Nominees arcvisionPrize 2015 (Alcocer – Drost Van Veen)

Marzo 2015

arcVision Prize 2015: nella short list 21 progettiste da 16 Paesi, tutti i continenti rappresentati, una fotografia puntuale dell’architettura contemporanea al femminile.

alcocerAtxu Amann Alcocer – Spain
ammancanovasmaruri
Temperaturas Extremas Arquitectos
Aravaca, Madrid
http://amanncanovasmaruri.blogspot.com.es/

LA VISION DELLA CANDIDATA

Una volta raggiunta l’età della maturità, ripensando alla propria vita non si può non riconoscere la fortuna di essere un architetto. In architettura, l’accordo tra i campi professionale e accademico produce un arricchimento reciproco che investe tutte le aree di attività. Il contesto universitario è dove nascono i temi contemporanei: innovazione, sostenibilità, mediazione, nuove strategie e strumenti di comunicazione sono materia di analisi e aggiornamento costanti prima di diventare parte integrante della pratica accademica e della ricerca, dopodiché vengono utilizzati nel lavoro quotidiano dell’ufficio, per garantire l’attualità di metodi, strumenti e linguaggio. All’estremità opposta, il design e l’esperienza costruttiva acquisiti nella vita professionale sono condivisi non solo attraverso l’insegnamento, ma anche con conferenze, seminari e pubblicazioni nella comunità accademica. Per quanto mi riguarda, sono molto interessata allo sviluppo di azioni sperimentali con gli studenti, in un lavoro collaborativo per la costruzione di strutture alternative prive di impatto ecologico e realizzate con materiali riciclati, così come ad altre azioni urbane focalizzate sul genere e su tematiche che implicano una posizione ideologica intellettuale.

DATI DEL PROGETTO: “82 abitazioni sovvenzionate dallo Stato”
Ubicazione
Carabanchel, Madrid, Spagna
Destinazione d’uso dell’edificio
Residenziale
Periodo di costruzione
Progetto: 2005 – 2007 Completamento: maggio 2009
Premi
Primo premio all’International Restricted Competition 2005
Premio Asprima 2010
Premio COAM 2010
Selezione per il premio FAD 2010
Selezionato per BEAU 2011
Selezionato per BIA 2012

TESTO ESPLICATIVO DEL PROGETTO
Aperto ai quattro venti

  1. La proposta non nasce da una rivisitazione del caseggiato tradizionale, ma dagli attributi della lastra di larghezza minima perforata.
  2. La larghezza minima della lastra permette di realizzare uno spazio interno di dimensioni considerevoli nel cuore del progetto, semiaperto e collegato all’intera espansione, che si pone con coraggio come spazio esterno e interno allo stesso tempo.
  3. L’appartamento è una casa con un cortile. Il piccolo giardino è collegato all’interno del blocco, alla strada e al soggiorno. Il cortile è soleggiato d’inverno e fresco d’estate. Le viste trasversali danno sull’interno e l’esterno del blocco, il giardino e la strada, la luce e l’ombra.
  4. Il raggruppamento di abitazioni è ricavato da necessità meccaniche. L’interno è realizzato con mobili integrati: uno spazio versatile con aperture nelle pareti. Il corpo esterno, in metallo, agisce come una facciata ventilata. L’edificio appare come un insieme ordinato di involucri metallici di diversi colori.

DATI DEL PROGETTO: “Museo Monteagudo”
Ubicazione
Monteagudo, Murcia, Spagna
Destinazione d’uso dell’edificio
Cultura/museo
Periodo di costruzione
Progetto: 2005 – 2006 / Costruzione: 2008 – 2010
Premi
Región de Murcia Award 2011
Selezionato per BEAU 2011
Selezionato per il premio Piranesi 2012

TESTO ESPLICATIVO DEL PROGETTO
Questo edificio è, senza dubbio, un parassita. Appoggiato sul lato sud della collina di Monteagudo, costituisce la prima fase di un progetto che ha come obiettivo principale il restauro del castello di Monteagudo. Il fianco della collina è un territorio abitato sin dalla preistoria, dove si trovano testimonianze della cultura Argarica, romana e araba. Nel sito scelto per il Centro Visitatori ci sono alcune capanne argariche in buono stato di conservazione, una strada di epoca romana e alcuni muretti dello stesso periodo. Vi si trova anche il santuario di San Cayetano, costruito nel XVIII secolo, che conferisce un carattere distintivo al sito. L’edificio che abbiamo proposto cerca di adattarsi ai diversi contesti e alla conservazione delle rovine e vuole fungere da elemento di consolidamento del luogo sia dal punto di vista formale che dimensionale, con particolare attenzione all’integrazione nel paesaggio collinare e alla vista dal castello. L’edificio è un parassita che succhia il sangue dalla montagna. Le rampe di accesso contribuiscono all’integrazione estetica della costruzione nel paesaggio. Simile a un parassita che sfrutta le forme e i colori per mimetizzarsi nell’ambiente circostante, l’edificio è interamente ricoperto da una pellicola calligrafica. Il piano terra è aperto al pubblico. Le pareti sono formate da grate di acciaio, a volte scorrevoli, e le sale in nudo calcestruzzo offrono un riparo e una via di collegamento con l’esterno. Il luogo è in ombra. Al piano superiore gli showroom permanenti e temporanei sono disposti lungo uno stretto corridoio che si apre sulle splendide viste della valle e del castello. Per quanto riguarda la costruzione, al piano terra la struttura è realizzata in calcestruzzo a vista e persiane in metallo. Al piano superiore si snoda in una struttura di acciaio che sostiene le lunghe campate ed è coperta da pannelli multistrato impermeabilizzati. Il tutto è ricoperto da una pellicola traforata di acciaio Cor-Ten, che funziona come strato finale di una facciata trans-ventilata che risolve la questione della climatizzazione e del contesto.

DATI DEL PROGETTO: “Impalcato su sito romano di El Molinete”
Ubicazione
Cartagena, Murcia, Spagna.
Tipo di progetto
Restauro di sito romano
Destinazione d’uso dell’edificio
Cultura/museo
Periodo di costruzione
Progetto: ottobre 2008 – luglio 2009
Costruzione: settembre 2010 – novembre 2011
Premi
Primo premio International Restricted Competition 2005
Premio Región de Murcia 200
Premio Restauro Nazionale e Conservazione Culturale 2012
Candidatura al premio Mies 2012
Selezionato per il premio FAD 2012
Premio Región de Murcia 2013
Finalista BEAU 2013
Premio COAM Luis Moreno Mansilla 2013
Selezionato per il premio Piranesi 2014

La costruzione è essenzialmente una copertura a protezione delle rovine di un complesso romano (bagni termali, forum e domus) nel sito archeologico di Molinete Park a Cartagena, Spagna. La copertura si integra come un ulteriore elemento dell’area storica di Cartagena, dove la sfida principale è quella di conciliare stili architettonici molto diversi tra loro; dal periodo romano al barocco, fino ai giorni nostri, creando un insieme coeso e vibrante con l’area circostante. Si tratta di un elemento di transizione inserito in condizioni urbane molto diverse tra loro per dimensioni, materiali e struttura, che vanno dal centro cittadino al parco in collina. L’obiettivo primario del lavoro è quello di rispettare le rovine esistenti, utilizzando una struttura con un’unica, lunga campata che richiede il minor numero possibile di sostegni. L’intervento unifica le rovine in un unico spazio e permette di percepire la continuità del sito. La copertura genera una nuova facciata urbana nel muro divisorio. Il progetto è pervaso da un senso di leggerezza ed è concepito come un elemento che permette alla luce di filtrare all’interno. Lo strato interno è costruito con un sistema modulare di fogli di policarbonato alveolare traslucido ondulato. Lo strato esterno, realizzato con piastre di acciaio perforato, qualifica l’incidenza della luce e conferisce un aspetto uniforme alla costruzione. Oltre alla struttura in acciaio, l’edificio comprende una passerella sopraelevata che corre parallela alla strada ed è accessibile – come tutti gli altri percorsi – ai visitatori disabili. Si tratta di una struttura molto leggera, appesa a travi di acciaio. Concepita come una scatola di vetro con una geometria sfaccettata parzialmente visibile, costituisce la facciata stradale e permette di visitare le rovine da tre metri di altezza, con una visione d’insieme dei resti romani.

