Amanda Levete – Nominees arcVision Prize 2016

Amanda Levete (Gran Bretagna)

Per anni attiva nello studio Future Systems, dal 2009 come indipendente, Amanda Levete eredita la cultura della costruzione d’avanguardia, convinta che ogni progetto architettonico debba costituire una forma di innovazione.

Amanda Levete (Great Britain) Photo credit Peter Guenzel

Il suo curriculum professionale con lo studio AL_A, vanta realizzazioni di grande rilievo e visibilità internazionale. Fra queste il progetto forse di maggior rilievo riguarda l’espansione del Victoria & Albert Museum di Londra, comprendente una nuova galleria per mostre temporanee, una corte a uso pubblico e un nuovo ingresso al museo. Progetto ipogeo, l’intervento sintetizza la grande attenzione di Amanda Levete per il tema delle facciate e in particolare della “quinta facciata”, il tetto.    www.ala.uk.com

VISION DELLA CANDIDATA

“Spostare sempre più avanti i limiti del possibile. Questo mi guida nel mio lavoro di architetto. Con il mio studio professionale, AL_A, equilibriamo l’intuizione con la strategia – definita sulla base di una ricerca rigorosa –, con l’innovazione e con una scrupolosa cura per i dettagli. In ogni progetto, pur piccolo nelle dimensioni, cerchiamo di far progredire il livello del dibattito, sia che esso riguardi un processo analitico, un obiettivo sociale, una tecnica produttiva o un’innovazione nei materiali. Nell’architettura si sviluppa sempre una tensione tra integrità, funzione e bellezza. Per me l’architettura ha a che fare con la creazione di manufatti e spazi belli ed edificanti, capaci di sollevare il morale, modificare le modalità di interazione tra la gente, cambiare il modo in cui le persone pensano sé stesse, e tutto questo aiuta a percepire meglio il proprio posto nel mondo. Per me la collaborazione riveste una grande importanza nel processo progettuale: collaborazione con i miei responsabili e con il mio team, con i clienti e i consulenti, con i vari gruppi della comunità. È attraverso la collaborazione che si amplifica il potenziale, si risolvono i problemi, e si riesce a dar vita ad architetture eccezionali.”

DATI DI PROGETTO

VICTORIA & ALBERT MUSEUM EXHIBITION ROAD

Località: Londra, Regno Unito
Tipo d’intervento: galleria per esposizioni temporanee, cortile pubblico e nuovo ingresso al museo
Uso dell’edificio: museale
Periodo di costruzione: 2012 – 2016 (il termine dei lavori di costruzione è previsto per la fine del 2016, consentendo l’apertura al pubblico del nuovo ingresso, della corte e della galleria nel 2017)

Il Victoria and Albert Museum è uno dei più importanti musei del mondo di arte e design, dei quali offre un contributo straordinario di conoscenza e comprensione. Quello di AL_A è il più grande intervento di ampliamento in più di 100 anni.
Abbiamo ripensato il dialogo tra il Museo e la strada modificando la barriera costituita dal colonnato dell’Aston Webb Screen, e portando il V&A su Exhibition Road ed Exhibition Road fin dentro il V&A, consentendo ai passanti di passeggiarvi dentro. Il cortile  del museo diventa così un nuovo importante spazio pubblico, destinato a eventi, esposizioni e soprattutto all’appropriazione da parte del pubblico.

Il cuore del progetto è costituito dal nuovo spazio espositivo che ospiterà l’intero programma di mostre di livello internazionale organizzate al V&A. Al termine della sua realizzazione esso apparirà come uno spazio in linea con gli standard del XXI secolo e, allo stesso tempo, come il naturale ampliamento della struttura preesistente. La forma espressiva della copertura a lastre piegate “folded plate” è derivata dall’esigenza funzionale di coprire una luce di 30 metri che, pur trovandosi sotto terra, si estende al di sopra del pubblico. Un sistema di lucernai lascia filtrare la luce naturale all’interno della galleria e consente la vista del cortile verso l’alto.
Il percorso in discesa verso la galleria è celebrato come un momento importante nel viaggio che il visitatore compie all’interno del museo, serpeggiando tra la sua struttura e offrendo punti di vista del tutto inediti delle eleganti facciate. Il pubblico è guidato dalla luce naturale, con percorsi di discesa e salita disegnati con attenzione alla teatralità del tragitto e all’interazione tra vecchio e nuovo.

