Nominees arcvisionPrize 2015 (Malvezzi – Roonrakwit)

Marzo 2015

arcVision Prize 2015: nella short list 21 progettiste da 16 Paesi, tutti i continenti rappresentati, una fotografia puntuale dell’architettura contemporanea al femminile.


malvezziSimona Malvezzi – Italy
Kuehn Malvezzi Architects
Berlin
www.kuehnmalvezzi.com

VISION DELLA CANDIDATA
Sono interessata alla progettazione degli spazi pubblici, perché questo implica il dover affrontare svariate problematiche. Si tratta di un processo che deve tenere conto di molteplici aspetti: prima di tutto c’è il contesto, che la maggior parte delle volte è un contesto storico, poi bisogna gestire la memoria, i monumenti e le questioni politiche. Penso che un progettista che lavori nell’ambito degli spazi pubblici abbia la responsabilità di porsi numerose domande e non solo di inventare qualcosa di nuovo. Invece di creare nuovi oggetti, cerco di attivare ciò che esiste già: spazi abbandonati, spazi di mezzo. E, ovviamente, bisogna considerare la molteplicità degli utilizzatori, il loro enorme numero. Dopodiché è necessario tenere in considerazione il ruolo centrale dell’utilizzatore come partecipante attivo all’esperienza architettonica. L’architettura pubblica deve essere in qualche modo relazionale e di partecipazione perché, prima di tutto, è sociale. Deve essere comunicativa.

DATI PROGETTUALI: Joseph Pschorr House

Luogo
Monaco, Baviera, Germania
Tipo di progetto
Nuovo edificio in un contesto storico
Uso dell’edificio
Uso misto, commerciale, uffici, abitazioni
Periodo di costruzione
2010 – 2013
Premi
Nomination Mies van der Rohe prize 2015
DGNB sustainability award

Joseph Pschorr House a Monaco è un frammento di urbanismo che unisce aree flessibili di vendita al dettaglio a tipologie di abitazioni e uffici esclusivi, oltre a spazi aperti paesaggistici.
Tre volumi differenziati integrano delicatamente l’edificio commerciale nei suoi dintorni urbani e creano differenti presentazioni per ognuna delle sue tre facciate frontali.
Il centro della struttura racchiude un giardino che collega due cortili, progettato come una serra verticale, e un giardino panoramico. Le facciate e le finestre in bronzo caratterizzano l’edificio come un’interpretazione contemporanea delle abilità edilizie storiche. Presso Altheimer Eck, il volume leggermente rinzaffato dotato di finestre individuali sviluppa la sua presenza fondendosi elegantemente nel suo contesto: l’Hackenviertel storico.
L’edificio segue il modello storico di un complesso a uso misto, con le aree adibite alla vendita al dettaglio ubicate nei due piani inferiori e gli appartamenti al piano più alto che, in questo caso, è stato esteso per includere un intero loft residenziale. SOSTENIBILITÀ: grazie a numerosi accorgimenti, piccoli e grandi, è stato possibile far diventare l’edificio il primo complesso commerciale a ottenere la certificazione DGNB (premio per la sostenibilità) nella categoria Oro. Parte del concetto di sostenibilità include un impianto fotovoltaico che, d’accordo con l’agenzia per la conservazione dei monumenti antichi, è stato posizionato sui tetti in modo che la silhouette storica della città non sia compromessa, anche quando si osserva dalle guglie della chiesa circostante. Nelle cisterne per le acque piovane, l’acqua viene raccolta e riciclata per innaffiare le aree verdi del sito. Al fine di evitare qualsiasi potenziale inquinamento ambientale causato dal tetto in rame, una scelta di materiale dovuta all’ambiente storico dell’edificio, è stata installata una trappola ionica. L’intero edificio è illuminato da una tecnologia a LED durevole e a risparmio energetico.

DATI PROGETTUALI: House of One

Luogo
Berlino, Germania
Tipo di progetto
Nuovo edificio
Uso dell’edificio
Spazio multi-religioso
Periodo di costruzione
2012 – 2017

Una casa per tre religioni monoteistiche: House of One sarà il primo edificio del suo genere e sorgerà sulle fondamenta della chiesa più antica di Berlino in Petriplatz. Vincendo la competizione internazionale nel 2012, agli architetti Kuehn Malvezzi, residenti a Berlino, sono state commissionate la progettazione e la realizzazione di House of One. L’edificio è composto da differenti volumi cubici dotati di solide facciate in mattoni che lo rendono un posto unico all’interno del suo indaffarato ambiente urbano; il progetto parte dall’idea di “diversità nell’unità”. La proposta di Kuehn Malvezzi non anticipa l’unità triadica attraverso un segno universale, ma crea piuttosto una cornice di condizioni di scambio: ogni fede disporrà del proprio luogo di culto adeguato, in cui una serie di spazi centrali esprime l’idea di spazio pubblico universale come una relazione tra eguali piuttosto che una predominanza di una fede sulle altre.
La struttura si presenta come una costruzione rivestita in mattoni che segue le orme della Petrikirche. I suoi perimetri, includendo il coro, sono stati ritracciati basando solidamente la nuova costruzione sui muri di fondazione di tale chiesa. La caratteristica esterna di House of One è la tranquillità del suo aspetto cubico e, la struttura comunica la sua presenza alla città grazie alla sua straordinaria altezza, che le permette di ergersi e rendersi riconoscibile come un luogo speciale. Grandi superfici in mattoni la distinguono dalle facciate degli edifici residenziali e commerciali circostanti e aperture specifiche nella facciata di mattoni, collegate per formare un’entità intorno alla hall centrale a volta, caratterizzano i luoghi sacri all’interno dell’edificio. Lo spazio interno fornisce una contraddizione piena di suspense alla cubatura dell’edificio. L’equilibrio tra unità e diversificazione di House of One è comunicato dall’allontanamento delle forme delle stanze dalla forma generale.

DATI PROGETTUALI: The MMK 2 in the Taunusturm

Luogo
Francoforte, Hesse, Germania
Tipo di progetto
Trasformazione degli spazi adibiti a uffici in uno spazio museo
Uso dell’edificio
Nuovo spazio espositivo per il Museo di Arte Moderna di Francoforte
Periodo di costruzione
2013 – 2014

Come trasformare un alto edificio adibito a uffici in uno spazio espositivo di un museo per la presentazione dell’arte contemporanea? Questa è stata la domanda con la quale Kuehn Malvezzi hanno dovuto confrontarsi come punto di partenza per la progettazione interna di un piano del TaunusTurm nel distretto finanziario di Francoforte, che era stato costruito dallo sviluppatore immobiliare Tishman Speyer e da Commerz Real AG. Lo spazio è stato reso disponibile per MMK Museum für Moderne Kunst Frankfurt come un annesso per un termine di quindici anni e aperto il 17 ottobre 2014.

LA SITUAZIONE INIZIALE In conformità con l’uso originale degli spazi come area uffici, il progetto prevedeva costruzioni con controsoffitti e pavimenti sopraelevati. Lo spazio d’ingombro collegato quasi interamente era suddiviso lungo le linee di un reticolo di uffici chiaramente definito; il settantacinque per cento delle sue superfici esterne era composto da vetrate. A una visione superficiale, queste condizioni erano incompatibili con una presentazione d’arte adeguata.

