arcVision 7 – Struttura

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Nel contesto mutato dagli eventi dell’11 Settembre, si ridisegnano i nuovi equilibri internazionali. L’Europa potrà giocare un ruolo determinante se punterà a una politica di rafforzamento della propria identità.

17arcvision

 In questo numero

In questo primo scorcio del terzo millennio, stiamo assistendo a una brusca trasformazione dello scenario internazionale. I vecchi assetti, sulla spinta di nuovi tragici eventi, si evolvono verso equilibri diversi, caratterizzati da alleanze e intese sempre più allargate: una terapia per le nuove emergenze. Si ridisegnano i nuovi equilibri internazionali per la politica, per l’economia e per la società civile. Come sottolinea Dominick Salvatore, non essendo emersi validi modelli alternativi la globalizzazione prosegue, ma con una consapevolezza inedita. Si rendono necessari nuovi contenuti etici e sociali, con un controllo più capillare e democratico dei processi in atto, per favorire l’ingresso a pieno titolo dei Paesi in via di sviluppo nei circuiti internazionali. È indispensabile pensare a una ristrutturazione del sistema economico e finanziario mondiale, con una distribuzione più equa delle risorse, per promuovere un quadro commerciale dinamico, arricchito da una pluralità di soggetti.
Una situazione che non può fare a meno di prescindere dalla leadership degli Stati Uniti dove, osserva Cesare Merlini, l’attuale consenso per il presidente, la ritrovata fiducia nella ripresa economica e la forte solidarietà sociale interna potrebbero far prevalere il modello “reattivo” in politica estera, accentuando l’autonomia/isolazionismo dell’iperpotenza rispetto agli alleati. D’altra parte, il concetto di economia globale, in cui è necessaria la partecipazione attiva di tutte le parti in causa, sembra essere la migliore garanzia per un rapporto sempre più stretto con le altre nazioni. Gli stessi Paesi Arabi, osserva Magdi Allam, dovrebbero a questo fine abbandonare l’integralismo ideologico, per vincere una sfida che può essere affrontata solo con l’aiuto e la disponibilità dell’Occidente. Nella consapevolezza, scrive Enrico Sassoon della necessità di una svolta nelle politiche di aiuto ai Paesi poveri. Un panorama complesso e in continua evoluzione, ricco di opportunità e anche di rischi, sostiene Romano Prodi, in cui l’Europa può giocare un ruolo determinante, se perseguirà con coerenza la politica di rafforzamento della propria identità, continuando il processo di allargamento ad altri paesi membri.
Lo spirito del tempo aleggia anche nella progettazione architettonica. L’incontro fra spiritualità orientale e tecnologia occidentale si fa materia nella cupola del Museo Marittimo di Osaka, simbolo di una nuova fusione tra ideologie complementari. Frammenti di edifici sparsi in tutto il pianeta, definiscono con l’aspetto esteriore le potenzialità della struttura, scheletri generatori di forme, proprio come nell’organismo umano, con il numero come DNA. Il progetto nasce da un humus di algoritmi, frattali ed equazioni, e l’apparenza è la naturale espressione dell’essenza, in un “unicum” inscindibile. La cifra comune sembra essere la costruzione di uno spazio per l’uomo, con un’ossatura solida ma capace di offrire, oltre alla protezione, emozioni. La configurazione a vele della chiesa “Dives in Misericordia” a Roma, con il bianco assoluto delle superfici e le lame di luce a disegnarne le forme, suggerisce l’elevazione come in un santuario della luminosità; il monolite alleggerito da lastre di cristallo strutturate dell’archivio nazionale di Ottawa sfida il tempo e ricrea l’atmosfera di raccoglimento propria di un simbolo della memoria; la dicotomia tra interno ed esterno della DG Bank di Berlino è un abito innovativo per un mondo finanziario alla ricerca di altre identità.
Edifici come corpi dove batte, secondo Alberto Savinio, il cuore delle città.

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