C’è un paradosso intrinseco in questo progetto: uno schema che ruota attorno a un nuovo ampio spazio espositivo nascosto sotto terra. Geometria e forma della struttura della copertura emergono nel nuovo  cortile, offrendo allo spazio sotterraneo una palpabile espressività. In questo modo abbiamo reso visibile l’invisibile.
L’artigianato costituisce un importante filo rosso per l’intera opera. Traendo ispirazione dalla collezione di ceramiche del V&A e del ruolo autorevole che esse hanno ricoperto nel favorire il connubio tra artigianato, design e industria, stiamo dando vita al primo cortile in porcellana del mondo, restituendo grande rilevanza all’artigianato nell’era del digitale. Questo elemento del progetto ha occupato la maggior parte della nostra ricerca, durata circa due anni e mezzo e realizzata in collaborazione con esperti provenienti da tutta Europa.

Questo risultato è stato ottenuto grazie alla grande importanza che abbiamo assegnato alla sostenibilità fin dall’inizio del processo progettuale, lavorando in tutte le fasi con rigore e in stretta collaborazione sia con gli ingegneri dello studio Arup che con i responsabili del V&A.

PhotoCredits – Victoria & Albert Museum: © AL_A, main construction view Copyright Stephen Citrone

MAAT – MUSEUM OF ART, ARCHITECTURE AND TECHNOLOGY

Location: Lisbona, Portogallo
Tipo d’intervento: nuova costruzione (museo: spazi espositivi, auditorium, caffé e nuovi spazi pubblici)
Uso dell’edificio: museale
Periodo di costruzione: 2013 – 2016 •  apertura ottobre 2016

Il Museo d’Arte, Architettura e Tecnologia (MAAT) è un nuovo museo sul lungomare di Belèm, a Lisbona, che rinnova l’accesso dalla città al fiume Tago e rafforza l’efficacia dell’intervento pubblico di riqualificazione del quartiere. Incorporando circa 7,000 mq di spazio pubblico, il museo si propone di esplorare la convergenza di architettura, tecnologia e arte contemporanea come campo di espressione culturale. Esso darà ospitalità a un programma transdisciplinare di esposizioni, eventi e attività per la comunità. Come nuovo spazio discorsivo per la città, il  MAAT sarà il punto di riferimento del dibattito attorno allo sviluppo di Lisbona e del Portogallo. Dalla scala macro a quella micro, l’espressività materiale e la raffinatezza dei dettagli si combinano nella concezione globale del MAAT.

La forma integrata nella topografia del luogo fonde la struttura nel paesaggio in un movimento che crea permeabilità visiva e fisica tra il dentro e il fuori. Uno spazio destinato all’appropriazione da parte del pubblico, che consente alle persone di camminare sopra, sotto e attraverso l’edificio, e accedere alla città per mezzo di un nuovo ponte pedonale che scavalca la ferrovia. Il tetto diviene uno spazio esterno, un elemento di connessione fisica e concettuale con il cuore della città, dal quale si può distogliere lo sguardo dal fiume per ammirare il paesaggio urbano e, di notte, guardare un film con Lisbona sullo sfondo. Il museo si posa con discrezione al di sotto dello skyline urbano, in contrasto con l’imponenza del vicino Museu de Electricidade. Il nostro progetto ha personalità ma non è magniloquente nell’aspetto. La scelta di collocare il corpo principale al di sotto del livello del mare ha richiesto un approccio attento e sofisticato al rischio e al tema dell’impermeabilizzazione, nel quale trovassero conciliazione le esigenze del committente e degli organi di controllo.

Con l’alta marea alcuni gradini che conducono al bordo dell’acqua vengono sommersi, così da creare un limite permeabile che muta con il livello della marea. Il contesto del litorale è di primaria importanza per il progetto, e noi abbiamo trovato il modo di rispecchiarlo – in senso letterale – nella pavimentazione della galleria. Un tetto aggettante crea un’accogliente zona d’ombra e accompagna il riflesso della luce del sole dalla superficie dell’acqua all’interno dell’edificio, definendo percorsi variabili. Gli spazi espositivi sono concepiti come una concatenazione continua di ambienti che guidano il pubblico dalla linea di costa all’interno della struttura e poi giù nel museo. Ogni ambiente è caratterizzato da specifiche condizioni di luce: dalla galleria chiusa a forma di ovale a uno spazio ampiamente illuminato dalla luce naturale, fino a un’ulteriore galleria animata dai riflessi prodotti dell’acqua. La loro dimensione è tale da ospitare un’ampia varietà di esposizioni, da quelle multimediali quelle d’arte.