LA TRASFORMAZIONE FONDAMENTALE L’intervento architettonico concepito da Kuehn Malvezzi non aveva lo scopo di negare o nascondere i parametri spaziali, ma piuttosto di lavorare costruttivamente con la situazione presente, vale a dire rivelare la struttura esistente dell’edificio e creare le basi per il contesto di esposizione previsto. Le strutture di base necessarie sono state ridotte al minimo e i piani sopraelevati e i controsoffitti sono stati rimossi a favore della massima altezza dei soffitti. Tramite l’esposizione di parametri spaziali come finestre, supporti, travi e condotti di servizio, lo spazio è stato reso strutturalmente trasparente. Gli elementi tecnici necessari, come impianti di illuminazione e ventilazione, non sono stati ritoccati ma lasciati come parti visibili della struttura dello spazio.

BIOGRAPHY
March 19, 1966 – Milan, Italy
After graduating from the Politecnico di Milano, Simona Malvezzi founded KUEHN MALVEZZI in Berlin in 2001 together with Wilfried Kuehn and Johannes Kuehn. Museum and exhibition design is the main focus of their work. They designed the architecture for the Documenta 11, the Flick Collection in the Hamburger Bahnhof in Berlin as well as the Julia Stoschek Collection in Duesseldorf. KUEHN MALVEZZI has recently completed the Kunstgewerbemuseum Berlin and extension for the Museum Berggruen in Berlin and is currently planning the new presentation of the collection of the Herzog Anton Ulrich-Museum in Braunschweig, the Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen. Their projects have been shown in international solo and group exhibitions, amongst others in the German Pavilion at the 10th Architecture Biennale in Venice 2006 and were nominated for the Mies van der Rohe Award. In 2012 KUEHN MALVEZZI was invited to the main exhibition “Common Ground” at the 13th Architecture.

 

toshiko mori

Toshiko Mori – USA
Toshiko Mori Architect
New York
www.tmarch.com

VISION DELLA CANDIDATA

Il mio obiettivo come architetto è semplicemente quello di migliorare la qualità di vita delle persone. L’architettura compenetra la vita di ogni giorno di lavoratori, di abitanti e in generale di qualunque persona. L’ambiente ha un ruolo fondamentale per la qualità del lavoro e delle condizioni sociali, può rendere memorabili i momenti della vita di ogni giorno ed indimenticabili le occasioni speciali. L’innovazione nella tecnologia è integrata nel processo creativo globale ed ha il compito di ottimizzare le condizioni dal punto di vista delle strutture, dei sistemi ambientali, dell’ecologia e della sostenibilità: tale compito è declinato nella creazione di atmosfere particolari ed in un’estetica semplice ed elegante. L’effetto di un luogo di questo tipo si traduce in una sorta di ethos dell’ambiente costruito, che ognuno sia in grado di comprendere e condividere. L’architettura è un’arte dalle mille sfaccettature ed opera su diversi livelli e proporzioni: nello specifico il mio lavoro è partecipare alla creazione di comunità che spesso condividono personalità complesse e diversi livelli di esperienza. Sono particolarmente interessata alla triade materialità-processo di fabbricazione-performance, che contribuiscono a “mettere a fuoco” il mio lavoro. Metto alla prova questi miei capisaldi nelle condizioni più diverse in termini di modalità di produzione, aree climatiche, luoghi, culture ed economie.

DATI PROGETTUALI: Novartis Institutes for Biomedical Research

Luogo
Cambridge, Massachusetts – Stati Uniti
Uso dell’edificio
Centro di ricerca con laboratori di chimica e
biologia, spazi collaborativi e terrario
Periodo di costruzione
2013 – in corso

Contiguo al campus del MIT, questo centro diventerà la nuova sede centrale di Novartis per la ricerca biomedica. Il cliente ha incaricato l’architetto di progettare un centro di ricerca allo stato dell’arte, nonché un innovativo spazio di collaborazione e di scambio. Allontanandosi dal concetto di “laboratorio chiuso”, il nostro centro ha l’obiettivo di facilitare l’interazione ed il coinvolgimento degli scienziati attraverso l’interazione sociale, che favorisce la collaborazione, tramite un’ampia gamma di tipologie di spazi collaborativi ed individuali. Questo passaggio da nicchie di studio individuale e riservato a spazi caratterizzati da alta socialità per favorire la condivisione è veicolato da cinque atri a due piani, collegati tra loro, ubicati lungo la scala sulal
“facciata pubblica” a sud. La scelta di diversi piccoli atri invece di un atrio unico, grande atrio consente una maggiore confidenza. Il pianerottolo è spostato per favorire la socializzazione, le attività delle persone che si spostano lungo la parete sud danno vita alla facciata e rendono l’edificio (altrimenti destinato a diventare un laboratorio chiuso) aperto alla comunità. In fase di progettazione è stato posto l’accento sui controlli ambientali e sull’ottimizzazione della luce naturale e si avvalgono quindi di diverse strategie innovative e sostenibili. Nell’ambiente interno sono stati utilizzati materiali naturali, esaminati scrupolosamente e scelti di conseguenza per per conferire calore ed aumentare il livello di comfort acustico. Le aperture sulle vetrate esterne sono dotate di uno strato interno in intreccio di rame per ridurre il bagliore e l’accumulo di calore, oltre che a migliorare l’aspetto dell’edificio, che a volte sembra trasparente ed a volte rosso intenso.

DATI PROGETTUALI: Syracuse Center of Excellence in Environmental and Energy Systems

Luogo
Syracuse, New York – Stati Uniti
Uso dell’edificio
Nuova sede generale con include laboratori ed uffici di una federazione per la ricerca
Periodo di costruzione
2005 – 2010
Premi
American Architecture Award 2012
Finalista al World Architecture Festival Award 2011
AIA NY Chapter Honors Award 2008

Il Syracuse Center of Excellence in Environmental and Energy Systems è un centro di ricerca per una federazione di oltre 300 organizzazioni accademiche ed aziendali con focus sull’efficienza energetica e sulla qualità dell’ambiente interno. Ubicato in una ex zona industriale bonificata nel centro di Syracuse, è il trait d’union tra il centro città e l’università. L’obiettivo di questo centro è quello di trasformare siti contaminati da sostanze tossiche in asset ambientali, tramite l’assistenza ad un edificio che produca energia e rifiuti all’interno della propria impronta. I laboratori sono organizzati lungo un percorso circolare con funzione di galleria, con attività visibili ed accessibili al pubblico. La nuova sede generale appartiene ad un gruppo interdisciplinare deputato alla promozione di un programma per il miglioramento della qualità dell’ambiente interno, per migliorare la salute, il benessere e la produttività degli occupanti. Si tratta di un “living lab” per le tecnologie sostenibili testate presso il Centro. Attraverso analisi dettagliate dei dati relativi al clima locale, il progetto dimostra che un edificio sia in grado di generare energia, elettricità ed acqua sufficienti per le proprie necessità attraverso fonti di energia rinnovabili ed alternative, disponibili in loco. L’edificio è monitorato costantemente per verificarne dotazione ed utilizzo; data la sua funzione di “living lab,” il complesso è dotato delle tecnologie più all’avanguardia per l’efficienza energetica per mettere in pratica la sua mission sostenibile. Le strategie di design sostenibile includono pannelli fotovoltaici per generare energia elettrica, una turbina eolica orizzontale, oltre che un impianto di riscaldamento e raffrescamento geotermico; la larghezza ridotta dell’edificio favorisce l’illuminazione e la ventilazione naturali e viste panoramiche; le lunghe facciate nord e sud ad alta efficienza energetica ottimizzano l’irraggiamento solare in estate ed in inverno; il riscaldamento e il raffrescamento radianti e la ventilazione a dislocamento riducono la richiesta di condizionamento; un tetto verde isola termicamente la zona sottostante e raccoglie l’acqua piovana per le richieste di acqua non potabile dell’edificio, che ha ricevuto la certificazione LEED Platinum.

