arcVision 17 – Confini d’acqua

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Confini fluidi che si dilatano e si trasformano tanto nello spazio compositivo della moderna architettura quanto nella mappatura dell’economia mondiale. Asia e Europa: la nascita di un nuovo legame forte.

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Ambizioni oltre i confini

Se dovessimo immaginare un novello Galileo Galilei alle prese quattrocento anni più tardi con il suo “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” per identificare questa volta il centro di gravità economica dello sviluppo planetario, sicuramente lo vedremmo impegnato con una difficile illustrazione del problema. La nuova geografia dell’economia mondiale si muove infatti su confini in evoluzione e fluidi come lo scorrere dell’acqua.
L’Europa continentale, ritenuta a lungo il motore immobile dello sviluppo culturale ed economico dell’era moderna, è da tempo alle prese con un immobilismo incapace di generare crescita e sviluppo a livelli sostenuti. Paesi che la geoeconomia occidentale continua ad annoverare, con una certa alterigia, fra quelli “in via di sviluppo” hanno ormai raggiunto la maggiore età. E così, se nel 1985 i paesi industrializzati detenevano oltre il 60% del Pil mondiale, oggi questa quota è scesa al di sotto del 50%, mentre parallelamente è cresciuto il peso dei paesi in via di sviluppo che ormai approssimano la metà del prodotto lordo globale, con l’Asia Emergente che ha raddoppiato la propria quota sul prodotto complessivo dal 15% al 30% e la Cina che da sola ha guadagnato 11 punti (dal 4% al 15%).
Più della metà della produzione industriale mondiale viene dalla “periferia” del mondo e, se la Cina sembra destinata a essere il cuore dell’attività manifatturiera, l’India sembra esserlo della conoscenza. Non si tratta più di semplice delocalizzazione di attività da parte di imprese multinazionali occidentali, ma della eccezionale crescita (o rinascita) di nuove economie. Secondo uno studio condotto nel 2003 dall’americana Goldman Sachs e proiettato nei prossimi cinquant’anni – quindi ben oltre la soglia comunemente usata dei primi vent’anni di questo secolo – le economie dei BRIC potrebbero un giorno sorpassare il Giappone e l’Occidente come il più importante mercato nel mondo. Il futuro sembra appartenere ai mercati emergenti, anche se la loro crescita continua a presentare caratteri di instabilità perché ancora deboli e altalenanti sono le basi geopolitiche su cui poggia. Nei primi quattro mesi del 2007 (dati Morgan Stanley) le performance dei BRIC non sono state complessivamente entusiasmanti: l’indice che raggruppa i quattro paesi è cresciuto del 4,9% contro l’8,1% dell’indice generale Msci dei mercati emergenti. Brasile e India sono cresciuti rispettivamente del 15 e del 10%, la Cina solo del 2,5% mentre la Russia ha perso circa il 5%. Il fascino esercitato da questi paesi che dimostrano di avere ambizioni oltre i propri confini resta comunque immutato: gli elementi strutturali di traino che hanno fatto salire alla ribalta questi mercati non hanno ancora esaurito i loro effetti, e anche se con performance inferiori rispetto a quelle degli ultimi anni i BRIC registreranno ancora risultati positivi complementandosi perfettamente nei diversi punti di forza (materie prime, fonti energetiche, Information Technology, produzione) e stimolando la crescita reciproca.
In questo nuovo grande gioco è la Cina a rappresentare il principale sfidante del colosso Usa, superando i propri confini alla ricerca di risorse energetiche e mercati in Africa e America Latina e allargando la propria sfera di influenza nel continente asiatico attraverso accordi multilaterali e bilaterali di natura economica e monetaria in grado un domani di rivaleggiare brillantemente col dollaro o con l’euro.
Ai confini mutanti è stato dedicato questo numero di arcVision: confini fluidi che si dilatano e si trasformano tanto nello spazio compositivo dell’architettura quanto nella mappatura dell’economia mondiale. Limiti un tempo insormontabili, che diventano ora una sfida al superamento; logiche solide e radicate, che lasciano il posto ad approcci pionieristici e audaci nella geografia del costruito come nella geografia mondiale, superando confini indeterminati come quelli disegnati dall’acqua.

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