a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, ne furono costruite solo una manciata.

Il Mob.Fab di Taliesin è un esempio semplice, elegante e sostenibile di casa nel deserto, che rende omaggio alla memoria di Wright pur confrontandosi, allo stesso tempo, con importanti questioni attuali. Il propotipo di monolocale, di circa 55 mq, poggia su una base realizzata in pannelli sandwich coibentati, per ottenere una lavorazione rapida ed economica sia in situ che in fabbrica. La casa può essere allacciata alle reti di servizi urbani o rimanere “unplugged”, affidandosi a impianti a basso consumo, sistemi di raccolta dell’acqua, riciclo delle acque grigie, ventilazione naturale, orientamento lungo l’asse eliotermico, e utilizzo di pannelli fotovoltaici al fine di ridurre al minimo l’utilizzo di energia e di acqua. L’edificio è dimensionato e attrezzato per essere trasportabile via strada. La struttura è sospesa al di sopra del paesaggio naturale del deserto ed è utilizzata come guest house per ricercatori.

La Mod.Fab di Taliesin è stata progettata e realizzata da studenti e laureati della Frank Lloyd Wright School of Architecture, con la guida e un accento particolare posto sulla prefabbricazione da parte di Jennifer Siegal. La struttura può essere visitata nell’ambito del Taliesin West Desert Shelter Tour, con la guida degli studenti.

OMD PREFAB SHOWHOUSE

Località: Mobile-Venice e Joshua Tree, California, USA
Tipo d’intervento: progetto di struttura modulare prefabbricata in acciaio
Uso dell’edificio: prototipo da esposizione per le opere di OMD e residenza autosufficiente
Periodo di costruzione: gennaio 2006 – giugno 2006

La OMD Prefab ShowHouse presenta le idee di prefabbricazione, flessibilità, portabilità e spaziosità compatta. Localizzata originariamente nel cuore del trendy Abbot Kinney Boulevard, a Venice, l’edificio funge da spazio espositivo per le più recenti opere di OMD e contemporaneamente da prototipo di casa per clienti curiosi.

Verde e moderna, la Showhouse testimonia l’impegno di OMD nel far convergere un design responsabile con nuove tecnologie e dettagli su misura. Il nucleo funzionale centrale, costituito da bagno e cucina, divide e separa la zona notte dalla zona giorno in una compatto connubio di forma e funzione. L’edificio dal telaio modulare in acciaio misura 3,5 x 18 metri (67 mq) e presenta un’alta copertura inclinata con un lucernaio apribile per l’attivazione della circolazione passiva.

L’edificio prefabbricato utilizza tecnologie verdi come uno scaldacqua istantaneo, circuiti di riscaldamento radiante all’interno dei pannelli del soffitto e fogli di policarbonato traslucido, controbilanciati da alti standard di comfort, che includeono un sound system integrato iPort, la cucina Boffi e i sanitari Duravit. La Showhouse offre la possibilità di verificare in prima persona la funzionalità di questi elementi, al pari di una selezione di materiali da impiegare, come i pannelli Kirei, rivestimenti verticali di bamboo color ambra, e pavimentazioni di palma di cocco.

Sia che si trovi per breve tempo in un lotto urbano, o temporaneamente localizzata in un paesaggio aperto o asseganta a una posizione più stabile, la ShowHouse è capace di ospitare un ampio ventaglio di necessità e funzioni. Trasferita nel 2010 nell’high desert del parco nazionale di Joshua Tree, la struttura ha ritrovato casa in un’area selvaggia di circa 32 ettari lontana dai servizi essenziali.

BIOGRAFIA

Manhattan, NY (USA), 11 dicembre 1965

Jennifer Siegal è celebre per la sua creazione della casa mobile del XX secolo. È fondatrice e titolare dello studio Office of Mobile Design (OMD), con sede a Los Angeles, dedicato al progetto a alla realizzazione di strutture dinamiche e in armonia con l’ambiente, basate su un’architettura portabile e prefabbricata.

Ha ottenuto il Master presso la SCI-Arc, nel 1994, e nel 2003 è stata Loeb Fellow presso la Harvard’s Graduate School of Design, dove ha avuto modo di sperimentare l’impiego di materiali intelligenti, cinetici e leggeri. Nel 1997 ha lavorato per la Chinati Foundation, e nel 2004 è stata Fellow presso la MacDowell Colony nella sua città natale, Peterborough, New Hampshire. È stata Inaugural Fellow presso il Julius Shulman Institute della Woodbury University. Attualmente è Adjunct Associate Professor presso la USC.

È curatrice dei volumi Mobile: the Art of Portable Architecture (2002), e More Mobile: Portable Architecture for Today (2008). È stata fondatrice e curatrice della serie Materials Monthly (2005-6), pubblicata da Princeton Architectural Press. Una monografia a lei dedicata è stata pubblicata nel 2005.

Spread the word. Share this post!

Leave A Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.