DATI PROGETTUALI: Darwin D. Martin House Visitor’s Center

Luogo
Buffalo, New York – Stati Uniti
Uso dell’edificio
Nuovo padiglione con gallerie permanenti
Periodo di costruzione
2008 – 2009
Premi
AIA NY Chapter Honor Award 2010
AIA NY State Award of Excellence 2010
Finalista al World Architecture Award 2010

L’Eleanor and Wilson Greatbatch Pavilion è un centro visitatori di 715 metri quadrati, composto da spazi di orientamento, gallerie espositive ed una galleria permanente della Darwin D. Martin House, uno dei complessi residenziali più significativi di Frank Lloyd Wright a Buffalo, New York, costruito nel 1906. Il progetto promuove un dialogo vivace tra la storica Martin House ed il Pavilion tramite una strategia basata sui contrasti piuttosto che sull’emulazione. Il tetto rovescio del Pavilion è un riferimento alla costruzione di Wright e ne demarca il carattere pubblico, mentre la facciata trasparente ed il piano aperto del Pavilion vengono riempiti dalla luce naturale, in contrasto con la natura introversa degli interni, delle profonde cavità e delle ombre che caratterizzano la Martin House. Le immacolate, slanciate colonne d’acciaio lungo il perimetro del Pavilion sono proiettate direttamente dal modulo strutturale del pergolato della Martin House, contestualizzandone ulteriormente la provenienza e la parete in calcestruzzo del Pavilion fa riferimento all’iconico mattone scanalato della Martin House. Il centro visitatori reinterpreta il concetto wrightiano della “architettura organica,” tramite l’innovazione e l’integrazione di struttura, infrastruttura e relazioni programmatiche. Il Pavilion utilizza riscaldamento geotermico e ventilazione a dislocamento per coniugare efficienza energetica, riduzione dei costi e un design ambientale innovativo. La struttura del padiglione comprende pluripremiate innovazioni strutturali per ridurre le dimensioni delle colonne, mentre l’involucro esterno è composto da tre unità di vetrate isolate che consente una trasparenza ottimale abbinata all’efficienza energetica.

BIOGRAPHY
October 25, 1951 – Kobe, Japan
Toshiko Mori is the Robert P. Hubbard Professor in the Practice of Architecture at Harvard University Graduate School of Design and the founder and principal of Toshiko Mori Architect, PLLC. She is the founder of VisionArc, a think-tank promoting global dialogue for a sustainable future and one of the founders of Paracoustica, a non-profit promoting music in underserved communities. Her firm’s recent work includes; the Cambridge Headquarters for the Novartis Institutes for BioMedical Research, the School of Environmental Research & Technology for Brown University, the Brooklyn Children’s Museum Roof Pavilion, the Brooklyn Public Library master plan, the Cultural Center and Artists’ Residences in Rural Senegal, and new canopies for the #7 Subway line for the Hudson Park and Boulevard in New York City. Her firm’s projects have been internationally exhibited, which includes the 2012 and 2014 Venice Architecture Biennales. Her work is published widely for a global audience. She recently lectured at the Institute for Art and Architecture in Vienna and at Hong Kong University, for which she is also an external examiner for its architecture program. She has been honored with countless awards, including the Academy Award in Architecture, from the American Academy of Arts and Letters, and with the American Institute of Architects New York Chapter Medal of Honor. She holds a place on a number of international juries and is affiliated with organizations around the world. She’s currently a juror for Sydney Modern, was on the 12th Cycle of Aga Khan Architecture Award Jury, and is a member of the World Economic Forum Global Agenda Council on Urban Innovation.

mureau

Emmanuelle Moureaux – Japan 
Emmanuelle Moureaux Architecture + Design
Tokyo
www.emmanuelle.jp/01-top-eng.html

VISION DELLA CANDIDATA
Nel 1995, quando ero una studentessa di architettura, una visita a Tokyo mi ha fatto appassionare ai colori. In questa città, con il suo numero impressionante di insegne di negozi, cavi elettrici e frammenti di cielo tra gli edifici, il flusso dei colori costruiva una profondità complessa, creando degli strati tridimensionali. Ho provato moltissime emozioni guardando questi colori e ho deciso di vivere qui, quindi una volta ottenuta la laurea francese in Architettura nel 1996, mi sono trasferita a Tokyo. In risposta alle esperienze dei colori e degli strati di questa città, ho sviluppato un concetto chiamato shikiri, che significa dividere (creare) spazio con i colori. Uso i colori come elementi tridimensionali, come strati, per creare spazi, non come semplici finiture applicate alle superfici. Questa città piena di vita fornisce motivazioni e aggiunge emozioni ai miei progetti. Voglio condividere queste emozioni e far sì che la gente percepisca lo spazio con strati tridimensionali di colori. Shikiri dimostra che i colori negli spazi architettonici possono fornire più di un semplice spazio, uno spazio con strati supplementari di emozioni umane.

DATI PROGETTUALI: Sugamo Shinkin Bank/Filiale di Ekoda

Luogo
Tokyo, GIAPPONE
Tipo di progetto
Architettura
Uso dell’edificio
Banca, ufficio
Periodo di costruzione
2012
Premi
2014 Public Space Design Contest
Grand Prize (PUBLIC CO.,LTD/Giappone)
2014 Premio internazionale Dedalo Minosse
Under 40 (ALA – ASSOARCHITETTI /Italia)
2013 Iconic Awards
Architecture best of best
(German design council/Germania)

Concept: pioggia di arcobaleno (sentire l’aria)
Sugamo Shinkin Bank è una banca che offre ospitalità di primo livello ai suoi clienti seguendo il motto: “Siamo contenti di servire clienti felici”. Il sito è ubicato in un distretto commerciale con molti negozi. La vicinanza del sito alle attività della città, nonché al traffico intenso e ai marciapiedi stretti, ha ispirato Emmanuelle a esprimere questa prossimità nell’edificio, mischiando l’esterno e l’interno. La facciata in vetro straordinariamente trasparente e le asticelle colorate posizionate all’interno e all’esterno forniscono trasparenza allo spazio, fondendosi con la strada e con la sensazione dell’aria della città. L’edificio è sfalsato di circa 2 metri dal confine della proprietà e lo spazio periferico rivestito in legno presenta 9 asticelle colorate alte un metro. Queste 29 asticelle esterne, riflesse nella facciata in vetro trasparente, si mescolano naturalmente con le 19 interne, posizionate a caso all’interno dell’edificio. Questa pioggia di arcobaleno restituisce colori e alcuni spazi giocosi alla città. Entrando nell’edificio, i visitatori si accorgeranno di trovarsi ancora in un cortile esterno che conduce all’interno della banca. Anche qui, l’interno e l’esterno sono integrati. Camminando per il cortile interno a vetri, troviamo un open space in stile caffè inondato da luce naturale. Il bambù nel cortile si estende verso il cielo insieme alle asticelle colorate. Lo spazio esterno rivestito, l’open space interno, il cortile e gli sportelli interni compongono quattro livelli di spazio. Questi sono riflessi nella vetrata e, combinati con luci e ombre naturali, creano un’ulteriore profondità nello spazio.