BIOGRAPHY
October 25, 1961 – Madrid, Spain
An architect since 1987 when she got the Prometheus EEC grant to be trained at the Technische Hochschule in Darmstadt, Germany. She attended postgraduate courses held at the National Institute for Public Administration in 1989 getting the title of European urbanism planner. In 2006, she received her PhD with a gender thesis work in architecture, the first of its kind, entitled “Woman and House”. From 1987 to 2006, she co-directed the Architects Journal of CSCAE, the Confederation of Architects Associations, in addition to having directed and coordinated many other publications for such an agency. Professor since 1988 at the Public University in Madrid (ETSAM), she currently belongs to the Department of Ideation where she teaches different subjects in both grade and postgraduate courses, with special reference to configuration and communication of architectural design, housing, gender and other issues. For her activity as a teacher and as the leader of the educational innovation group “Hypermedia” she received the UPM innovation teaching award in 2009 from the Madrid Polytechnic University. Moreover, she is the head researcher of a university team focused on developing actions and investigations vis-à-vis women, housing and communication in architecture. Besides, she belongs to the “Real and Imaginary Cities“ group, with the Universidad Complutense of Madrid. Regarding her professional life – closely linked to the academic and research fields – she created the Extreme Temperatures office together with Andres Canovas and Nicolas Maruri, her partners since 1987: their comprehensive work has received numerous awards and recognition (National Culture 2012 Award by the Spanish Government) and has been the subject of several publications, exhibitions and lectures at various universities in Spain and abroad. Mother of four children, she succeeds in managing her work and her family activities; moreover, she is actively engaged in an intellectual fight in different areas to achieve equality, justice and dignity, with special focus on groups of people that are historically considered as social outcasts.

suashini

Suhasini Ayer-Guigan – India
Architecture Depot
Tamil Nadu, India.
www.aurovilledesign.com

LA VISION DELLA CANDIDATA

La progettazione sta diventando responsabile dell’immaginazione. La bellezza e l’estetica di un ambiente naturale o costruito sono essenziali per una vita sana. Il minimalismo è una parte integrante della progettazione che crea forme semplici ed eleganti in linea con le pratiche di edilizia sostenibile e verde. L’utente/sviluppatore dello spazio fa parte del team di progettazione, non è solo un cliente. Ai nostri clienti chiediamo una partecipazione attiva e consapevole. La pianificazione e la progettazione devono essere appropriate al contesto: condizioni del sito, funzione, clima, cultura, materiali e tecniche di costruzione, facilità di esecuzione, rapporto costi e benefici e responsabilità ambientale.

DATI DEL PROGETTO: CUCINA SOLARE
Ubicazione
AUROVILLE, TAMIL NADU, INDIA
Tipo di progetto
Progetto dimostrativo sull’energia solare termica, solare passiva con gestione integrata dei rifiuti e costruzione in terra
Destinazione d’uso dell’edificio
Si tratta di una sala da pranzo della comunità che serve 700 pranzi + 200 cene in loco, oltre alla preparazione e distribuzione di pranzi per sette scuole locali
Periodo di costruzione
1995 – 1998
Premi/pubblicazioni
Progetto pubblicato in varie riviste indiane (IAB / DT / A&D), pubblicazioni del ministero delle energie rinnovabili in India e alcuni libri d’arte sull’architettura

Cucina solare per il progetto Auroville

Lo scopo del progetto era quello di costruire un progetto dimostrativo:
• Sull’uso dell’ENERGIA SOLARE TERMICA per la generazione di vapore, qualora il progetto sia utilizzato per cucinare tre pasti al giorno per circa 1.000 persone. La ciotola solare con 15 m di diametro e una superficie a specchio di 225 m2 è stata progettata e costruita per funzionare come sistema ibrido, per offrire un modo più sostenibile per generare il calore necessario per cucinare e non dipendere al 100% dall’energia convenzionale.
• Per sostenere il settore dell’agricoltura biologica e i villaggi locali. Essendo Auroville il loro principale acquirente, i prodotti e i cereali locali hanno la priorità nella composizione dei pasti preparati nella cucina.
• Per provvedere ai bisogni nutrizionali della comunità di Auroville (1.800 abitanti circa), compresi i pasti per le scuole, i luoghi di lavoro e le occasioni speciali.
• Per dimostrare l’uso di materiali e tecniche di costruzione appropriati, l’architettura a energia solare passiva e il riciclaggio dell’acqua di scarico. L’edificio è costituito da blocchi di terra compressi e ferrocemento. Il progetto dell’edificio è adatto al clima costiero caldo/umido, perché riduce al minimo la necessità di energia elettro-meccanica per l’illuminazione e la ventilazione; le acque reflue sono riciclate con un processo biologico a gravità che utilizza piante/vortex, e alcuni dei rifiuti organici sono compostati sul posto con un orto dimostrativo, mentre il resto viene inviato alle aziende agricole e i caseifici di Auroville come mangime per le vacche o come compostaggio per le coltivazioni.

DATI DEL PROGETTO: CENTRO STUDI INDIANI

Ubicazione
AUROVILLE, TAMIL NADU, INDIA
Tipo di progetto
Progetto di design architettonico
Destinazione d’uso dell’edificio
Uffici per ricerche post-dottorato sulla cultura e la filosofia indiana
– Biblioteca
– Sale per conferenze e seminari
– Residenze per studiosi e ricercatori in visita
– Archivi e centro di documentazione per i manoscritti e le opere originali
Periodo di costruzione
– Fase 1 – gennaio 2011 – marzo 2013
– Fase 2 – aprile 2014 – marzo 2015 (in costruzione)
Premi/pubblicazioni
Inedito perché il progetto non è ancora stato completato.

TESTO ESPLICATIVO DEL PROGETTO

Centro studi indiani – Bharat Nivas. Il progetto vuole essere un involucro edilizio che farà da cornice allo spazio tra l’attuale Sri Aurobindo Auditorium, lo spazio espositivo Kala Kendra (centro d’arte) e il magnifico albero della bodhi situato nei pressi dei due edifici, per formare una piazza. Il volume lungo e basso dell’edificio è un gioco di vuoti che collegheranno visivamente la piazza ai grandi alberi a nord. La progettazione degli spazi, che tende a essere semplice, minimalista e tropicale, gioca con le pareti in terra battuta, le strisce costruite con gli scarti provenienti dalle fabbriche di taglio della pietra e il calcestruzzo a vista. Gli scorci che collegano lo spazio al paesaggio naturale sono realizzati con ponti e passerelle che attraversano l’edificio. Gli alberi sono integrati con il minimo intervento paesaggistico, per creare luoghi informali di studio e riunione all’aperto. L’intento è permettere all’utente di essere sempre in contatto diretto con la natura in tutto l’edificio, tra cui il canyon in cui scorre l’acqua piovana durante il monsone, affiancato da piante indigene resistenti alla siccità che impediscono l’erosione del suolo. L’edificio si eleva dal livello del suolo per migliorare la trasparenza, mentre i volumi costruiti sono un gioco di texture e colori tra terra, pietra e calcestruzzo a vista. I materiali naturali utilizzati per tutte le finiture, tra cui il legno dagli alberi colpiti dal ciclone del 2012, consentono di mimetizzare il nuovo edificio con quelli più vecchi.

Gli spazi principali dell’edificio sono dedicati a

– Uno spazio per seminari per 40 -50 persone
– Una biblioteca con l’archivio delle opere di Sri Aurobindo
– Spazi di studio e lavoro per i ricercatori e o docenti residenti
– Due monolocali per i ricercatori e la casa accoglienza per gli studenti
– Uffici amministrativi con sala riunioni per 10-12 persone, incluse strutture ausiliarie come la dispensa
– Spazi di transizione che si aprono sui giardini per mostre/spazi di studio/piccoli gruppi di lavoro ed esibizioni

DATI DEL PROGETTO: “Altrove” una casa colonica per Minoti
Ubicazione
Jaunapur, Nuova Delhi, India
Tipo di progetto
Progetto architettonico
Destinazione d’uso dell’edificio
Casa familiare e agriturismo
Periodo di costruzione
Marzo 2010 – Gennaio 2014

TESTO ESPLICATIVO DEL PROGETTO

“Altrove” una casa per Minoti – Nuova Delhi
Il sito del progetto è un appezzamento di terreno rettangolare stretto e lungo, con i lati lunghi orientati a est-ovest, mentre gli edifici dovevano essere orientati in direzione nord-sud per minimizzare l’esposizione al calore estivo (la temperatura può toccare i 47 °C). Ciò ha significato la necessità di frammentare la prospettiva, perché il terreno sarebbe stato suddiviso in base al criterio dell’orientamento. Questa casa colonica è stata progettata per essere il più trasparente e aperta possibile, per fondersi con un paesaggio di panorami erbosi, con ciuffi di arbusti e alberi che incorniciano la terra. I tetti di mattoni a volta del palazzo coprono una piscina, e la parte centrale della casa agisce da ponte tra gli spazi pubblici, come il soggiorno, la sala e la cucina, e gli spazi privati, come le camere da letto e gli studi. La progettazione dell’involucro edilizio deve assicurare che le aperture siano ben ombreggiate, per prevenire il surriscaldamento d’estate e la perdita di calore d’inverno. Le finestre sono infossate, con verande ombreggiate che circondano la casa. I tetti di mattoni a volta del palazzo coprono una piscina, e la parte centrale della casa agisce da ponte tra gli spazi pubblici, come il soggiorno, la sala e la cucina, e gli spazi privati, come le camere da letto e gli studi. L’avvolgente veranda, affacciata sulla corte/piscina incassata e i corpi idrici ornamentali creano il microclima di un’oasi nel clima caldo e secco della regione. I materiali utilizzati per la costruzione sono calcestruzzo a vista, mattoni, pietra e legno; disadorna e nel contempo morbida e invitante. La scala intima degli spazi si presta allo stile di vita rurale, senza perdere l’eleganza degli spazi raffinati.

