Sviluppo sostenibile come ricerca di un nuovo e migliore equilibrio tra società, economia e ambiente. Priorità necessaria per assicurare uno sviluppo economico coniugato a una migliore qualità della vita.
In questo numero
Malgrado il pianeta sia avvolto da irragionevoli turbolenze, lasciate alle spalle le ansie più o meno collegate alla fine del millennio, il secolare dibattito sul prevalere della natura sulla cultura e viceversa coinvolge in prima persona il mondo dell’impresa. L’azienda è un soggetto responsabile, l’attore principale della evoluzione economica che è il motore del cosiddetto progresso.
Un concetto al centro di analisi e dibattiti, alla ricerca di un punto di equilibrio che assicuri uno sviluppo “sostenibile”.
L’effetto serra, il buco nell’ozono, lo sfruttamento delle risorse hanno prodotto una conflittualità ampia e generalizzata tra produttori e società civile. Un dissidio da ricomporre attraverso un’evoluzione delle normative internazionali e comportamenti “ecologicamente corretti”. Le industrie stesse guardano oggi alla politica ambientale come a una fonte di vantaggi competitivi, modificando radicalmente il precedente atteggiamento.
Nel nuovo assetto planetario, con una società sempre più matura, si rafforza il nuovo concetto di “corporate reputation”, che comprende componenti immateriali come la responsabilità civile e sociale, la sicurezza sull’ambiente di lavoro e l’appeal emotivo. Ingredienti ormai indispensabili di ogni strategia aziendale. Una nuova consapevolezza del proprio ruolo si è diffusa anche nelle maggiori imprese, che hanno recepito l’importanza decisiva dei sistemi di gestione ambientale.
I legislatori, gli amministratori e le autorità di controllo sono chiamati a svolgere uno sforzo congiunto e sistematico per sostenere le aziende in un percorso impegnativo.
Le iniziative europee seguono gli indirizzi strategici dell’Unione, delineati dalla Commissione per l’Ambiente, attraverso un programma suddiviso in sei punti-chiave: un approccio scientifico che assegna un ruolo fondamentale alla comunità della ricerca. L’architettura, con la naturale sensibilità per l’interazione fra uomo e ambiente, non poteva non essere la disciplina più attenta alle nuove modalità di produzione e realizzazione. Fabbricazioni con bassi livelli d’inquinamento, sfruttamento delle biotecnologie, riduzione dei consumi energetici sono condizione necessaria alla progettazione, ma non sufficiente.
Occorre salvaguardare anche il benessere psicofisico dell’uomo e il patrimonio storico-architettonico, non solo materiale, per architetture che diventino “cieli, nuvole, colline, fogliami, onde e vortici”. L’unicità dell’obiettivo non esclude la molteplicità delle soluzioni, con il Museo della Pesca di Karmøy che si configura come uno scoglio cubista, l’understatement formale della Bo01 Expo di Malmö, l’attenta lettura delle condizioni ambientali per la costruzione del Centro Amministrativo di Al Jufrah in Libia, la coerenza materica dell’impianto per la produzione di acqua potabile a Joinville.
E ancora, la contaminazione di linguaggi amalgamata con lo spirito del luogo del centro di comunicazione “Fabrica” a Catena di Villorba, i preziosismi tecnologici della stazione di risalita di Locarno, la “scultura urbana” rappresentata dal Moerenuma Park di Sapporo, il microcosmo che riproduce l’infinito del mondo sommerso dell’Oceanario di Lisbona.