arcVision 2 – Materia

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Dopo due anni di bufere finanziarie,  il peggio è ormai dietro le spalle o la crisi è sempre dietro l’angolo? L’attuale debolezza economica sarà superata per cedere il passo a importanti successi?

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 In questo numero

Sul fronte economico grandi interrogativi circolano in questa ultima parte dell’anno che è anche fine del millennio. La globalizzazione rende sempre più interdipendente l’evoluzione dello scenario economico tra le diverse aree del pianeta. In questo numero intervengono studiosi, finanzieri, industriali adusi alla scena mondiale, per cercare di dare una risposta ai nostri interrogativi. Si sono esauriti gli effetti della bufera finanziaria che ha dimezzato il tasso di crescita mondiale nell’ultimo biennio? Potrà continuare l’ascesa impetuosa dell’economia americana e della Borsa di Wall Street? Come si evolverà, dopo un inizio burrascoso, il cambio della moneta unica europea con il dollaro? Quale posto è destinata a ricoprire l’Unione Europea nel contesto economico e politico mondiale?
Sono temi di grande rilevanza, che fanno parte di un dibattito in atto da tempo su scala internazionale. L’editoriale di introduzione al tema della globalizzazione e della crisi finanziaria è opera di Enzo Grilli, fino a pochi mesi fa direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale e oggi docente alla Johns Hopkins University di Washington. Per Grilli la crisi finanziaria degli ultimi due anni è finita, ma occorre procedere oltre, rimodellando alcuni meccanismi essenziali del sistema finanziario mondiale.
Anche per il noto finanziere americano George Soros il peggio è passato, ma le crisi sono sempre in agguato: e, per minimizzare i rischi, il finanziere presenta alcune proposte relative al sistema bancario e finanziario internazionale e al sistema dei pagamenti.
Una visione decisamente controcorrente è quella del brillante economista e professore del MIT di Boston, Rudiger Dornbusch. I rischi non sono per nulla finiti, come molti pensano, ma non si annidano nei paesi dell’Asia o dell’America Latina, bensì negli Stati Uniti e in Giappone: squilibri forti che potrebbero condurre a difficoltà crescenti.
Più ottimista il politologo Thierry de Montbrial, direttore dell’IFRI di Parigi. Secondo de Montbrial, l’attuale debolezza dell’Unione Europea e dell’euro è solo temporanea e nei prossimi anni il progetto complessivo dell’integrazione andrà avanti e coglierà importanti successi.
Infine, il presidente della multinazionale Pilkington, Paolo Scaroni, esprime l’opinione dell’industria sul tema delle crisi: occorre imparare a convivere con le turbolenze che, in un modo o nell’altro, ci accompagneranno anche in futuro e, sottolinea, le imprese, specie quelle europee, devono impegnarsi di più sul fronte dell’innovazione e delle nuove tecnologie, con il supporto di grandi progetti educativi che i Governi devono introdurre per preparare un futuro di benessere e competitività.
La sezione centrale di arcVision, che come d’abitudine è focalizzata sui temi dell’architettura e dell’arte del costruire, è integralmente dedicata alla materia. La materia che si identifica anche con la forma dando vita a straordinarie opere architettoniche. Il tema, introdotto con meditata arguzia da Riccardo Mariani, è documentato attraverso una panoramica senza confini di sorta. Viene scandagliato ed esaminato l’ambito internazionale in cui operano oggi i grandi progettisti: da Fuksas a Fumihiko Maki, da Predock a Sordo Madaleno e José de Yturbe, passando per Gonzáles de León, Serrano e Tejeda. E poi la “Yanbu Main Gate” dello Studio 65 e la “Parilly Venissieux” di Jourda e Perraudin. Per finire con un’approfondita indagine e una serie di interviste sullo stato dell’arte di una delle maggiori opere architettoniche attualmente in costruzione in Italia: la Chiesa che Richard Meier ha progettato per Roma in occasione del Giubileo del 2000, presentata sul n. 1 di arcVision.
Nel cantiere romano di Tor Tre Teste sta prendendo corpo, giorno dopo giorno, un progetto avveniristico e molto impegnativo; una grande sfida per la costruzione di un’opera caratterizzata da quelle “vele bianche” volute dall’architetto americano e “capaci di condurci verso un mondo nuovo”.

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