BIOGRAPHY
October 17, 1961 – Mumbai, India
Graduated from the Delhi School of Planning and Architecture, she has been living in Auroville since 1985 and is one of the co-founders of the “Auroville Centre for Scientific Research”, an organization dedicated to research and experimentation in the field of appropriate building materials and technologies, water management, renewable energy and solar passive / climatic architecture and sustainable urban planning.

.
bilbaoTatiana Bilbao – Mexico
Tatiana Bilbao S.C.
Cuauhtémoc, México
www.tatianabilbao.com

LA VISION DELLA CANDIDATA

Siamo architetti perché vogliamo migliorare la qualità della vita.
Lavoriamo con l’ambiente, i materiali, la manodopera e le tecniche locali, aprendo canali di comunicazione tra i diversi settori sociali e innescando attività produttive che permettono di realizzare esperienze estetiche diverse, forti e dirette. Cerchiamo di capire il mondo attraverso il nostro ufficio multiculturale e multidisciplinare, e di tradurre i suoi rigidi codici nel linguaggio dell’architettura. Attraverso questi filoni, l’ufficio, rigenera spazi “umanizzati” per reagire al capitalismo globale, aprendo nicchie di sviluppo culturale ed economico. Creare un clima di collaborazione, dove risuonano discipline tecniche, teoriche e artistiche differenti, con la fiducia di riuscire in un modo o nell’altro a influenzare i modelli e le strutture della società. Gli associati dell’ufficio lavorano al tema della risonanza, che mette in sintonia la frequenza di un dato sistema con la frequenza di un’unità esterna, con le informazioni generate da un altro sistema. Come con l’etica dell’alterità di Lévinas, l’ufficio incorpora l’altro, che non è stato riconosciuto o accettato dall’oligarchia intellettuale, politica o commerciale, ma che è alla ricerca di un cambiamento qualitativo nella vita strutturale. Per questo motivo, costruiamo con la responsabilità di capire tutto ciò che facciamo e intendiamo fare, imparando attraverso ciò che facciamo.

DATI DEL PROGETTO: Alloggi popolari

Ubicazione
Prototipo adattabile a tutto il Messico
Tipo di progetto
Prototipo di abitazioni minime
Destinazione d’uso dell’edificio
Abitazione
Periodo di costruzione
2014

L’obiettivo di questo progetto è creare un prototipo di casa popolare con materiali e spazi di qualità a un prezzo accessibile. La vita che sviluppiamo nelle nostre case non è uniforme, omogenea e costante. Le diverse esigenze che si manifestano nel corso della vita possono richiedere l’adattamento dello spazio per poter continuare a vivere in alloggi adeguati, tarati sull’economia, l’uso dello spazio, la spesa energetica e ambientale in cui si trova la casa. Il prototipo inizia con l’occupazione del terreno con un nucleo centrale, che si sviluppa in base alla crescita della famiglia. Da qui il concetto di “crescita progressiva” per l’abitazione, in cui è previsto un limite all’espansione ma sarebbe comunque possibile accogliere la diversità delle esigenze sociali e biologiche della famiglia. Inoltre, è previsto anche il movimento opposto, cioè la possibilità di ridurre la casa o suddividerla in due spazi abitativi differenti. Il progetto si adatta perfettamente ai grandi agglomerati residenziali e va contro i complessi uniformi e monotoni a cui siamo abituati. Vogliamo creare unità abitative che si adattino alla diversità e alla molteplicità della popolazione. Il progetto potrebbe quindi subire variazioni in termini di programmi, piani e materiali, con lo scopo di ottenere una maggiore diversificazione in grado di soddisfare le diverse esigenze del paese.

DATI DEL PROGETTO: PARCO ARCHITETTONICO JINHUA

Ubicazione
Jinhua, Zheiuiang, Cina
Destinazione d’uso dell’edificio
SALA ESPOSITIVA
Periodo di costruzione
2006

Nei giardini cinesi, il punto di osservazione è stabilito a priori e il visitatore è guidato dal giardino stesso. Percorsi, corridoi, ponti, gallerie, padiglioni o torri sono solo alcuni degli elementi utilizzati come un sistema di navigazione per chi visita il giardino. Per un occidentale è molto complicato “capire” il giardino, poiché non può essere apprezzato nella sua totalità da nessun punto. Questa condizione crea varie sezioni del giardino, che possono essere scoperte e gustate gradualmente. Possiamo camminare su un sentiero di pietra guardando laghetti tranquilli solo per raggiungere un padiglione da cui guardare il giardino da un punto di vista completamente nuovo. Il giardino è composto da una serie di scenari che non rivelano la composizione completa. Le scene creano un disegno davvero complesso, che non si distingue per la sua composizione fisica ma per le esperienze create. Un giardino cinese diventa una raccolta di esperienze senza tempo che formano una rete complessa di eventi. Questa sala espositiva è composta nello stesso modo. Il percorso è definito fin dall’inizio e, nonostante il fatto che sia continuo e determinato, è formato dalla frammentazione e la moltiplicazione dello spazio temporale: una raccolta di esperienze. Ognuna di queste esperienze è formata da diversi elementi architettonici e comprende un punto di vista, un materiale, un rivestimento esterno o anche solo una luce specifici. Per tradurre il giardino cinese nel linguaggio dell’architettura e ricreare un’esperienza di “tempo sospeso” abbiamo deciso di utilizzare una topografia frammentata, che oltre al percorso logico stabilito, crei uno spazio interessante, pieno di piccoli e misteriosi dettagli da scoprire. La sala espositiva finale è un luogo ricco di sorprese, dove è possibile scoprire gallerie e terrazze. Una piazza aperta guida il visitatore verso l’edificio, permettendo di avere uno spazio pubblico continuo che separa anche gli spazi interni ed esterni. Il risultato finale è così flessibile da poter accogliere esposizioni, conferenze, feste o qualsiasi altro tipo di evento.

DATI DEL PROGETTO: VENTURA HOUSE

Ubicazione
Nuevo Leon, Messico.
Tipo di progetto
Casa familiare
Destinazione d’uso dell’edificio
Residenziale
Periodo di costruzione
2008 – 2011

In questo progetto abbiamo affrontato una situazione unica; avevamo già ottenuto il compito di progettare una casa di famiglia su un terreno di oltre 10.000 m2, con una complicata topografia di salite e pendenze, in un ambiente naturale estremo. Situato in un sobborgo di Monterrey, si tratta di un terreno accidentato con una vista panoramica della città. Alcune delle esigenze del cliente erano: realizzare una casa a un piano, con una divisione netta tra spazi pubblici e privati e il giusto orientamento per favorire il risparmio energetico. Il sito ci ricorda l’immagine delle case moderniste degli anni ’50 fotografate da Julius Schulman. Questo riferimento è stato il punto di partenza e di ispirazione per iniziare il nostro progetto. Il design si sviluppa a partire da tre elementi: uno schema funzionale degli spazi necessari, un pentagono e la topografia. Ogni area del programma è racchiusa in un pentagono, che è posizionato secondo un percorso sulla topografia. Ogni forma geometrica è regolata per consentire il libero passaggio delle persone e la continuità dello spazio. I cinque lati del pentagono sono gradualmente deformati fino diventare parte della pendenza e cambiano posizione verso l’alto e lateralmente per disporre le aree necessarie, creare un percorso e migliorare la vista. Gli spazi comuni della casa occupano la parte più piatta e piacevole del terreno, e abbiamo approfittato della sua topografia per creare uno spazio libero per il passaggio. Anche se l’area si articola su più livelli, le variazioni sono ridotte al minimo al fine di mantenere la topografia. Le aree private si uniscono al terreno, inglobate nel paesaggio circostante. Entrambi gli spazi sono interconnessi da una scala a chiocciola e il passaggio da uno spazio all’altro avviene con facilità; il periplo della casa si snoda su una striscia di terreno che ricorda un disegno di Moebius. La proposta generata con questo processo si trasforma in uno spazio interno dinamico che cambia continuamente livello e altera lo spazio geometrico, sperimentando un percorso specifico intorno alla casa. Questo percorso inizia dall’accesso principale e continua per tutta la casa in modo libero e interrotto. Il risultato è una transizione infinita che inizia e termina nello stesso punto, rendendo lo spazio quasi comprensibile. Il risultato finale potrebbe essere confrontato con la crescita e la posizione di diversi tipi di funghi, che crescono orizzontalmente sulla corteccia dell’albero, sporgendo a sbalzo. I funghi vivono grazie all’albero, crescono su di esso e in qualche modo ne diventano parte. Questo riferimento naturale ci permette di adeguare la casa alla topografia. Così, invece di creare una casa sulla collina, costruiamo una casa che è parte di essa, cresce su di essa ed entra a far parte della composizione dell’ambiente naturale. I materiali sono determinati dalle esigenze strutturali e climatiche del sito. Abbiamo deciso di utilizzare il calcestruzzo nella sua forma più evidente e naturale, creando un senso di appartenenza al luogo. La casa cresce come un colle, una protuberanza o un frattale della pendenza. Gli elementi naturali del luogo e le tettoniche sono rifiniti con aperture da cui passa la luce, che è parte dell’esperienza e delinea le dinamiche spaziali dell’edificio. Ventura House è più di una casa, è un laboratorio di esperienze architettoniche la cui unica intenzione è quella di creare un ambiente capace di rispondere con gioia e dinamismo alla vita e alle necessità della famiglia.