DATI PROGETTUALI: Shinjuen/Casa di cura

Luogo
Saitama, GIAPPONE
Tipo di progetto
Interior design
Uso dell’edificio
Casa di cura
Periodo di costruzione
2013 – 2014

Concept: bolle danzanti
Si tratta di una struttura adibita a casa di cura che offre servizi per gli anziani. La rimessa a nuovo ha coinvolto l’area lounge e la caffetteria, spazi che vogliono riunire la famiglia e creare un’atmosfera calda e accogliente. Nell’area lounge, le bolle colorate danzano nell’aria al di sopra delle sedie e dei divani di colore verde sfumato, che dà l’immagine dell’erba verde e delle bolle di sapone che ondeggiano nel parco nelle giornate di sole. Queste bolle sono suddivise in 45 composizioni mobili composte da 225 sfere di 15 colori che creano un lieve movimento circolare nell’aria. L’area lounge è collegata alla caffetteria e ingloba il workshop e altri spazi, invitando i visitatori. Le composizioni mobili sono visibili dalla caffetteria attraverso le librerie bianche a cubi a tutta altezza, che fungono anche da elementi divisori di questi spazi. Nonostante si trovino all’interno, i visitatori possono percepire l’essenza della natura, come il verde, il cielo e il movimento del vento, essendo assorbiti nella lieve danza delle bolle e dimenticandosi del tempo. Invitati dalle bolle danzanti colorate, gli utenti della struttura e le loro famiglie si trovano semplicemente insieme, leggono libri, bevono il caffè e trascorrono il loro tempo come vogliono in questo ambiente amichevole e confortevole.
** Il movimento delle composizioni di bolle colorate si può vedere nel breve video indicato di seguito.
https://vimeo.com/104165540

DATI PROGETTUALI: 100 colors

Luogo
Tokyo, GIAPPONE
Tipo di progetto
Installazione
Periodo di costruzione
2013 – 100 colors | Shinjuku Mitsui Building
2014 – 100 colors | Shinjuku Central Park

100 colors è una serie di installazioni artistiche (create da 100 tonalità di colori) che esprimono l’emozione che Emmanuelle provò vedendo i colori e gli strati di Tokyo. Nonostante le persone vedano milioni di colori, vivono in una classificazione limitata di colori, come giallo, arancione, rosa, rosso, verde, azzurro e così via. Ciò è chiaro quando si chiede di scegliere il loro colore preferito, perché tendono a nominare uno dei 7 colori dell’arcobaleno. Tramite l’installazione, Emmanuelle vuole donare emozioni attraverso i colori, facendo loro toccare e percepire 100 colors (100 colori) con tutti i loro sensi. Cominciando da Tokyo, ha intenzione di portare 100 colors in tutto il mondo.

100 colors No.1 | Shinjuku Mitsui Building (2013) 840 fogli di carta sospesi dal soffitto, che creano un volume fluttuante. Situato nell’atrio di un grattacielo (edificio di uffici), lo spazio colorato incoraggia i visitatori a entrare e a sedersi sotto i colori ondeggianti. È un luogo dove le persone trascorrono del tempo per riposarsi dalla loro vita giornaliera indaffarata, circondati da 100 colori. I 100 cerchi – che rappresentano i colori utilizzati nell’installazione – posizionati sui muri chiedono ai visitatori di esprimere il loro sentimento del giorno.

**Guarda la prima installazione 100 colors a Tokyo nel video indicato di seguito.
https://vimeo.com/76669028

100 colors No.2 | Shinjuku Central Park (2014)
La prima installazione all’aperto di Emmanuelle ha avuto luogo a Shinjuku Central Park a Tokyo, sovrapponendo 100 colori al paesaggio urbano stimolante della città. Per la seconda installazione 100 colors ha scelto i tessuti per catturare la brezza e oscillare lievemente nel vento. Ognuna delle sue 1875 fasce in tessuto è stata tinta a mano singolarmente con tecniche di tinteggiatura uniche. I colori sono stratificati con il contesto urbano, con i grattacieli che svettano sullo sfondo.
**Guarda 100 colors che oscillano nel vento nel video indicato di seguito.
https://vimeo.com/107375388

BIOGRAPHY
1971 – Bayonne, France
Emmanuelle Moureaux is a French architect living in Tokyo since 1996, where she established “emmanuelle moureaux architecture + design” in 2003. Inspired by the layers and colours of Tokyo that built a complex depth and density on the streets, and the Japanese traditional spatial elements like sliding screens, she has created the concept of “shikiri”, which literally means “dividing (creating) space with colors”. She uses colors as three-dimensional elements, like layers, in order to create spaces, not as a finishing touch applied on surfaces. She designs a wide range of projects in the fields of architecture – interior, product and art – by applying her unique technique of colour scheming, where she handles colours as a medium to compose space. In 2013, she unveiled “100 colors” in Tokyo, a space using full spectrum of colours. This is the launch exhibition of the “100 colours” series, which she plans on exhibiting in different cities around the world. Associate Professor at Tohoku University of Art & Design since 2008, Emmanuelle’s laboratory explores the possibilities of colour through a project she named “100 colors”. Students focus on creating 100 colors palette of an item from their everyday life, such as glasses, bubble foam, rice, sea creatures, umbrella, watches, CD, chocolate block and so on.

moursi

Manar Moursi – Egypt
M A N A R   K.   M O U R S I
Zamalek, Cairo
www.manarmoursi.com

VISION DELLA CANDIDATA

Il mio lavoro abbraccia i campi dell’architettura, dell’urbanistica, del design e dell’arte. Tre anni dopo aver completato il mio master all’Università di Princeton, ho fondato Studio Meem, uno studio di design interdisciplinare con sede a Il Cairo focalizzato sull’articolazione della specificità dell’ecologia locale e della ricca eredità culturale della regione attraverso una voce contemporanea, con l’obiettivo di creare lavoro, che è provocatorio e stimolante ma molto radicato in questo contesto. Dalla sua fondazione, Studio Meem ha collaborato con una vasta rete di artigiani, artisti e progettisti del paesaggio, con la convinzione che il dialogo e la collaborazione aumentino le possibilità creative. Oltre alla mia attività, credo nella partecipazione attiva nelle università. Tengo regolarmente conferenze e conduco workshop, oltre a pubblicare i miei scritti nelle pubblicazioni internazionali. I miei elaborati sulle problematiche urbane sono comparsi su Thresholds, Lunch, Magaz e Al Masry El Yowm. Le mie utopie di isole immaginarie di pirati di plastica rosa in una Tokyo post-tsunami stanno per comparire nell’ultima pubblicazione Monnik, Still City Tokyo. Più recentemente, ho collaborato con Japan Foundation per produrre una pubblicazione istruttiva per gli studenti di design de Il Cairo. Ho anche condotto workshop a Beirut e a Dubai e ho recentemente tenuto delle conferenze alla MSA University e alla German University a Il Cairo.

DATI PROGETTUALI: Bayt El Sharq

Luogo
Kuwait City, Kuwait
Uso dell’edificio
Residenziale
Periodo di costruzione
2010-2012

Bayt Al Sharq è situato a Qortuba, un tranquillo sobborgo residenziale del Kuwait. I requisiti stratificati in materia di privacy per gli utenti dello spazio – le donne, il quartiere di intrattenimento sociale degli uomini e il quartiere della servitù – hanno creato una distribuzione programmatica impegnativa. I cortili non sono stati utilizzati solo per portare la luce ma come uno strumento organizzativo per demarcare le transizioni tra i differenti livelli delle zone di privacy e programmatiche. La casa è stata completata recentemente, nel 2012.