Sulla base della ricca tradizione di ceramiche portoghesi, la facciata è realizzata con piastrelle dalla superficie tridimensionale che restituiscono una reinterpretazione inedita dei riflessi di acqua, luce e ombra, catturando e amplificando le qualità tonali e luminose del luogo.

PhotoCredits – MAAT: © AL_A

HILLS PLACE

Località: Londra, Regno Unito
Tipo d’intervento: addizione di tre livelli e di una nuova facciata a una struttra preesistente di due piani in mattoni
Uso dell’edificio: uffici
Periodo di costruzione: 2007 – 2009
Selected  awards: NAS Design Partnership Award; 2010 • European Aluminium Award, Special Jury Prize for Innovation & Design, 2009 • CAB Aluminium in Renovation Award Overall Winner; 2009 • CAB Aluminium in Renovation Award Special Prize; 2009

Tutt’ora, di fianco a Oxford Street ci sono numerosi vicoli e stradine mal sfruttati, che si offrono come aree ideali non solo per interventi migliorativi, ma anche per architetture relativamente anticonvenzionali.
Riconoscendone le potenzialità, abbiamo trasformato un brief terribilmente pragmatico, che prevedeva l’addizione di tre livelli e di una nuova facciata a una struttura anonima di due piani in mattoni, in un’architettura pluripremiata.
Il nostro progetto per Hills Place, coerentemente con le caratteristiche del sito, cattura attenzione in maniera discreta grazie al fascino che sprigiona la sua facciata, nella quale si aprono ampie vetrate orientate verso il cielo, capaci di ottimizzare la penetrazione di luce naturale malgrado l’angustia della strada.

L’ondulazione a doppia curvatura crea una superficie sfaccettata e visivamente complessa, che sfrutta al meglio i giochi di luce frammentando il riflesso della strada trafficata, animando la facciata e rendendola ben visibile da Oxford Street.
Abbiamo combattuto con successo una dura battaglia con le autorità locali per la concessione di una licenza che ci permettesse di realizzare la facciata in aggetto sul marciapiede. Questa caratteristica è l’esito concreto dell’esigenza di catturare la maggior quantità possibile di luce naturale, orientando verso l’alto le aperture e, contemporaneamente, di aumentare la superficie calpestabile interna. Essa produce un effetto notevole sull’immagine complessiva della strada.

Per spostare in avanti i confini dell’innovazione e produrre un’architettura su misura nei tempi e nel budget prefissati, abbiamo lavorato in stretta collaborazione con gli addetti alla costruzione. Il progetto della facciata, tuttavia, è determinato altrettanto fortemente dalle condizioni del sito, che non permette l’utilizzo di gru. La forma definitiva è ottenuta attraverso il montaggio in situ di un sistema di profili di alluminio utilizzati dalla più moderna industria di produzione di scafi per imbarcazioni. Nonostante avessimo piegato i profili in una direzione diversa rispetto al solito, siamo riusciti a convincere i produttori a garantire il sistema.

La sostenibilità non ha necessariamente a che vedere con fotovoltaico e riciclo dell’acqua. Piuttosto, come dimostra il progetto di Hills Place, se si prende in considerazione l’intero ciclo di vita dell’edificio, ci si rende conto che la più bassa quota di produzione di gas serra può essere raggiunta attraverso il riutilizzo delle strutture di fondazione e dell’ossatura esistenti. A questo si aggiunge la scarsa dipendenza dall’utilizzo di luce artificiale e l’impiego di travi fredde per riscaldamento e condizionamento. Tutto ciò a dimostrazione che anche edifici di piccole dimensioni possono fare la differenza.

PhotoCredits –  Hills Place: copyright AL_A, copyright Edmund Sumner

GLOBE ACADEMY

Località: Londra, Regno Unito
Tipo d’intervento: nuova costruzione e ristrutturazione di un edificio oggetto di tutela storico-artistica (grado II)
Uso dell’edificio: scuola per 1,500 studenti
Periodo di costruzione: 2007 – 2010

L’intero complesso della Globe Academy, per 1.500 studenti, comprende molteplici “scuole nelle scuole”, ciascuna con una propria identità, ma tutte funzionanti come parti integranti del concept di un campus in cui si allevano e formano ragazzi dall’infanzia all’adolescenza. Straordinariamente ambiziosa sia nei riguardi della formazione che dell’ambiente, l’obiettivo dell’Academy è suscitare un alto livello di motivazione e il raggiungimento di ottimi risultati da parte di tutti gli studenti, indipendentemente dalle condizioni di partenza. In particolare, la sua mission è fare in modo che ogni studente compia progressi sufficienti, entro il 18esimo anno di età, a garantirgli la possibilità di scelte valide. La Globe Academy è specializzata in arti performative, che fanno il paio con l’obiettivo di sviluppare eccellenze nell’abilità di calcolo e in inglese.