BIOGRAPHY
1972 – Mexico City, Mexico
Tatiana Bilbao studied Architecture and Urbanism at Universidad Iberoamericana in 1996, where she obtained her degree with honors. She has developed projects of architecture and urbanism in diverse fields, both public and private. She worked as an advisor for Urban Projects at the Urban Housing and Development Department of Mexico City and in 1999 she joined and co-founded LCM S.C. In 2004 she founded Tatiana Bilbao S.C. with projects in China, Europe and Mexico. Tatiana was awarded with the Design Vanguard as one of the Top 10 emerging firms of the year in 2007 by Architecture Record and named as Emerging Voice by the Architecture League of New York in 2009.
In December 2010, three projects were acquired by the George Pompidou Centre in Paris, France, to be part of their Architectural Permanent Collection. She has been visiting professor at Andres Bello University in Santiago de Chile, at Peter Behrens School of Architecture, Düsseldorf, Germany. Starting in Spring 2015, she is going to be Louis I. Kahn visiting assistant professor at Yale. Her work has been published, among others, in A+U, Plot, GA Houses, Domus and The New York Times.

appolonia

Giulia De Appolonia – Italy
abda srl architetti botticini – de appolonia & associati
Pordenone
http://nuovo.abdarchitetti.com

LA VISION DELLA CANDIDATA

Nonostante una tendenza attuale che interpreta l’architettura come una disciplina destinata a determinare l’immagine di un edificio e non la sua sostanza, ritengo che il ruolo centrale dell’architetto sia quello di dirigere e coordinare le varie discipline che contribuiscono alla progettazione di un edificio. In questo modo sarà in grado di realizzare sinergicamente un risultato molto apprezzato in termini di dimensioni tecniche, estetiche e spaziali. Questo ruolo di coordinamento si basa necessariamente sulla capacità e l’intelligenza di riempire e cogliere le condizioni esistenti, di “ascoltare” in silenzio il sito, la storia, le persone e gli ingegneri, per fornire una risposta a 360 gradi. Vista da questa prospettiva l’architettura è una disciplina sociale, che svolge il ruolo fondamentale di plasmare gli spazi della nostra vita di tutti i giorni che, a loro volta, influiscono sulle attività che si svolgono al loro interno. Credo fermamente che questa attenzione e la proiezione sull’utente finale distinguano l’architettura da qualsiasi altra disciplina artistica.

DATI DEL PROGETTO: Viva Science Center

Ubicazione
Bragança, Portogallo
Tipo di progetto
Progetto di design, interior design, prototipo energetico
(con Guilherme cCarrilho da Graça)
Destinazione d’uso dell’edificio
Ricerca, sale espositive interattive, cyber café
Periodo di costruzione
Settembre 2005 – giugno 2007
Premi
Progetto selezionato per il premio Mies Van Der Rohe 2011, Barcellona
Progetto finalista del premio A-Prize 2010, Milano
Progetto menzionato nella categoria “Miglior Progetto” per il premio Inarsind 2010, Brescia
Progetto finalista per la Medaglia d’oro dell’architettura italiana 2009
Progetto menzionato per il premio Internazionale di Architettura Sostenibile 2009, Ferrara
Progetto menzionato per il premio Arches 2008 (Architettura Under 40)
Progetto selezionato per il premio dell’Accademia Nazionale di San Luca 2006 (Giovani Architetti Roma)

L’area del progetto è caratterizzata da un profilo molto basso rispetto al nucleo storico che circonda il castello, da un forte vicinanza fisica con l’acqua e dal suo importante ruolo di cerniera tra diverse percorsi pubblici, riqualificati con il Programma Polis. L’area del progetto porta alla luce una soluzione di un “edificio inteso come percorso”, che offre alla città le sue coperture come strutture vitali configurate in rampe, in modo da garantire tutte le connessioni necessarie in altezza. L’area del museo è una grande piazza di contemplazione, che stabilisce un rapporto con la città e il fiume.
L’idea architettonica può quindi essere riassunta nella creazione di un grande “foglio” di calcestruzzo, posato su snelli profili di acciaio, che appare completamente sospeso sulla facciata di vetro grazie all’irrigidimento strutturale conferito dalle pieghe applicate alla tetto, che creano i parapetti che alleggeriscono i sostegni. La struttura interna dell’edificio è definita da due grandi sale espositive, differenti tra loro per caratteristiche volumetriche e di illuminazione naturale. Il supporto connettivo è concepito come uno spazio aperto interno e fiancheggiato dalle due camere che si slancia all’aperto senza soluzione di continuità. Il limite tra interno ed esterno si smaterializza sulle superfici vetrate della facciata, espandendo lo spazio interno fino alle pareti di contenimento del terreno, e fondendo l’interno con il paesaggio in un’unica sostanza. Nel nuovo CCVB, i principi dell’architettura sostenibile coesistono con una gestione intelligente delle fonti energetiche. indispensabile per la definizione di un ambiente interno di alta qualità. I visitatori possono esaminare i funzionamenti dei diversi sistemi e interagire con loro: utilizzando una semplice interfaccia grafica, possono comprendere il funzionamento dei diversi elementi di condizionamento e vederli in azione all’interno dell’edificio stesso.

DATI DEL PROGETTO: Scuola elementare Giacomo Zanella

Ubicazione
Villafranca, Verona, Italia
Tipo di progetto
Miglioramento energetico, ristrutturazione e nuova costruzione
Destinazione d’uso dell’edificio
Scuola elementare, palestra e mensa.
Periodo di costruzione
2014 – 2015

La scuola è composta da due edifici separati, inizialmente collegati tra loro. Il primo, costruito negli anni ’50, consta di un solo piano di aule e servizi igienici. Il secondo, risalente agli anni ’70, si sviluppa su tre piani: una cantina disponibile come open space multiuso/palestra, un piano ammezzato e un primo piano con aule e servizi igienici. Il progetto prevede la demolizione dell’edificio più vecchio e la creazione di un nuovo volume sullo stesso terreno, in posizione arretrata rispetto all’attuale. Lo sviluppo dell’edificio, che è parallelo alla strada principale, dà la possibilità di ridefinire l’immagine generale della scuola dal punto di vista di una maggiore visibilità e di trasferire l’ingresso nella via secondaria, dove il traffico è meno pericoloso. L’edificio è una sorta di “muro abitato” che protegge lo spazio della scuola dalla presenza della strada. I materiali semplici e contemporanei – calcestruzzo a vista in tutto il seminterrato e il primo piano, e policarbonato per il volume delle aule al primo piano – dichiarano la natura pubblica dell’intervento, distinguendo l’edificio dalle case intonacate del vicinato. L’uso del colore per i pannelli di policarbonato introduce una nota giocosa che richiama il mondo dei bambini, i principali utilizzatori dell’edificio. Nel nuovo edificio si trovano quattro aule e la biblioteca al primo piano, ingresso e mensa al piano terra e una nuova palestra con spogliatoi al piano interrato. Lo stabile non demolito è stato utilizzato come “scuola” per tutta la durata dei lavori di costruzione del nuovo edificio. È stato parzialmente ristrutturato durante l’estate scorsa (spazio interno) e sarà completamente ristrutturato esternamente l’estate prossima. Le facciate sono ricoperte di una seconda “pelle” di strisce verticali in policarbonato, che creano un collegamento formale con la nuova espansione.

DATI DEL PROGETTO: Ampliamento del cimitero di Induno Olona

Ubicazione
Induno Olona, Varese, Italia
Destinazione d’uso dell’edificio
Aggiunta volumetrica contenente i colombari e le cappelle di famiglia
Periodo di costruzione
2012 – 2012

TESTO ESPLICATIVO DEL PROGETTO
Il nuovo ampliamento del cimitero di Induno Olona, (VA, Italia) è un’aggiunta volumetrica al cimitero esistente, progettato nel XIX secolo da Carlo Maciachini, autore del Cimitero Monumentale di Milano. Il progetto è la prima fase di un ampliamento di dimensioni maggiori che fiancheggerà per circa 100 metri il lato nord del cimitero esistente. La parte costruita finora è un volume massiccio a due piani lungo 40 metri, che contiene 360 colombari e diverse cappelle di famiglia. Il nuovo volume crea un effetto scenografico sorprendente. Visto da lontano, aggiunge uno sfondo bianco al cimitero esistente. Sul retro dell’ex muro esterno del cimitero esistente, nasconde uno spazio coperto che proietta la luce naturale sulla nuova parte. Il rapporto tra lo spazio esistente all’esterno e all’interno dell’estensione è mediato dal sistema di facciata. Costruiti in marmo bianco di Carrara, i pannelli verticali della facciata generano i giochi di luce naturale che si proiettano all’interno sfruttando i raggi provenienti da sud. Le pavimentazione e le unità del colombario sono rivestite con marmo di Carrara lucido, che conferisce un aspetto bianco-azzurro pallido alle superfici. In questo progetto la scelta e l’utilizzo dei materiali sono fondamentali per il raggiungimento della solennità adeguata a un luogo funerario e per stabilire un dialogo con il cimitero esistente. Il nuovo ampliamento si basa sull’utilizzo di volumi puri, pareti bianche e semplici forme monolitiche per ottenere un alone di solennità e collegarsi alla configurazione esistente tramite forme, materiali e simboli. Prosegue le linee e le proporzioni delle arcate esistenti, ma con un materiale e colori differenti. L’obiettivo è interpretare concetti ancestrali come la “sospensione di tempo e spazio correlata alla nozione di morte” mediante un linguaggio contemporaneo.