DATI PROGETTUALI: Centro culturale Bamiyan

Luogo
Bamiyan, Afghanistan
Uso dell’edificio
Centro culturale, per mostre e rappresentazioni
Periodo di costruzione
2015

Il nostro progetto del centro culturale Bamiyan UNESCO è volto a celebrare la ricca storia di questa regione. Negli anni, una delle più grandi conquiste di Bamiyan è stata la costruzione delle più grandi statue di Buddha al mondo. Purtroppo, nel 2001 sono state distrutte dai Talebani e, nel luogo in cui si ergevano, ora troviamo un immenso spazio vuoto. Ispirato da questo forte rapporto tra solido e vuoto nel nostro sito, il nostro concept progettuale si rivolge a questo dualismo aspirando a commemorare e ad apprezzare il vuoto, un concetto con una lunga storia negli insegnamenti buddisti. Quest’idea di solido e vuoto si legge su un altro livello attraverso il reticolo di campi agricoli che circonda l’intera valle. Partendo da questo reticolo, abbiamo deciso di creare il nostro reticolo di 20m x 20m parallelo alle rupi dei Buddha: il nostro “solido” – il programma di costruzione principale – si inserisce in questo reticolo e i “vuoti” del nostro progetto diventano giardini botanici. Questi giardini sono stati progettati con l’intenzione di commemorare l’eredità botanica unica dell’Afghanistan, con oltre 3000 specie di piante, molte delle quali sono endemiche. Il nostro programma di costruzione principale interessa la parte superiore del sito, al fine di massimizzare le possibilità di vedere le rupi dei Buddha. Considerando che il clima a Bamiyan è principalmente freddo, abbiamo proposto una strategia ambientale per il riscaldamento passivo utilizzando i muri in terra battuta rivolti a sudovest. Il sudovest è la direzione dominante del vento e del sole. I nostri muri di massa termica raccoglieranno il calore bloccando anche allo stesso tempo il vento. Inoltre, l’utilizzo di muri perimetrali sottili e di cortili può essere letto anche come un eco delle tradizioni architettoniche locali esistenti dell’Afghanistan. La mostra esterna, le aree delle classi e dei workshop sono incorniciate da pannelli di cemento incisi con il disegno di un cane astratto, creando una specie di schermo. Questo cane geometrico è un motivo comune trovato sui tappeti persiani e afghani e simboleggia la protezione e la fiducia, credevamo che fosse importante proiettare questo messaggio di fiducia a una comunità che a volte è stata distrutta da molti anni di conflitti e rivolte. Nel livello inferiore del sito, abbiamo deciso di continuare il nostro sistema di muri in terra battuta orientati a sudovest inglobando un reticolo di campi agricoli e botanici. Speriamo di avere in futuro programmi educativi riguardanti il giardinaggio, l’educazione scientifica, le problematiche ambientali e l’agricoltura sostenibile.

Team del progetto
Autori progetto: Manar Moursi e Alia Mortada
Team di supporto: Sherif Medhat, Mohamed Rafik e George Talaat

DATI PROGETTUALI: Olla Gireed Instant Space Kit

Luogo
Cairo, Egitto
Uso dell’edificio
Multiplo

I marciapiedi egiziani sono musei a cielo aperto che espongono oggetti con storie risalenti fino al periodo faraonico. OG (Olla/Gireed) Instant Space! Kit vuole reinterpretare e riutilizzare due oggetti onnipresenti nelle strade de Il Cairo in un tentativo di rinvigorire i loro rispettivi artigianati con la struttura che ne risulta, chiedendosi cosa è andato perduto nell’età della produzione massiva, del consumo eccessivo e dell’eliminabilità, consentendo allo stesso tempo a questi oggetti di essere visti in un modo nuovo come oggetti belli e significativi.
Le cassette del gireed sono ottenute dalla venatura centrale della palma da dattero, un albero che è stato apprezzato e coltivato nell’antichità più remota. I manufatti di cassette di palma sono un lavoro artigianale che richiede una manodopera impegnativa e lenta. Ogni cassetta fatta a mano è quasi identica alle altre ma anche profondamente unica nelle sue dimensioni e nel suo reticolo, riflettendo quindi un’estetica wabi-sabi di imperfezione, transitorietà e incompletezza. Con i mutevoli modelli economici della maggior parte dei Paesi produttori di palme, includendo i costi maggiori della manodopera e la sua scarsità, i manufatti di cassette di palma sono diminuiti e si stanno sostituendo con le cassette di plastica.
Un’olla è un vaso di ceramica, spesso lasciato non vetrinato. Dai nativi americani agli antichi romani fino ai marciapiedi egiziani contemporanei, le olle sono state utilizzate per cucinare, per conservare e anche come urne funerarie contenenti le ceneri. A Il Cairo, l’olla è utilizzata soprattutto per conservare l’acqua, in quanto è particolarmente utile per mantenerla fresca. Scaffali di donazione di acqua fresca si vedono spesso sui marciapiedi, impilati con le olle piene d’acqua. “Quando un’olla non vetrinata viene riempita d’acqua, l’acqua permea le pareti di ceramica del vaso, facendo “sudare” l’olla. L’evaporazione del sudore raffredda l’olla e il suo contenuto.”
Io e Omar eravamo particolarmente interessati ad unirci alle esplorazioni tettoniche e di materiali singolari sia del gireed (cassette in fibra di palma) sia delle olle (vasi di ceramica) – materiali economici facilmente reperibili sui marciapiedi egiziani – per creare un kit di costruzione dei componenti dalla strada per la strada.
Per questo motivo, Olla Gireed Instant Space!Kit cerca di promuovere un approccio all’origine più aperto, per permettere di riprodurre facilmente i progetti sia degli edifici a uso abitativo che degli spazi pubblici.
Grazie a questo progetto speriamo di favorire la sperimentazione, lo sviluppo e la mostra delle possibilità di utilizzo di questi due materiali. Autori progetto: Manar Moursi e Omar Rabie.

BIOGRAPHY
March 7, 1983 – Kuwait City, Kuwait
In 2008, Manar Moursi graduated from Princeton University’s Masters in Architecture and Urban Policy program. A couple of years later, her first architectural project was constructed in Kuwait in 2012. Her design of a disaster relief center in Istanbul with architect Omar Rabie was among the top 8 projects shortlisted for the ThyssenKrupp Elevator Architecture AWARD in 2011. In 2014, in recognition of her architectural work, she received the third place prize for the arcVision Women in Architecture Award in Egypt. Her Screen House project is currently ongoing; she is in the process of finalizing the design and preparing the construction documents. She also recently started more residential design projects and is currently working on developing a concept design for the UNESCO Bamiyan Cultural Center in Afghanistan competition. Her urban design proposal for a passageway in downtown was chosen and developed by the Cairo Lab for Urban Studies Training & Environmental Research for implementation. Its inauguration will be on the 17th of January 2015. Along with architectural design, her practice also encompasses product design work. Her first product line PALMCRATE Off the Gireed, inspired by everyday street objects in Cairo, was awarded a Red Dot and a Good Design Award. Her work has been published and exhibited both locally and internationally. Her latest product line launched in the Ventura Lambrate section of the Salone Internazionale del Mobile in Milan in April 2014. Further to her design work, she is currently working on a forthcoming art publication co-authored with David Puig and tentatively titled: Sidewalk Salon: Street Chairs of Cairo. She has participated in multiple art exhibitions, the latest being a series of public art installations titled the Wonder Box which recreated through contemporary form, technique and stories a series of peep shows in the streets of Cairo. The performances lasted for a full month. Her latest gallery photography exhibition, Layer of Green, was shown at the Contemporary Image Collective in Cairo. It traveled regionally as part of a group exhibition Next to Here – curated by Constanze Wicke.

