“L’arcVision Prize – Women and Architecture è unico nel suo genere” su Abitare di marzo 2017 un bellissimo racconto delle passate edizioni.
Di seguito alcuni estratti dell’articolo di Chiara Maranzana, A caccia di grandi talenti, “Abitare”, (n 562) marzo 2017, 130-135.
Perché un premio di architettura al femminile?
« L’arcVision Prize – Women and Architecture è unico nel suo genere. Ha premiato quattro progettiste che si sono distinte per la capacità di connettere ricerca, innovazione, sostenibilità ambientale e attenzione al sociale. Lo ha fatto attraverso uno screening planetario che ha portato alla ribalta grandi professioniste, spesso sconosciute, e ottima architettura. »
Le nominees
« Sono competenti, responsabili, multidisciplinari, capaci di coniugare ambiente e tecnologia, materiali e forma, stile ed efficienza. Esercitano in tutto il mondo, innovando gli approcci, costruendo relazioni, introducendo nuovi valori estetici e culturali dell’architettura. Sono state scovate nei cinque continenti dagli advisor dell’arcVision Prize […] che in quattro anni hanno esaminato i lavori di oltre 160 progettiste. »
La giuria
« …elemento fondamentale dell’arcVision Prize. Cinque architette – Odile Decq, Yvonne Farrell (Grafton), Kazuyo Sejima (Sanaa) – poi sostituita da Louise Hutton – Benedetta Tagliabue (EMBT) e Martha Thorne (direttrice del Pritzker Prize) – e alcune figure “laiche”: dalla prima edizione Shaikha Al Maskari, imprenditrice araba, Vera Baboun, sindaca di Betlemme e Samia Nkrumah, presidentessa del centro panafricano Kwame Nkrumah e attivista politica ghanese; l’imprenditrice francese Victoire de Margerie nel 2015 è stata sostituita da Suhasini Mani Ratnam, attrice indiana, e nel 2016 si e aggiunta la giornalista italiana Daniela Hamaui. »
La Fondazione Pesenti
« Unico nel suo genere, il premio entra ora in una fase nuova: […] passato alla Fondazione Pesenti insieme ad altre iniziative. Che ne sarà al momento non è dato sapere, ma e certo che sarebbe un vero peccato non avesse un futuro. »