BIOGRAPHY
April 8, 1969 – Pordenone, Italy
She enrolled at the Facoltà di architettura, Politecnico di Milano in 1988. In 1991/92 she was awarded the Erasmus programme scholarship to attend FAULT in Lisbon. In 1993/94, she was awarded the Comett scholarship (architects J.L. Carrilho da Graça/Arch. F. Silva Dias). She graduated in architecture with honors (cum laude) in 1994. She resided in Portugal from 1991 to 2004. In 1993 she began her professional career, collaborating with architect J.L.Carrilho da Graça, Lisbon. This collaboration lasted until the year 2000. She mainly worked on large public projects (museums, schools, libraries, sports facilities, etc.) and on the restoration and reuse of listed monumental buildings. In 2001, she started collaborating, as a university professor, with ”Universidade Autónoma de Lisboa”. In 2000, she opened her own office in Lisbon. Her most important project is the Viva Cience Center in Bragança (Portugal-international competition, 1° prize), built between 2005 and 2007. In 2005, she moved back to Italy to open a new office in Pordenone. She participated in several tenders and won the international competition for the Congress Centre of the “Istituto Zooprofilattico”, Brescia, in 2005. In 2008, she created the “ABDA srl” firm with Camillo Botticini, developing national and international projects that brought her substantial visibility and recognition. Among the most important buildings she worked at are the Multifunctional Building in Assago (housing complex, educational complex and university facilities) in Milan, and led to winning an international competition in Portugal (Urban park and facilities in Arcos de Valdevez- 2011) In 2014 she opened her own firm – “Giulia de Appolonia – Officina di architettura” – in Brescia.

 

des clics

Des Clics et Des Calques – France
Camille Besuelle,
Nathalie Couineau,
Mathilde Jauvin
Pantin, France
http://www.femmes-archi.org/

LA VISION DELLE CANDIDATE

Des Clics et des Calques è un team composto da tre giovani architetti provenienti dalla stessa scuola di architettura: Paris-Belleville. Lavoriamo con diversi studi a Parigi, in Messico e in Cile, che ci permettono di sperimentare approcci progettuali differenti. Dopo il diploma abbiamo iniziato a lavorare per varie agenzie, cercando nel contempo esperienze alternative e coinvolgimento. Con la partecipazione ad alcuni concorsi di idee, sono incominciati ad arrivare i primi incarichi da clienti privati. Il collettivo ha iniziato quindi a lavorare a un progetto di edilizia sociale a Pantin, composto da 13 unità abitative, all’interno del quale abbiamo deciso di aprire la nostra sede. Da sempre siamo attratti dai progetti in cui le dimensioni umana e ambientale giocano un ruolo centrale. Ogni progetto diventa un’esplorazione di concetti già esistenti che noi, approfittando dei materiali e dell’economia, usiamo per raccontare nuove storie. Nell’estate del 2013 abbiamo partecipato a numerose conferenze in varie università di architettura in Colombia (Bogotà, Medellin, Cali, Armenia), nell’ambito del programma della mostra AJAP.Siamo stati anche invitati a partecipare a una residenza artistica in Quindío, dove abbiamo sviluppato una costruzione partecipativa di bambù insieme agli abitanti del villaggio di una comunità indiana.

DATI DEL PROGETTO: Capanni Melrose
Ubicazione
Pantin, Seine-Saint-Denis, Francia
Tipo di progetto
Trasformazione di un magazzino industriale
Destinazione d’uso dell’edificio
13 unità abitative e un ufficio (il nostro)
Periodo di costruzione
2012 – 2013

TESTO ESPLICATIVO DEL PROGETTO
Questa è la storia di un progetto residenziale autopromosso, autocostruito e autogestito: un’opportunità unica per giovani architetti attratti dalle strutture industriali e in cerca del loro primo progetto abitativo. Le istruzioni erano semplici, “Fai da te” tutto! Abbiamo dovuto trovare gli acquirenti, istituire una società immobiliare, distribuire i lotti, stimare i costi, convincere il condominio, il municipio… Non lontano dal Canal de l’Ourcq e dal Grands Moulins, in un distretto industriale in pieno cambiamento, il magazzino era stato costruito negli anni Cinquanta proprio al centro dell’isolato. Fedele alle tipologie industriali, occupa tutta l’area e prende luce dai classici lucernari orientati a nord nel tetto dalla forma seghettata. Trasformare il capannone mantenendo lo spirito del luogo: questa era la sfida. L’intervento è stato eseguito al di sotto dello scheletro di metallo e cemento, utilizzando i materiali esistenti. Le residenze sono distribuite attorno alla corte principale e alle uscite secondarie ottenute con la demolizione di una parte dei tetti. Ogni alloggio è diverso dagli altri perché sono tutti costruiti a misura del proprietario, compresa l’area esterna. Facilità d’uso, vita dell’area e mutualizzazione sono le parole chiave di un progetto del genere, dove gli abitanti decidono già in fase iniziale come vivranno insieme.

DATI DEL PROGETTO: Port sa mère

Ubicazione
Puertio Sanmario, Quindio, Colombia
Tipo di progetto
Autocostruzione, progetto di comunità
Destinazione d’uso dell’edificio
“Casa del pensamiento” – Casa del pensiero
Periodo di costruzione
2013

TESTO ESPLICATIVO DEL PROGETTO
Siamo stati invitati a trascorrere un mese e mezzo nella “Residencia en la tierra”, una residenza artistica situata a Quindío, a sud-ovest della Colombia, dove gli artisti possono condividere idee e pensieri con altri artisti. Dopo l’incontro con una comunità indiana abbiamo deciso di costruire un progetto insieme a loro. Puerto Samaria è costituito da un’unica strada sulla quale si affaccia una decina di case di bambù costruite dagli stessi abitanti, circa 50 persone, con un trapano, un cacciavite, un martello e un forte desiderio di realizzare un luogo che ospitasse la loro cultura, l’artigianato, la medicina e le attività: la casa del pensamiento. In questo villaggio così vicino a un fiume, non è stato facile trovare un metro quadrato libero. Alla fine abbiamo deciso di smembrare una piccola costruzione a un piano per creare lo spazio necessario a una nuova costruzione a due piani. L’intervento si proponeva di conciliare la conoscenza popolare con quella professionale. Per ampliare la costruzione fino a quasi 60m² abbiamo predisposto un laboratorio di falegnameria a pochi chilometri dal paese. La prefabbricazione ci ha permesso di sperimentare la tecnica di assemblaggio del bambù chiamata “boca pescado” (a bocca di pesce). Per fissare la costruzione abbiamo riempito le giunzioni di cemento, versandolo all’interno del bambù cavo. L’intera struttura, composta da quattro facciate di circa tre metri per sei, è stata quindi trasportata al villaggio ed eretta in alcuni giorni grazie anche alle forze armate, che ci hanno aiutato a spostare la pesante struttura riempita di cemento, mentre gli artisti si sono occupati di affrescare il nuovo spazio durante un workshop a cui hanno partecipato donne e bambini. Al villaggio abbiamo organizzato un “minga”, una sorta di lavoro comunitario, per gettare il pavimento, le fondamenta e la struttura del primo piano. L’ultimo giorno di lavori si è chiuso con una grande festa a base di zuppa e musica, suonata da una banda appositamente invitata per l’occasione.

DATI DEL PROGETTO: Dans ma benne, benne, benne

Ubicazione
Louvre, Val d’Oise, Francia
Tipo di progetto
Trasformazione di un patrimonio industriale
Destinazione d’uso dell’edificio
Riciclaggio di un edificio industriale
Periodo di costruzione
Gara di idee a numero chiuso (8 team)

“EPA Plaine de France lancia un concorso di idee per immaginare lo sviluppo di un silo di grano, un importante patrimonio industriale della regione dell’Ile-de-France costruito nei primi anni ’50. La chiave di lettura del progetto verteva sulla doppia logica di salvaguardia del patrimonio agricolo del territorio e di integrazione in un ecodistretto di 3.500 nuove abitazioni. L’invito si rivolge ad artisti e architetti e lascia liberi di immaginare nuovi usi.” Convertire un simbolo agro-industriale quale un silo per cereali in un emblema del riciclaggio. Raccogliere/sviluppare/fare nascere la consapevolezza: “Big Benne” è un polo di riflessione, istruzione, innovazione e incontri sul tema dei rifiuti che, in un’ottica sociale, mira allo sviluppo di un’economia solidale. Tra depositi, officine, negozi e galleria, Big Benne prende in consegna, ordina, conserva, ripara e trasforma, commercializza, mostra, educa e ricerca. Big Benne, il grande ressourcerie (“Network dedicato alla riduzione e prevenzione dei rifiuti e alla preparazione del riciclaggio. Questa rete punta anche all’integrazione sociale e professionale”). Oggi i rifiuti sono diventati la nuova produzione di massa. Cotituiscono un problema di dimensioni enormi per le città, perché oltre il 60% dei rifiuti è destinato alle discariche o agli inceneritori. Come ridurne l’impatto? La posta in gioco è di natura economica, politica e sociale. Abbiamo chiesto alla gente cosa ne pensasse del problema della raccolta e dell stoccaggio dei rifiuti, che possono arrivare a quantità considerevoli. Poi c’è il problema di accettare la presenza dei rifiuti nel centro della città: più che un magazzino fuori città o in periferia, ciò di cui abbiamo bisogno è un edificio in posizione centrale. La verticalità dei silo permette l’evidenziazione. Oltre all’interesse estetico, limita la nostra produzione di rifiuti per via della demolizione sistematica.