otten

Kate Otten – South Africa
Kate Otten Architects
Johannesburg
http://www.kateottenarchitects.com/index.html

VISION DELLA CANDIDATA

• Creare edifici che nutrano lo spirito umano e ispirino l’immaginazione.
• Raggiungere l’eccellenza architettonica nel contesto specifico dell’Africa.
• Trovare una risposta adeguata alle peculiarità di ogni progetto, in termini di programma, sito, necessità cliente/utente e specificità dell’ambiente.
• Progettare spazi e luoghi globali.
• Progettare luoghi sostenibili da un punto di vista economico, ambientale e sociale.
• Dare alla gente un senso di “proprietà” per generare un sentimento di orgoglio e importanza negli utenti dell’edificio.
• Svolgere la mia attività come un’organizzazione non gerarchica che incoraggi il lavoro di squadra e stimoli lo spirito di gruppo.
• Promuovere l’affermazione delle donne in un settore dominato dagli uomini.

DATI PROGETTUALI: AREA DELLA PRIGIONE FEMMINILE

Luogo
Constitution Hill, Hillbrow, Johannesburg, Gauteng, Sudafrica
Tipo di progetto
Restauro di un edificio storico e inserimento di nuovi edifici adibiti a uffici.
Uso dell’edificio
Museo e uffici della Commission on Gender Equality
Periodo di costruzione
2003- 2004

Come parte dell’iniziativa di rinascita post-apartheid della città di Johannesburg, è stato costruito un campus per i diritti umani, Constitution Hill. Nel sito sono ubicate tre ex prigioni e la nuova Corte Costituzionale: una di queste è la prigione femminile, nota per gli arresti ingiusti e brutali di molte attiviste anti-apartheid. Il progetto ha incluso la trasformazione degli edifici vittoriani adibiti a prigione in un museo vivente, un luogo della memoria nazionale, nonché l’inserimento di nuovi uffici per la Commission for Gender Equality.
È stato utilizzato un approccio progettuale complesso, che potesse svelare diversi livelli di significato e di memoria. Sono state eliminate le aggiunte successive agli edifici vittoriani adibiti a prigione ed è stata invece resa pienamente visibile la storia della struttura, per evocare la brutalità della prigione stessa. Le due nuove ali di uffici sono diventate l’ultimo livello e sono stati utilizzati materiali moderni ma correlati, nella forma e nella scala, agli edifici vittoriani. La terza storia “salta” fisicamente oltre il muro di limitazione originale della prigione, simbolizzando il contrasto tra il luogo originale di confinamento e una nuova espressione di libertà.
I workshop sono stati tenuti da ex prigionieri e le loro esperienze sono state inglobate nel progetto. Apparentemente una contraddizione tra materialità e programma, il piano superiore è avvolto in una sensuale schermatura a merletto ottenuta da un acciaio corten modellato su un’immagine del cielo. Gli ex prigionieri parlano in modo emotivo del cielo, un elemento sul quale le autorità carcerarie non avevano controllo. I dischi ricavati dall’acciaio sono “cuciti” sulle schermature scorrevoli dei livelli inferiori, simbolo degli arazzi che le donne lavoravano per trascorrere il tempo.
Gli edifici sono stati recuperati in modo profondo, trasformando un luogo di oppressione e brutalità in un simbolo di libertà, un posto dove viene restituita la dignità umana, fornendo una piattaforma eloquente per le voci delle donne che nei decenni precedenti sono state zittite.

DATI PROGETTUALI: PADIGLIONE GABRIEL’S GARDEN

Luogo
Gabriel’s Garden (monumento nazionale protetto), Westcliff Ridge, Johannesburg, Gauteng, Sudafrica
Tipo di progetto
Inserimento di un nuovo padiglione uffici nel giardino di una casa storica restaurata.
Uso dell’edificio
Studio e uffici
Periodo di costruzione
Costruzione padiglione: giugno 2007 – aprile 2008
Premi
• Architecture + Cityscape Award, Commercial/Mixed Use Category, (2008).
• Honourable Mention for Architecture. South African Institute of Architects (2009).
• Toli, I (ed). Contemporary Architecture South Africa. Matta Architecttura. (2010)

Questa casa del 1930, ora un monumento nazionale, è situata nel crinale di Westcliff. Con le sue vedute spettacolari, il crinale è stato storicamente il luogo prescelto dai ricchi magnati delle miniere.
La prima parte di questo incarico ha riguardato il restauro della casa e, successivamente, del giardino terrazzato – una porzione significativa dell’edificio storico. Questo elaborato giardino è supportato da un complesso sistema di raccolta e distribuzione delle acque piovane, allo scopo di mitigare il secco clima invernale. Come ultimo intervento, è stato aggiunto un nuovo padiglione uffici, il cui progetto risponde direttamente, da un punto di vista visivo e funzionale, al paesaggio. Situato nella piattaforma inferiore del giardino della proprietà, l’altezza e la posizione del nuovo padiglione sono state progettate attentamente per garantire che, anche dalla terrazza più bassa, la una vista generale della casa storica e delle terrazze del giardino non venga minimamente disturbata.
Il padiglione è composto da due blocchi lineari, controbilanciati dai vecchi muri di sostegno in pietra a supporto della rampa del viale che porta alla casa. I muri esistenti del giardino sono diventati le estremità del nuovo edificio. Gli spazi tra i blocchi e i muri in pietra sono inglobati da un lato in una struttura tipo pergolato in legno chiaro e dall’altro in un tetto stretto discendente in vetro.
I tetti dei blocchi sono bacini d’acqua, serbatoi che formano parte di un sistema idraulico funzionale e che riflettono allo stesso tempo gli alberi e il cielo, facendo in modo che il padiglione, visto dalle terrazze superiori, si “perda” nel giardino. Le facciate di fronte al giardino sono a vetri e dotate di un’apertura a scorrimento per la ventilazione. Sbalzi profondi evitano la penetrazione negli spazi dei raggi solari estivi ma consentono al sole invernale a bassa angolazione di penetrarvi. Durante il giorno, la facciata in vetro riflette il giardino; di notte o quando è aperta offre una vista sull’edificio, rivelando i vecchi muri di pietra nella parte posteriore. Dall’interno, il vetro fa sì che il giardino storico diventi la delimitazione dello spazio.

