arcVision 12 – Occhio ai giganti

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Nuovi giganti si affacciano all’orizzonte: Cina, India e le altre “tigri asiatiche” alle quali è attribuibile oltre il 50% del pil mondiale.

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I nuovi giganti, protagonisti in scena

“The Times They Are A-Changin”, il mondo sta cambiando. E nuovi interpreti si stanno affacciando con passi da gigante sulla scena economica mondiale. Da sempre la competizione era riservata a un confronto fra le sponde ovest ed est dell’oceano Atlantico, ma dall’avvento della globalizzazione gli scenari stanno evolvendo. Europa e America settentrionale – come sottolinea Mario Deaglio – non sono più i primi attori del palcoscenico mondiale dell’economia. Parafrasando Karl Marx, nuovi fantasmi – dalle forme ancora da definire in tutti i dettagli – si aggirano, complice anche la scomparsa dell’Urss, sui mercati economici: oltre il 50% della crescita mondiale è infatti ora attribuibile a Cina, India e alle “tigri asiatiche”.
Se la Cina è già un gigante, con una crescita quasi “double digit” del Pil, altri Paesi si apprestano a diventarlo. E se oltre a Pechino decolleranno anche Russia, India e Brasile – rimarca Dominick Salvatore – gli equilibri mondiali potrebbero essere modificati profondamente. Bisognerà fare i conti costantemente con la concorrenza industriale cinese, con quella dei servizi che giunge dall’India, mentre da Russia e Brasile arriveranno le nuove sfide mondiali per l’industria di base e le materie prime, petrolio in particolare per quel che riguarda Mosca. D’altra parte l’irruzione della Cina sui mercati occidentali è sancita anche dalla fine dell’Accordo Multifibre che dall’inizio del 2005 ha completamente liberalizzato gli scambi nel settore tessile. E questo sarà un primo banco di prova di come la liberalizzazione dei mercati saprà produrre risposte alla concorrenza dei nuovi giganti. Di come – ad esempio – l’Europa saprà sfruttare i riflessi della liberalizzazione, intendendola come opportunità e non solo come minaccia.
In questo quadro – è l’analisi di Norbert Walter – la nuova Europa allargata dovrà imparare a ritagliarsi un proprio posto, a trovare una collocazione e un proprio ruolo non solo a livello economico ma anche politico. E se il modello di riferimento rimane quello naturale di matrice occidentale, non bisognerà dimenticare di guardare alle sfide che arrivano da oriente, rispondendo alla concorrenza più su un piano di qualità che non di quantità. Affrontando magari nuovi schemi di collaborazione che sappiano mettere a frutto le prerogative di ogni area.
Ma, uscendo dallo scenario puramente economico, quello che dobbiamo comprendere, o meglio – come dicono nelle loro analisi André-Yves Portnoff e Luigi Passamonti – quello che dobbiamo sperare, è che la crescita dei nuovi giganti mondiali rappresenta una necessità, perché la pace e la stabilità che ne derivano danno la possibilità di un futuro migliore. E così le leggi del libero mercato dovranno viaggiare di pari passo con lo sviluppo della democrazia nei “nuovi giganti”. Dovranno anche sapere coniugare crescita economica con altre esigenze e priorità, in primo luogo quelle ambientali e sanitarie.
E ai giganti dell’architettura, anche in questo caso prerogativa dello sviluppo asiatico, è dedicata la sezione Projects. Il grattacielo Taipei 101, alla ricerca di primati spinti verso il cielo (oltre mezzo chilometro di struttura configurata come un enorme bambù) è l’esempio di un modernismo sempre più spinto che cerca di coniugare persone e idee, così come accade nella Torre Daewoo a Suyong Bay o nella Millennium Tower di Tokyo.

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