BIOGRAPHY
Camille BESUELLE
Architect- des Clics et des Calques
Camille Besuelle entered the Paris-Belleville architecture school in the same year as Mathilde Jauvin, meeting right at the start of their studies. In 2005, they went their separate ways – with Erasmus placement for Mathilde in Santiago, Chile, while Camille opted for mentoring at the university. The experience gained by Mathilde had a strong participatory bias: she followed a travelling exhibition in Creuse, with visits and workshops for CAUE 93 (the St-Denis architecture, urban planning and environment council). In late 2008, their trio with Nathalie Couineau began to gain experience in an informal way through various private commissions and then in design competitions – sometimes winning them outright (Arpafil in Mexico), and often attracting attention (Europan 2010 and 2011). So, do they tend more towards the modern (the ‘clic’ or click) or the traditional (the ‘calque’ or sketch)? In fact their aim is to move beyond the dichotomy of traditional vs. modern. Their projects engage with their surroundings in a way that is both respectful and uncompromising. Every project becomes an exploration drawing on what is already in place and using materials to tell new stories. They have no hesitation in crossing boundaries: turning their hand to carpentry, landscaping and performance for a festival in Amiens or forming the mainstay of a group residential project – restructuring an industrial warehouse in Pantin to initiate a commission for themselves and establish their own practice.

BIOGRAPHY
Nathalie COUINEAU
Architect – des Clics et des Calques
Nathalie Couineau entered the Paris-Belleville architecture school in the same year as Camille Besuelle and Mathilde Jauvin, meeting right at the start of their studies. In 2005, they went their separate ways – with Erasmus placement for Mathilde in Santiago, Chile, while Camille opted for mentoring at the university. The experience gained by Mathilde had a strong participatory bias: she followed a travelling exhibition in Creuse, with visits and workshops for CAUE 93 (the St-Denis architecture, urban planning and environment council). In late 2008, their trio with Nathalie Couineau began to gain experience in an informal way through various private commissions and then in design competitions – sometimes winning them outright (Arpafil in Mexico), and often attracting attention (Europan 2010 and 2011). So, do they tend more towards the modern (the ‘clic’ or click) or the traditional (the ‘calque’ or sketch)? In fact their aim is to move beyond the dichotomy of traditional vs. modern. Their projects engage with their surroundings in a way that is both respectful and uncompromising. Every project becomes an exploration drawing on what is already in place and using materials to tell new stories. They have no hesitation in crossing boundaries: turning their hand to carpentry, landscaping and performance for a festival in Amiens or forming the mainstay of a group residential project – restructuring an industrial warehouse in Pantin to initiate a commission for themselves and establish their own practice.

BIOGRAPHY
Mathilde JAUVIN
Architect – des Clics et des Calques
Mathilde Jauvin entered the Paris-Belleville architecture school in the same year that Camille Besuelle, meeting right at the start of their studies. In 2005, they went their separate ways – with Erasmus placement for Mathilde in Santiago, Chile, while Camille opted for mentoring at the university. The experience gained by Mathilde had a strong participatory bias: she followed a travelling exhibition in Creuse, with visits and workshops for CAUE 93 (the St-Denis architecture, urban planning and environment council). In late 2008, their trio with Nathalie Couineau began to gain experience in an informal way through various private commissions and then in design competitions – sometimes winning them outright (Arpafil in Mexico), and often attracting attention (Europan 2010 and 2011). So, do they tend more towards the modern (the ‘clic’ or click) or the traditional (the ‘calque’ or sketch)? In fact their aim is to move beyond the dichotomy of traditional vs. modern. Their projects engage with their surroundings in a way that is both respectful and uncompromising. Every project becomes an exploration drawing on what is already in place and using materials to tell new stories. They have no hesitation in crossing boundaries: turning their hand to carpentry, landscaping and performance for a festival in Amiens or forming the mainstay of a group residential project – restructuring an industrial warehouse in Pantin to initiate a commission for themselves and establish their own practice.

 

DEUBER

Angela Deuber – Switzerland
Angela Deuber Architect
Chur
http://www.angeladeuber.com

LA VISION DELLA CANDIDATA

L’architettura contemporanea è definita più spesso dall’assenza di bellezza che dalla sua presenza. L’architettura dovrebbe avere origine da un desiderio, un pensiero, da un idea. Ci siamo smarriti nella complessità dell’architettura. L’Architettura è lo scenario dove ha luogo la vita di una società. Quando costruiamo, in senso stretto, costruiamo, in un senso più ampio, la nostra vita. Dovremmo tornare a considerare seriamente i confini fisici. La maggioranza di quanto costruiamo peggiora il nostro ambiente, anziché migliorarlo. Viviamo un tempo nel quale è divenuto impossibile comprendere come sono fatte le cose, mente dovremmo essere in grado di fare ciò intuitivamente. La costruzione è parte intrinseca dell’architettura; ma dal momento che non costruiamo più con le nostre mani, essa è diventata qualcosa di indiretto, remoto ed alieno. Il mio lavoro è un tentativo di fuggire questa alienazione. La separazione, priva di fondamento, tra idea ed esecuzione corrompe l’architettura. Progettare e costruire devono essere attività inseparabili. Come architetti abbiamo verso la società una responsabilità che dovremmo considerare più seriamente.

DATI PROGETTUALI: Casa nelle Isole Ebridi
Luogo
Isola di Harris, Scozia (Regno Unito)
Uso dell’edificio
Residenza
Periodo di costruzione
2013 – oggi
Premi/Pubblicazioni
11/2014 Mostra presso la Whitespace Gallery, Edimburgo (Regno Unito) + catalogo pubblicazione

Casa nell’Isola di Harris, Isole Ebridi, Scozia, Regno Unito. La casa è parte dell’aspro paesaggio lunare della zona orientale dell’Isola di Harris. Da ovest, appare come un grande tetto fluttuante sulla parte superiore di un lungo muro. Si trova in un altopiano nascosto delimitato da grandi affioramenti rocciosi, da piccoli laghi e dalla baia, che discende gradualmente fino a una vista non ostruita dell’Oceano Atlantico. Il piano terra è caratterizzato da un lungo muro che lo divide in due aree distinte: a nord le aree private e a sud la sala da pranzo. Il sottotetto orientato a est-ovest, contenente il camino, è definito da una finestra orizzontale continua, che offre una vista generale del territorio circostante. Lo spazio è alto 6,05 metri al suo apice e il piano si trova 45 cm sotto la soglia, dando l’impressione di essere radicato al suolo. Gli interni sono ottimizzati, minimali e poetici. La struttura consiste in un alto tetto di 5,10 metri con profonde grondaie sospese, un lungo muro, tre colonne, un nucleo centrale e una scala diretta, che insieme formano una totalità. Sintetizzando la struttura e gli interni, sono stati creati tre mondi diversi in uno spazio estremamente minimale. Trovarsi in questa casa vuol dire essere isolati ma in assoluta sicurezza e libertà.

DATI PROGETTUALI: Nuova scuola a Thal
Luogo
Thal, Cantone di St. Gallen, Svizzera
Uso dell’edificio
Scuola elementare e asilo
Periodo di costruzione
2009 – 2013

Insieme alla chiesa già esistente, la scuola recentemente completata a Thal forma il nuovo centro del villaggio. Si trova all’interno di un appezzamento uniformemente in pendenza la cui inclinazione si adatta indipendentemente a ognuna delle altezze. L’appezzamento è diviso diagonalmente da un frutteto nella pendenza più bassa e da un’area pavimentata nella parte superiore. Vista dalla strada, la nuova scuola elementare e l’asilo sono ubicati in un altopiano verde accessibile tramite gradini o il rialzo naturale del sito. La struttura consiste in un sistema a colonne e lastre, diviso dalla fenditura creata per l’isolamento. L’espressione esterna è una facciata articolata che, insieme alla struttura interna, regge il peso delle lastre in cemento, che sopportano carichi strutturali e sono interdipendenti dal punto di vista costruttivo. Le aule sono divise da pareti di blocchi in argilla impastata non strutturali che possono essere rimosse, a seconda delle esigenze future della scuola. La facciata in cemento, di colore grigio chiaro, ha una forte presenza fisica: è supportata da robuste colonne interne, da architravi esagerate che si estendono in alto verso gli angoli e verso il centro delle lastre strutturali dei piani, dove i telai in larice delle finestre raggiungono l’intera altezza della stanza. Lo spessore del muro e la geometria triangolare delle aperture producono un’esperienza spaziale modulata a seconda della posizione di una persona nell’edificio: l’interiorità nel centro è rialzata vicino all’estremità, facendo sì che la vista si perda nell’aria aperta. L’edificio è a basso consumo energetico. L’espressione di tale edificio è stata influenzata dai requisiti di progetti futuri. La soluzione è economica e include sia la massima libertà di utilizzo che un adattamento per gli utenti, creando un grado di identità elevato. Sono stati utilizzati materiali regionali per causare poco inquinamento, insieme a materiali da costruzione non contaminati. A causa del volume compatto e dell’isolamento di alta qualità dell’edificio, è stata consumata poca energia, che è stata invece prodotta dall’edificio stesso. L’edificio pretende poco dalla superficie terriera e l’area verde esistente è stata nuovamente sostituita.