DATI PROGETTUALI: LULU KATI KATI

Luogo
7th Street, Melville, Johannesburg, Gauteng, Sudafrica.
Tipo di progetto
Residenziale
Uso dell’edificio
Residenziale
Periodo di costruzione
2008 – 2009
Premi/Pubblicazioni
• Architecture + Cityscape Award, Residential Category and Leisure Category (2010)
• Afrisam-SAIA Award for Sustainable Architecture – Finalist. (2012)
• ‘Between a rock and a blossoming place’ in Earthworks SA. (Ago.-Set. 2010)
• ‘Pearl in the Middle’ in House and Leisure. (Gen. 2010)
• ‘Africa Renovada’ in VD EL Mercurio. (Giu. 2010)

Questo esperimento a grandezza naturale è la mia casa – un progetto di ricerca in materia di abilità, sostenibilità e materialità. È una risposta diretta a un’acuta osservazione del paesaggio, un amore per i cespugli autoctoni e un desiderio di evadere dai confini della vita urbana. Lulu kati kati, che in swahili significa “perla al centro”, è un gioiello situato al centro della Johannesburg suburbana, un frammento di un territorio comunale desolato alla fine della strada principale, troppo ripido per essere una strada, trasformato in un organismo in cui abitare.
La casa è sospesa tra la strada principale e i koppies nella parte posteriore, tra una parete rocciosa e l’albero Dombeya. Tre stanze abitabili sono posizionate una sull’altra, sospese grazie a 6 massicci pali in gomma e collegate da una scala a ovest e da un “blocco” di servizio a sud. L’ingresso dalla strada è inglobato tra alberi autoctoni, tramite un ponte al centro della zona giorno che si apre su un balcone ricavato naturalmente dai rami dell’albero. La zona notte è ubicata al livello superiore ed è dotata di un tetto fluttuante, con gli uccelli nidificanti a livello degli occhi e i raggi del sole che sorge che filtrano attraverso una tettoia ricca di foglie. Il livello inferiore ha le sembianze di una grotta, ancorata alla parete rocciosa, che si apre sul patio, sul giardino terrazzato in pietra, sui laghetti e su una bio-piscina.
I modi di vedere l’edificio sono influenzati: la facciata esterna dei piani superiori è frammentata, progettata per incorniciare, esporre e focalizzare le vedute – migliorando l’esperienza di cambiamento giornaliera e dei cicli stagionali. Esternamente, l’edificio è mimetizzato, in quanto le finestre si aprono in una varietà di direzioni riflettendo il territorio circostante.

BIOGRAPHY
March 28, 1964 – Durban, Kwa-Zulu Natal, South Africa
Kate Otten is known for being an architect of ‘place’. Her buildings are born out of the South African context, weaving together materials, skills, politics, light, and landscape to create places that feed and nurture the human spirit. Kate believes that buildings have an emotional presence – ‘fulfilling the emotional and spiritual needs of the users is as important as creating a functional space.’ Kate started her studies at the University of Durban, Natal under Rodney Harber, and was deeply influenced by his contextual approach to architecture. An exceptional student, she graduated from the University of the Witswatersrand, completing her studies there during one of the most violent periods in apartheid South Africa – the 1980’s. She went on to work briefly and travel before setting up her own practice in 1989. Kate Otten Architects has subsequently developed into a unique practice with a varied body of work, including important public buildings and places of memory. Seeking to bring a contemporary African sensibility and phenomenological approach to the architectural landscape in South Africa, she often acts as an important counterweight to the dominant aspirational ‘Western’ aesthetic.

 

rathod

Samira Rathod – India
Samira Rathod Design Association
Prabhadevi, Mumbai
http://srda.co

VISION DELLA CANDIDATA

“Ogni sforzo edilizio deve rappresentare una soluzione responsabile relativamente a struttura, infrastruttura di servizi, costo e funzione. Deve essere orientato verso uno scopo e, soprattutto, non temere le sue conseguenze sull’ambiente; ma…da tutti questi elementi, se c’è poesia, forse nasce l’architettura.
Ogni progetto è un’opportunità di capire meglio il mondo, che è il rapporto tra individui e altri individui e tra le persone e il loro ambiente.”

DATI PROGETTUALI: Galleria d’arte locale

Luogo:
Baroda, Gujarat, India
Uso dell’edificio:
Pubblico
Periodo di costruzione:
2012

Inserto urbano come catalizzatore
Estensione di un laboratorio/magazzino di uno scultore dell’acciaio, la galleria d’arte è un volume composto da lastre in acciaio inteso come un artefatto scultorio. Il programma prevedeva che diventasse una galleria annessa e un caffè che invitasse i passanti nello spazio dell’artista, permettendo loro di dare una sbirciatina al suo lavoro e al suo processo. La galleria, inoltre, cura e promuove il lavoro degli artisti locali. Il volume d’acciaio presenta dettagli in vetro per consentire alla luce di penetrare nella tromba delle scale, sotto la quale scorre l’acqua fino a un’area caffè aperta al pubblico.

DATI PROGETTUALI: Steely Fins, Nisarg Farm

Luogo:
Ahmedabad, Gujarat, India
Uso dell’edificio:
Residenziale
Periodo di costruzione:
2013

Nisarg Farm
Steely Fins
Estensione di un laboratorio/magazzino di uno scultore dell’acciaio, la galleria d’arte è un volume composto da lastre in acciaio inteso come un artefatto scultorio. Il programma prevedeva che diventasse una galleria annessa e un caffè che invitasse i passanti nello spazio dell’artista, permettendo loro di dare una sbirciatina al suo lavoro e al suo processo. La galleria, inoltre, cura e promuove il lavoro degli artisti locali. Il volume d’acciaio presenta dettagli in vetro per consentire alla luce di penetrare nella tromba delle scale, sotto la quale scorre l’acqua fino a un’area caffè aperta al pubblico.

BIOGRAPHY
August 3, 1964 – Mumbai, India
Samira Rathod, principal SRDA, established her practice in 2000. Having begun with a small farm house, and an avant-garde portfolio of furniture, SRDA is today commissioned with architectural and interior design projects, across the country. Winner of several national awards and with a presence in both international and national publication, SRDA enjoys a reputation of being a firm that investigates design with a passion. At SRDA every project is treated with fervor for exploration and innovation in idea, and tested for relevance to physical and social contexts.

 

ronkavit

Patama Roonrakwit – Thailand
Case Studio
Minburi Bangkok

http://www.casestudio.info/2006/index.html

VISION DELLA CANDIDATA

Gli architetti pensano solitamente che ciò che hanno imparato li renda degli esperti, credono di vantare sempre conoscenze migliori, di sapere dove e come le persone dovrebbero vivere, in quale edificio e luogo dovrebbero trovarsi o quale sia l’ambiente ideale. Credo che ciò sia sbagliato, perché l’architetto non rimarrà in quel luogo per sempre, anzi, terminato il progetto, se ne andrà. Ho la sensazione che moltissimi progetti, una volta realizzati, costringano il proprietario a demolire o aggiungere qualcosa, cambiare questo o quello. È uno spreco di soldi e non è molto ragionevole lavorare in questo modo, specialmente quando si collabora con persone con limitate possibilità economiche, che non hanno le risorse necessarie per correggere gli errori dell’architetto.
Per questo motivo è meglio pensare e lavorare diversamente. La conoscenza e le capacità architettoniche che ho appreso sono sì importanti, ma non mi hanno mai insegnato che il processo di progettazione dovesse essere sviluppato per e con il proprietario del posto. Questo farebbe risparmiare soldi e renderebbe l’edificio più efficiente. Quando lavori con persone che non sono nelle condizioni di poter spendere non ti è consentito spendere molto e proprio per queste costrizioni di budget non puoi permetterti di sbagliare.

