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arcVision 13 – Innovazione e competitività

Nuovi fattori di competitività nel nuovo scenario economico globale: istruzione e formazione, flessibilità del mercato del lavoro, sviluppo e integrazione dei mercati finanziari, investimenti in ricerca, innovazione, tecnologia e infrastrutture.

 

 

Alla ricerca del nuovo ordine

Ripartire da Lisbona, perché al pessimismo della ragione (e dei dati fotografati da Eurostat) si contrapponga l’ottimismo della volontà. Ancora una volta la giovane Europa sorta a Maastricht si trova a rilanciare quella sfida aperta agli inizi del 2000 che si proponeva di rendere l’economia dei Paesi membri la più competitiva a livello mondiale entro il 2010, puntando prioritariamente sulla piena occupazione e la maggiore competitività basata soprattutto sull’innovazione tecnologica e scientifica. Quell’impegno, sancito nel corso del Consiglio europeo straordinario di Lisbona di cinque anni fa, non è riuscito a centrare i suoi ambiziosi propositi, complici anche i drammatici eventi dell’11 settembre 2001 e le conseguenze che questi hanno avuto sulle prospettive economiche dell’intero mondo. Ma questo non significa abbandonare ogni tentativo per ridare smalto alla ripresa economica di Eurolandia, cercando di trovare ogni possibile soluzione in grado di rilanciare la crescita. E di fronte allo sviluppo corposo delle economie asiatiche, alla concorrenza di un’economia statunitense più tonica, è necessario affrontare temi in grado di dare una risposta che non sia solo contingente ma abbia in sé il germe di uno sviluppo duraturo, in grado di garantire anche alle prossime generazioni condizioni di benessere economico attraverso occupazione e lavoro.
E l’alba di questo nuovo percorso ha trovato nel concetto di “innovazione” il punto di forza su cui basare i nuovi passi di crescita, un’arma mercantile per affrontare la competitività globale.
Come spiega il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, “dobbiamo creare i presupposti per lo sviluppo e l’occupazione facendo dell’Europa il luogo ideale per investire e lavorare e facendo di conoscenza e innovazione il cuore stesso della crescita europea”. Ma di fronte a un precedente fallimento su questa strada – seppure con tutte le attenuanti dovute – per puntare sull’innovazione non devono essere lesinati gli interventi a favore della ricerca con l’intento di raggiungere un obiettivo di spesa pari al 3% del Pil, soglia indispensabile per permettere a Lisbona 2 di dispiegare i suoi effetti di crescita anche perché – aggiunge Barroso – “non vi è alcuna alternativa credibile”. Su questa strategia concorda Adriano De Maio, già rettore del Politecnico di Milano e attuale rettore della Luiss, anche se la sua esperienza “sul campo” nel settore della ricerca lo porta ad assumere posizioni un po’ più critiche sui tempi di possibile efficacia di questi interventi. “Ci vorranno non meno di vent’anni per chiudere il gap che separa l’Europa dagli Stati Uniti. Bisogna investire nel capitale umano, nella formazione che è la chiave di volta dell’innovazione e della competitività”. Un impegno che invece è attualmente in piena attuazione nei Paesi asiatici – Cina e India in primo piano – che sono così in grado di sostenere i loro sforzi di modernizzazione avanzata.
E proprio i riflessi di questi sviluppi sulla capacità di competere a livello globale – spiega Nariman Behravesh – hanno fatto delle Tigri asiatiche i nuovi concorrenti dell’economia mondiale. “La crescita di competitività asiatica non deve essere ricercata nei bassi salari della manodopera, ma nei rapidi incrementi delle performance produttive” sostiene il capo economista di Global Insight, ribaltando quindi quel concetto ormai datato secondo cui è solo il basso costo dei prodotti – tendenzialmente con poco valore aggiunto – ad aver spinto la crescita di India e Cina. E innovazione è anche il nuovo parametro di lettura – secondo quanto sottolinea l’economista americano William J. Baumol – che deve essere utilizzato per comprendere meglio i ritmi di sviluppo delle economie di mercato, tanto che è l’innovazione e non la fissazione dei prezzi il fattore a cui il management dà la priorità in importanti settori economici.
E per chiudere il cerchio dell’innovazione, a fianco della teoria e della strategia non può mancare il fattore umano, quell’intelligenza emotiva – come spiega Brian Muirhead, ingegnere capo al Jet Propulsion Laboratory – in grado di coinvolgere e motivare un’intera squadra di persone alla realizzazione delle più diversificate sfide di innovazione. La sezione Projects di questo numero di arcVision sottolinea lo stretto legame fra l’architettura e la ricerca innovativa di soluzioni, in uno sforzo culturale – oltre che tecnologico – in grado di portare sempre più avanti il traguardo da raggiungere.