DATI PROGETTUALI: Hall multifunzione Seefeld
Luogo
Buochs, Nidwalden, Svizzera
Uso dell’edificio
Tripla hall multifunzione con palcoscenico
Periodo di costruzione
2012 – 2014

Situata al centro del sito, la nuova hall multifunzione è chiaramente orientata verso Seefeldstrasse e il lago. Una vasta piazza parzialmente coperta contraddistingue l’ingresso principale, fornendo una piattaforma per gli eventi all’aperto, e la sua grande rampa crea un rapporto con un futuro porto turistico e con il centro per gli sport acquatici. La costruzione esile e compatta si integra con un progetto di tetto ritmico filigranato, ben inserito nelle proporzioni e nella geometria dell’ambiente. L’intera struttura portante del tetto è costruita con elementi prefabbricati in cemento a quarto di cerchio utilizzati come materiale di supporto e di formazione di spazio. La luce naturale penetra da sopra la struttura curvata del tetto, simile a una tenda, con le sue finestre orizzontali che garantiscono un’illuminazione diurna uniforme e senza abbagliamenti degli spazi pubblici, anche quando la hall è suddivisa. L’involucro esterno portante dell’edificio supporta i carichi verticali ed orizzontali degli elementi prefabbricati del tetto. La pavimentazione e la base che ne risulta si trovano sopra il livello delle acque sotterranee e consentono risparmi energetici considerevoli. Il volume molto economico e le sue proporzioni sono possibili grazie all’organizzazione semplice ed efficace dei piani. L’edificio sarà costruito in modo sostenibile come un complesso a basso consumo energetico. L’edificio è organizzato in modo chiaro e semplice. Le estremità della tripla hall centrale sono costituite dal foyer da un lato e dal palcoscenico dall’altro lato, ognuno dei quali può essere aperto liberamente e intercollegato. La chiara suddivisione in zone del progetto declina alla perfezione il concetto di spazio, per garantire un buon orientamento e la massima flessibilità. Dal foyer, una scala curva conduce agli spogliatoi e all’area degli spettatori. Una grande apertura strutturale fornisce, dal foyer, una vista priva di ostacoli sul lago su entrambi i livelli.

BIOGRAPHY
June 6, 1975 – Bad Kissingen (Germany), Swiss Nationality
Angela Deuber graduated in Architecture from the ETH in Zürich in 2002 and founded her own office in Chur (Grisons, Switzerland) in 2006. From 2007 until 2010 she taught at the ETH in Zürich and was appointed lecturer at Lucerne University in 2012. Her first works have aroused considerable attention and exhibit a clear commitment to the culture of construction; defined by a willful architectural character possessing a strong material and tectonic identity. Most of her projects have public character and are located in Switzerland. Among her projects is a School Building in Thal, Canton of St. Gallen (2009-13) and the conversion of a late medieval house in Stuls, Grisons (2009-12). Although completely different, both projects showcase the architect’s skill in mediating the requirements of the brief to produce buildings that are unique and powerful. Her projects respond to the challenges of the 21st century offering economical solutions coupled with maximum flexibility. They are precise in thought and execution, creating enduring and timeless architecture.

 

dros van vennStudio Drost Van Veen – The Netherlands
Simone Drost
Simone Drost Architecture
Rotterdam
www.simonedrost.com

 

evelien

Evelien van Veen
Van Veen Architecten
Rotterdam
www.vanveenarchitecten.nl

 

SIMONE DROST
LA VISIONE DELLA CANDIDATA

Insieme Per Simone Drost è essenziale una stretta collaborazione con i clienti e gli utilizzatori: sono loro che vivranno e gestiranno un edificio e Simone è costantemente ispirata dai loro input e dal loro entusiasmo. Domande su domande, ecco l’unico modo per capire cosa è veramente importante e per arrivare alle vere necessità dei propri clienti. È altrettanto importante la collaborazione con altre discipline, un processo integrato che coinvolga ingegneri, esperti di fisica tecnica, architetti, architetti del paesaggio, designer urbani ed artisti significa migliore comprensione, maggiore dedizione e, aspetto non secondario, proseguire sulla strada della co-creazione.

Natura o città? Le maggiori fonti di ispirazione per Simone Drost sono sempre state la natura e la città. La natura è una sorgente infinita di ispirazione in termini di forme, tattilità, luci, profumi e colori, tutte cose che toccano i nostri sensi, mentre la città si trova ad un livello differente, con la sua storia variegata e il costante rinnovamento e vitalità. Il contesto di un sito, urbano o rurale, fornisce in partenza la prima ispirazione intuitiva per un progetto. Partendo da queste fonti di ispirazione, Simone crea un’architettura dei sensi: “Siamo costantemente bombardati da immagini, durante tutta la giornata. L’unica cosa che ci interessa è che gli edifici ci chiedano di fermarci e guardare veramente, sentire, toccare, ascoltare ed assaggiare le cose.” Simone riesce a capire senza sforzi il mood e le necessità di un sito, e solo questa capacità è in grado di mantenere la sua identità in un’atmosfera e in forme contemporanee.

Approfondimento e valore nel tempo. Per Simone Drost, la ricerca è una componente essenziale. “Se noi designer vogliamo dare un contributo davvero sostanziale, dobbiamo preoccuparci del valore nel tempo dei nostri progetti.” Il valore di un progetto sta nel fare scelte di base fondate su una ricerca incessante, i suoi progetti non devono limitarsi a soddisfare le necessità dei destinatati immediati, ma devono essere in grado di avere una lunga vita in quel particolare contesto. Ecco il motivo per cui devono essere proposti nuovi approcci, con temi specifici nei campi della sostenibilità, dell’applicazione dei materiali, della natura e delle costruzioni, dell’architettura e nella responsabilità, dei nostri figli e dell’educazione. Questo è il fine che spinge Simone a collaborare costantemente con diversi ricercatori attivi in questi campi e anche con gli studenti negli studi.

EVELIEN VAN VEEN
LA VISION DELLA CANDIDATA

Come architetto tendo a disegnare progetti dall’identità precisa. Gli edifici devono sorprendere e incuriosire, avere significati differenti e possedere la capacità di comunicare a più livelli. Devono essere radicati nell’ambiente tramite una relazione forte, qualunque sia la loro collocazione nel paesaggio naturale o nel contesto urbano. I progetti devono rispondere in modo chiaro alle complesse tematiche architettoniche, essere sostenibili sotto tutti i punti di vista e considerare seriamente le esigenze di coloro che li utilizzeranno. L’architettura deve raccontare una storia. C Dall’esterno un edificio deve affermarsi visivamente rispetto all’ambiente, e dall’interno offrire un’esperienza speciale a chi lo abita. Per realizzare questi obiettivi nei miei progetti cerco sempre di creare una zona di tensione. A volte utilizzo figure riconoscibili e le trasformo in forme contemporanee, oppure creo contrasti pronunciati o sfrutto quelli già esistenti. Spesso il risultato sono soluzioni spaziali inventive e costruzioni innovative. L’impiego di materiali e colori precisi mi permette di articolare questa visione.

DATI PROGETTUALI: Centro multifunzionale “The Solar Tree”
Luogo
Doetinchem, Peasi Bassi
Tipo di progetto
Progettazione e costruzione complete e design degli interni.
Uso dell’edificio
2 scuole elementari, assistenza all’infanzia, assistenza post-scuola, asilo nido, palazzetto dello sport, circolo giovanile, centro di assistenza pubblica, centro civico. Drost, in collaborazione con gli architetti van Veen, ha progettato un centro multifunzionale nel cuore del piano di un nuovo centro civico a Doetinchem, che consiste di due scuole elementari, un asilo nido, un bar, un centro civico, un palazzetto dello sport, un circolo giovanile e spazi adibiti a servizi socio-sanitari. Un edificio per persone di tutte le età. Questa struttura multifunzionale (MFA – multi-functional accommodation) deve essere un faro sulla linea di confine tra due diversi quartieri, un elemento in cui si possono incontrare persone delle più disparate classi sociali e in cui i diversi residenti, proprio attraverso questo incontro, possano realmente comprendere le persone dell’altro quartiere. I quartieri esistenti sono veramente caratteristici grazie ai loro abitazioni con i tetti pronunciati, e sono stati l’ispirazione per la costruzione del nuovo centro, tutte le funzioni sono state infatti centralizzate sotto un tetto decisamente vistoso. Il tetto divide l’edificio in parti più contenute in modo che la proporzione si intoni con le caratteristiche rustiche dei dintorni. Il salone centrale diventerà lo spazio di incontro della comunità e, in caso di eventi di particolare importanza, il bar, la sala delle attività, lo spazio giochi e la sala multifunzionale possono essere collegati formando un unico grande spazio con il salone. Il simbolo che abbiamo scelto per riunire idealmente tutti gli utilizzatori all’ingresso è un albero di oltre quattro piani nel salone di ingresso. I diversi spazi dei piani superiori e inferiori sono collegati alla hall di ingresso da ampi spazi vuoti intorno a quest’albero. In questa zona della città, le diverse tipologie di abitanti hanno ampie variazioni di numero e abbiamo quindi deciso di basare la progettazione di questo edificio su un sistema flessibile di colonne, per renderlo adatto a programmi sempre in mutamento. Anche la facciata è progettata in modo sostenibile: abbiamo progettato il materiale ceramico e le tegole partendo da quanto si vede nel quartiere: abbiamo ingrandito un’immagine di una tettoia su cui cade la luce del sole in una versione estremamente pixelata e l’abbiamo trasferita su lastre di ardesia, in cinque diversi colori. Queste tegole sono state sviluppate appositamente per questo progetto da una fabbrica tedesca. Le lastre di ardesia sono state quindi divise per percentuale di colore e processate dal costruttore del tetto in modo casuale. Sono inoltre stati posizionati accenti in forma di foglia in due punti della facciata, per evidenziare l’ingresso, e queste regole sono state usate sia per il tetto che per la facciata. Questo progetto ha offerto alla zona un edificio in cui i residenti possono identificarsi e che si può adattare a tutte le richieste degli utilizzatori in termini di spazio.