DATI PROGETTUALI: Abitazione temporanea e nuovi progetti abitativi dopo lo tsunami del 2004

Luogo
Pang-nga, Thailandia
Tipo di progetto
Abitazione temporanea
Uso dell’edificio
Abitazione temporanea
Periodo di costruzione
gennaio 2005 – gennaio 2005
Premi/Pubblicazioni
Japan Housing Association Award

Poco dopo che lo tsunami devastò l’area della costa occidentale della Thailandia nel 2004, il team CASE assistette le vittime costruendo abitazioni temporanee su terreni donati da un tempio buddista locale e grazie ai finanziamenti di CARE International. Furono progettate e costruite 32 unità abitative suddivise in gruppi, facendo attenzione a non tagliare nessun albero del sito. Le case erano semplici, adattabili e poterono essere riprodotte dalla gente del posto. Il progetto si basava su un modulo 1,2 x 2,4 m derivante dalle dimensioni dei materiali disponibili sul mercato locale e ne risultò quindi un’unità tipica di 2,4 x 2,4 m, che fu adattata per costruire case di forme differenti, quadrate o a L, a seconda delle condizioni del sito. I materiali utilizzati includevano compensato, lastre di cemento, coperture in fibrocemento e pilastri prefabbricati in cemento armato reperibili a livello locale. Queste abitazioni diventarono quindi il centro informazioni, e quando le persone poterono lasciare questo posto, furono in grado di costruire le loro case permanenti utilizzando lo stesso concetto che avevano imparato durante il loro soggiorno in questo alloggio temporaneo. Tutti gli edifici furono costruiti sopra il livello del suolo per evitare inondazioni e tsunami. Anche se queste abitazioni furono concepite come soluzioni abitative temporanee, i residenti di queste unità ci vissero per molti anni dopo lo tsunami, essendo ben costruite e durevoli.

DATI PROGETTUALI: TEN House Bangkok

Luogo
Bangkok , Thailandia
Tipo di progetto
Un progetto pilota di una casa alternativa per la classe media di Bangkok
Uso dell’edificio
Abitazione
Periodo di costruzione
dicembre 2006 – gennaio 2008
Premi/Pubblicazioni
On Site Magazine, Canada
Art4d Magazine , Thailandia

TEN Bangkok è nata come conseguenza dei problemi abitativi attuali di Bangkok. Dalla fornitura totale di abitazioni a favore della classe ricca da parte del settore privato e degli aiuti governativi fino a quelle della classe più povera, l’ampio spettro delle classi medie di Bangkok è rimasto senza visioni abitative alternative. Mentre le case troppo costose sono irraggiungibili, le persone con un reddito medio non hanno nemmeno i requisiti per ottenere gli aiuti governativi. Sono costrette a imboccare il vicolo cieco degli alloggi di Bangkok, senza opportunità né alternative.
Il lavoro parte dal concetto di comunità. Cosa succederebbe se ognuno di questi individui privi di poteri cominciasse a costruire la sua forza cooperando e collaborando con altri? Come forza collettiva, avrebbero un’opportunità contro la competizione economica brutale del mondo delle abitazioni? Come individui, ognuno di loro rimane senza poteri ma come comunità, sia la loro potenza economica che creativa potrebbe moltiplicarsi.
TEN Bangkok è diventato gradualmente un progetto collaborativo che richiede sforzi lavorativi da parte di tutte le persone coinvolte. In termini di collaborazione fisica, il progetto occuperebbe un singolo appezzamento di terreno, suddiviso in dieci sotto-appezzamenti. La superficie di ogni sotto-appezzamento è identica. Ogni abitante agirebbe quindi da progettista della sua casa, in collaborazione con i suoi vicini.
TEN non nasce dal progetto di un singolo genio creativo. Si tratta di un progetto abitativo nel quale ogni unità deve nascere insieme alle altre; ogni progetto non può essere realizzato individualmente. Nonostante il progetto attuale sia stato iniziato una volta stabiliti i criteri abitativi, ogni abitante ha iniziato a soggiornare nel progetto anche prima dell’inizio del progetto attuale. Lavorando insieme per concepirlo, si è formata la comunità ed è iniziato il soggiorno cooperativo. In questo caso, l’architettura non è quella determinata e controllata dagli architetti. Piuttosto, l’architettura è il frutto del progetto cooperativo, nel quale gli architetti sono anche clienti, i clienti sono anche gli architetti. Ogni progetto è il risultato di una negoziazione laboriosa con gli altri. Per questo motivo, deve essere modellato e rimodellato collettivamente. Mentre il progetto si trasforma, i requisiti abitativi di ogni abitante vengono anch’essi ricostruiti: il risultato è un progetto collettivo unico il cui senso di totalità è contrassegnato dalla diversità di ogni progetto individuale. Il progetto cooperativo può funzionare solo se consente anche all’identità individuale di emergere.

DATI PROGETTUALI: Progetto di manutenzione Community Garden

Luogo
Minburi market, Minburi, Bangkok, Thailandia
Tipo di progetto
Collaborazione di gruppo nella progettazione del giardino e nella sua manutenzione
Uso dell’edificio
Edificio di servizio, serbatoio d’acqua per innaffiare il giardino
Periodo di costruzione
novembre 2014
Premi/Pubblicazione
Changed TV Program, Thailandia

Il giardino della comunità è stato un ampio progetto per i bambini del posto. All’inizio, l’area era una pompa per i rifiuti. Successivamente, è stata sgomberata e sono stati piantati più alberi e piante. Nell’area non c’era un parco o un giardino.
Questo è diventato quindi il parco della comunità. Sono stati piantati più alberi ma, nonostante l’area si trovi proprio vicino a un canale, sono stati scarsamente innaffiati e molti sono morti, rendendo necessario ripiantarli ogni anno. Dopo alcuni anni di sforzi, ci è venuta un’idea più divertente per innaffiare piante e alberi, e il progetto di un sistema di innaffiamento delle piante è stato completato l’anno scorso: consiste nel pompare l’acqua dal canale a un serbatoio e farla poi arrivare all’intero giardino in molti modi, per esempio tramite canali di scolo aperti, nebulizzatori e facendola cadere dall’alto come se fosse una cascata, rendendola in questo modo più divertente. Alla fine dell’anno scorso, il serbatoio d’acqua e la stazione di pompaggio sono stati completati utilizzando la semplice meccanica della pedalata della bicicletta. Le altre parti sono in fase di costruzione.
Finora non ci sono stati problemi nell’innaffiamento delle piante ma dobbiamo implementare le altre parti il prima possibile, perché due biciclette per il pompaggio dell’acqua non sono sufficienti per fare divertire tutti e dobbiamo estendere il giardino, far crescere più alberi ed ampliare la fornitura d’acqua.

BIOGRAPHY
February 22, 1968 – Bangkok, Thailand
An architect, lecturer and community activist, graduated from Faculty of Architecture, Silpakorn University in 1991, followed by a master degree in Development practices from School of Architecture, Oxford Brookes University, UK in 1996. A founder of Community Architects for Shelter and Environment (CASE) that has been involved in numerous community development projects for the last 20 years. She was a recipient of the award ‘Young architect with outstanding work – 2004” from the Association of Siamese Architects (ASA).In 2010 she received the award Silpathorn, the best contemporary artist in Thailand by Ministry of Art and Culture and lately in 2014 she received the best architect award from Association of Siamese Architects (ASA). Besides practicing she is also a visiting lecturer at several universities in Thailand. Now she currently a global tutor for the Centre for Development and Emergency Planning, Department of Architecture, School of Built Environment, Oxford Brookes University, UK.
Community Architects for Shelter and Environment is a group of Thai architects formed in 1997 with central interests in alternate dwelling visions. Known as CASE, its major concern lies in the relationship between dwelling and physical, cultural as well as socio-economic contexts. Both the physical environment and the human elements of the place are considered vital to CASE’s working mentality.

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