La Globe Academy, localizzata all’interno di un’area disagiata dal punto di vista socio-economico, rappresenta la piena realizzazione della capacità di offrire non solo la possibilità di un nuovo inizio per gli studenti, ma anche di agire come elemento motivatore per l’apprendimento e da catalizzatore di accoglienza e impegno per la vasta comunità di Southwark, nel sud di Londra.

Noi crediamo nell’importanza della qualità dell’ambiente dedicato all’apprendimento. In particolare luce, spazio, colori e suoni svolgono un ruolo determinante nell’accelerare e rendere piacevole l’apprendimento. Noi aspiriamo a realizzare spazi belli e stimolanti in cui imparare, e a creare le basi affinché tutti coloro che sono coinvolti nel processo di apprendimento vivano un’esperienza positiva.

L’Academy è costituita da un nuovo asilo, una scuola elementare ospitata in un edificio ristrutturato di epoca vittoriana, da un manufatto d’epoca moderna oggetto di tutela storico-artistica, e da nuove strutture che ospitano gli spazi della scuola secondaria. Questi edifici sono tenuti insieme da un masterplan e da uno spazio pubblico che trasformano l’insieme di manufatti isolati in un vero e proprio campus.

Nel progetto della Globe Academy la sostenibilità è assolutamente centrale, non solo per la riduzione di energia grigia e di emissioni di gas serra, ma anche per il design di un ambiente che promuova l’apprendimento. In questo senso, l’organizzazione delle aule è articolata in maniera tale da ottimizzare la quantità di luce naturale in ogni ambiente, cui si aggiunge la predisposizione di aperture nel pavimento che consentono una ventilazione tale da ridurre il ricorso al condizionamento dell’aria. Tutto questo mostra come un approccio che sia contemporaneamente omnicomprensivo e olistico possa rivelarsi non soltanto auspicabile ma anche realizzabile.

PhotoCredits – La Nuova Globe Academy: © Gideon Fuehrer e © AL_A

BIOGRAFIA

Bridgend, Galles (Regno Unito), 17 novembre 1955

Amanda Levete, vincitrice dello Stirling Prize conferito dal RIBA, è fondatrice e titolare di AL_A, uno studio di architettura che ha ottenuto premi e riconoscimenti internazionali. Dalla sua fondazione, nel 2009, AL_A ha messo a punto un approccio al progetto contemporaneamente intuitivo e strategico, che ha radicalizzato committenza e processi di briefing e ha contribuito a definire una nuova gamma di concept e modelli per strutture destinate a cultura, vendita e attività commerciali.

Incarichi recenti includono il lungamente atteso ampliamento del Victoria & Albert Museum di Londra; uno shopping mall e hotel di lusso di circa 140.000 mq a Bangkok, sul lotto della vecchia ambasciata britannica; una nuova sede dei Maggie’s Centres per la cura del cancro a Southampton; un campus di 13 ettari per Sky; il Museo d’Arte, Architettura e Tecnologia (MAAT) di Lisbona, commissionato da Energias De Portugal (EDP), una delle più note compagnie del mondo nel settore energetico; il MPavilion 2015 di Melbourne; il restyling delle Galeries Lafayette Haussmann di Parigi; e Courtyard, una serie di 39 interventi con strutture d’uso pubblico misto nell’area di Mosca.

Levete è attualmente membro del consiglio di amministrazione di The Young Foundation, un importante centro per la promozione dello sviluppo sociale, e ha ricoperto per più di 10 anni il ruolo di consigliere d’amministrazione di Artangel, un’organizzazione influente nel campo dell’arte. È regolarmente ospite di programmi radiotelevisivi, scrive per diverse testate, tra cui New Statesman and Prospect, e tiene lezioni e conferenze in giro per il mondo.

Levete si è formata all’Architectural Association e ha lavorato per Richard Rogers prima di diventare nel 1989 partner di Future Systems, con cui ha realizzato architetture pionieristiche come il Media Centre al Lord’s Cricket Ground e il Selfridges department store di Birmingham.

 

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