DATI DEL PROGETTO: Nieuw Overbos, centro residenziale per anziani
Ubicazione
Heemstede, Noord-Holland, Paesi Bassi
Tipo di progetto
Edificio nuovo
Destinazione d’uso dell’edificio
Centro residenziale di assistenza
Periodo di costruzione
2012 – 2015

Il centro residenziale per anziani sorge su una splendida tenuta ai piedi delle dune di Heemstede e si compone di 98 appartamenti. Le linee morbide e giocose delle dune boscose, coniugate al modo di porsi degli anziani nei confronti del mondo sono stati gli elementi principali d’ispirazione del progetto. Ne è nato un edificio dagli intenti chiari e trasparenti, ripartito su tre piani. Per sottolinearne la luminosità, è stato scelto il bianco anche per il colore delle persiane. Le forme curve, i dettagli delicati dei balconi e le facciate a vetri degli appartamenti fanno apparire l’edificio meno massiccio. Al piano terreno si trovano la sala centrale, le strutture sanitarie e di benessere (dottore, fisioterapista e parrucchiere) e il centro assistenza. A pianterreno e al primo piano si trovano piccoli gruppi di alloggi destinati agli anziani con problemi psicogeriatrici. Ai piani superiori ci sono gli appartamenti per gli anziani indipendenti. Gli spazi dei piani sono suddivisi con l’uso di colonne, Negli ambienti destinato agli anziani affetti da demenza sono stati usati colori e materiali speciali per l’illuminazione (1.000 lux), La balconata ininterrotta protegge l’edificio dal calore estivo, La facciata è realizzata con una doppia vetrata, perché la luce del giorno rallenta il progredire della demenza, Il sistema di rotaie RVS è verniciato a polvere: il materiale è più sottile e necessita di poca manutenzione, Tetti verdi, I pavimenti, realizzati con tecnologia “bubble deck”, richiedono meno materiale pur essendo più resistenti, Il rivestimento è in legno trattato proveniente da fonti sostenibili, L’ampio ricorso alla domotica per l’intero edificio riduce la necessità di personale.

Installazione
Stoccaggio termico
tilizzo delle acque grigie
Riutilizzo del calore nell’aria di ricircolo
Tecnologie adottate per l’edificio
Processo “Lean” durante la costruzione,
Riduzione degli scarti e dei materiali,
La prefabbricazione riduce i tempi di realizzazione,
Facciata e balconate a elementi ripetitivi.
La planimetria verrà riutilizzata per altri progetti di abitazioni per anziani e malati di demenza.

DATI DEL PROGETTO: De Oostvaarders, Centro di educazione naturale
Ubicazione
Almere, Flevoland, Paesi Bassi
Tipo di progetto
Se diverso dagli usuali progetti che riguardano gli edifici (restauro, arredamento interno, collaborazione di gruppo, installazione, ecc.) descrivere qui.
Edificio nuovo
Destinazione d’uso dell’edificio
Centro visitatori, scuola, ristorante
Periodo di costruzione
ottobre 2007 – aprile 2008

De Oostvaarders è situato all’interno di una riserva naturale unica in Europa: l’Oostvaardersplassen. L’edificio sorge alla congiunzione di paesaggi di terra, acqua, foreste e canneti. Il centro punta a raggiungere un vasto pubblico e si compone di un ufficio informazioni, aule, sala panoramica, ristorante e sala riunioni. L’edificio consiste di due forme contrastanti. Dal parcheggio la sagoma appare invitante, simile a un faro che emerge dal terreno pianeggiante. Al contrario, le stanze che affacciano sul lago si sviluppano invece orizzontalmente, collegando l’edificio con un complesso sistema di dighe e corsi d’acqua. Al primo piano la sala panoramica, con una grande finestra orizzontale offre una vista spettacolare sul lago. L’entrata dell’edificio è situata ai piedi della diga. Da qui il visitatore sale le scale che lo portano alla coffa: una piattaforma esterna dalla quale vedere il panorama circostante. Per disturbare il meno possibile l’ambiente naturale, si è voluto ridurre al minimo indispensabile il periodo di costruzione. Per questo motivo l’edificio è stato realizzato con pareti e pavimenti in legno massiccio prefabbricati (LenoTec), una scelta che ha permesso inoltre di ridurre i costi e lo spreco di materiale. L’utilizzo di elementi prefabbricati ha permesso di creare un balcone sporgente di otto metri affacciato sul lago. Inoltre, il legno trattato è un materiale leggero dall’elevato valore isolante che richiede pochissima manutenzione. Il legno, utilizzato anche internamente, crea un ambiente salutare grazie al naturale controllo esercitato sull’umidità. Le facciate sono disposte secondo schemi e texture differenti; le aperture variano per direzione e dimensione. Le diverse viste possibili attraverso la facciata, consentono al visitatore di osservare e imparare a conoscere l’ambiente.

Installazione
Edificio autosufficiente/autarchico
Stoccaggio termico
Utilizzo delle acque grigie
Riutilizzo del calore nell’aria di ricircolo

BIOGRAPHY SIMONE DROST
April 30, 1960 – Leiden, The Netherlands
Worldly. As the daughter of an ambitious urban designer, she relocated every four years to another city in the Netherlands. After secondary school she rapidly departed to discover the world and meet new people. She studied at schools of art and architecture in London and Rotterdam, and has also lived and worked in Geneva, Paris, Milan, Chicago and New York. Under the pretext ‘The best way to learn is to teach’, she teaches and lectures regularly at home and abroad — from Groningen to Rotterdam, Amsterdam, New York, Chicago, Sydney, Vienna and Paris. She currently operates from Rotterdam, and from a studio in the French countryside.
Freedom and space. After a brief period of learning at Mecanoo architects, Simone began her career as an independent architect in 1992. This independence typifies her, since she operates best when given the freedom to make her own choices. Freedom opens up space in which to answer design questions and ensures that creativity continues uninterrupted. It is a precondition for innovation, growth and development. Her determination stems from her concern for and love of the profession.
New start. In July 2014 Simone Drost had the pleasure of enthusiastically launching her company SIMONE DROST ARCHITECTURE!
After a successful 21-year collaboration in which Drost + van Veen completed many wonderful projects, the two office founders decided in mid-2014 to divide the company and go their separate ways.
Under the pretext ‘The best way to learn is to teach’, she teaches and lectures regularly at home and abroad — from Groningen to Rotterdam, Amsterdam, New York, Chicago, Sydney, Vienna and Paris.
She currently operates from Rotterdam, and from a studio in the French countryside.

BIOGRAPHY EVELIEN VAN VEEN
January 12, 1961 – Rotterdam, The Netherlands
Evelien van Veen grew up in a small family near the famous beach in a small town Noordwijk. She always loved making drawings and got her first “drawing “ prize when she was 6 years old. The concern and the awareness of the importance of the building environment, space, light colour, materials and specially the building environment always got her attention. She made her first interior designs at the a age, 16 years when she designed the new lunch/recreation room at the high school Rynlands Lyceum in Oestgeest. After graduating from high school she decided to become a designer and started her study at the Art Academy, Willem The Kooning in Rotterdam, the city where her family origins laid. At the second year at the Art Academy she met Simone Drost and started to work together on several study projects.
After graduating from the Art Academy in Rotterdam, Evelien chose to continue studying at the AA in London where she lived for almost five years. In 1993 she came back to Holland and the office Drost + van Veen Architects was being founded. Many years of successful projects followed.
Today, Evelien is married to a copywriter, has two children and is still living in the centre of Rotterdam.
Next to her professional life as an “female” architect she is also active in the community. Formerly as member of the building committee in Rotterdam, head of the building committee Breda and chairman of the residents organization which aims to promote the quality of life in central Rotterdam.

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