Pat Hanson – Nominees arcVision Prize 2016

Pat Hanson (Canada)

L’idea che l’architettura debba andare oltre la mera risposta funzionale ai bisogni alimenta tutto il lavoro di Pat Hanson, tra le progettiste più dinamiche della nuova scuola canadese.

Pat Hanson (Canada)

Attraverso il suo studio gh3 Hanson sperimenta l’intersezione continua tra l’architettura, il paesaggio e la sostenibilità, convinta che la pratica progettuale debba spingersi oltre i suoi tradizionali confini espressivi. Tra le caratteristiche del suo lavoro sta la capacità di affrontare progetti di piccola estensione, molto definiti negli aspetti costruttivi, nei materiali e nel rapporto con la percezione sensibile. Il suo studio galleggiante per un fotografo a Stoney Lake (2009) è una piccola scatola vitrea sospesa sull’acqua che ridefinisce l’archetipo moderno della casa di vetro e acciaio, inglobando il paesaggio canadese. Il rapporto con il paesaggio è il tema centrale anche di due padiglioni a Edmonton: il Borden Park (2013) e il Castle Downs Park (2014), rivestiti da scaglie specchianti che riflettono l’intorno. www.gh3.ca

VISION DELLA CANDIDATA

“Architettura è realizzazione materiale di un’idea. Che la forma costruita sia un’infrastruttura o che offra rifugio a un nucleo di comunità, il progetto deve ambire a innalzarsi, seppur in maniera elementare, oltre il mondano e oltre il mero adempimento funzionale. Ogni progetto comincia da un’idea, o meglio da un’immagine concettuale che deve la sua forma a meditazioni e progetti precedenti, ed è tuttavia legato a doppio filo al mondo materiale o al contesto ambiente del nuovo progetto. Il raggiungimento di un’idea architettonica duratura e rigorosa implica dedizione continua in tutte le fasi del processo costruttivo.
L’architettura deve essere vissuta guardando al di là delle consuetudini consolidate, poichè essa è in grado di coinvolgere e trasformare gli usi e i bisogni quotidiani. Dal punto di vista della mia attività professionale, all’interno delle città e del paesaggio canadese, la sfida più formidabile riguarda quella cultura del progetto che si è arresa di fronte al primato del construire per una funzione. L’architettura deve spingersi oltre questi limiti, alla ricerca di quel momento, nell’elaborazione progettuale, in cui l’idea – ispirata dalla sua consistenza fisica o dal luogo – si rivela in maniera nitida e guida l’attenzione oltre l’abitudine o la rassegnazione.”

DATI DI PROGETTO

CASA/STUDIO FOGRAFICO SUL PONTILE

Località: Stoney Lake, Ontario, Canada
Tipo d’intervento:  progetto architettonico
Uso dell’edificio: residenza,  lavoro
Periodo di costruzione: maggio 2009
Riconoscimenti/Pubblicazioni: Governor General’ Medal in Architecture

La casa/studio per fotografi su un pontile del lago Stony è una reinvenzione dell’archetipo della casa di vetro immerso nel paesaggio roccioso del Canadian Schield. Il lungo meditare attorno a quest’aspirazione architettonica ha portato alla rielaborazione dell’idea di fondo attraverso le attuali lenti della sostenibilità, del programma, del luogo e del comfort. La persuasiva qualità dell’ambiente open space, l’unità tra interno ed esterno e la chiarezza dei materiali hanno subito un processo di trasformazione volto a migliorare le prestazioni ambientali e funzionali dell’edificio, creando un’architettura iconica e innovativa allo stesso tempo nel suo design ispirato al contesto.
Il programma prevede una struttura concepita come una grande finestra esposta a nord, attraverso cui la casa/studio è inondata costantemente da una luce naturale diffusa e uniforme. La facciata trasparente – un curtain wall con vetro a basso contenuto di ferro – diviene dunque un elemento essenziale dell’intera strumentazione fotografica, capace di produrre immagini inpensabili in uno studio convenzionale. L’abbondanza e la stabilità della luce proveniente da nord, all’interno dello spazio a doppia altezza, offre al fotografo un’illuminazinone naturale senza eguali, mentre la trasparenza del vetro trasforma il contesto e gli scorci circostanti in uno scenario sublime e cangiante.
Il volume vetrato e compatto si appoggia sul bordo dell’acqua, su un basamento di granito nero che si smaterializza accentuando l’impressione di una struttura sospesa nel vuoto, come una lanterna. La massa termica del granito consente di sfruttare al meglio l’abbondante luce solare, rendendo superfluo il consumo di energia per il riscaldamento nei giorni invernali. L’acqua del lago è utilizzata inoltre per uno scambio termico naturale, tale da consentire il riscaldamento o il raffreddamento dell’edificio durante tutto l’anno attraverso un circuito radiante e aperture perimetrali nel pavimento e nel soffitto. Pannelli scorrevoli sulla superficie vetrata consentono poi all’edificio di diventare interamente poroso alla ventilazione naturale, mentre un sistema automatizzato di tende, il tetto bianco e una siepe caduca lo proteggono dall’eccessivo irraggiamento solare.

PADIGLIONE DI SERVIZI PER IL BORDEN PARK

Località: Edmonton, Alberta, Canada
Tipo d’intervento: progetto architettonico
Uso dell’edificio: servizi, spazio di ritrovo
Periodo di costruzione: maggio 2012-marzo 2013
Riconoscimenti/Pubblicazioni: progetto premiato nell’ambito del concorso nazionale City of Edmonton Urban Design Award of Excellence,  pubblicato sul  Wallpaper Magazine 2014

La struttura rievoca la storia del Borden Park, un parco di divertimenti nato all’inizio del XX secolo, attraverso la reintroduzione di elementi ludici. Lo schema utilizzato è manifestamente quello dei parchi e dei padiglioni classici, costituiti da percorsi assiali e curvilinei che, nei punti chiave, convergono in rotonde. Questo principio è raffigurato nella stessa forma circolare del padiglione dei servizi, che instaura una relazione formale con altre strutture geometriche del presente e del passato del parco, come il carousel, il palco all’aperto e la ruota panoramica.
Le funzioni primarie del padiglione sono collocate all’interno di un nucleo centrale ben definito, lasciando libera la possilità di passeggiare a 360 gradi lungo il perimetro dell’edificio e ottimizzare, attraverso una facciata completamente trasparente, la relazione visiva con il parco durante tutto il corso dell’anno. Osservata di giorno e dall’esterno, la facciata presenta una superficie altamente riflettente, impermeabile alla vista. Lasciando che il paesaggio circostante si specchi nelle superfici vetrate, articolate in settori triangolari, il volume del padiglione si dissolve nel suo idilliaco contesto. In questo modo, la struttura diviene essa stessa un elemento integrante della fugace giocosità del parco, capace di suscitare vivacità e interattività grazie al dispositivo della facciata, concepita come frammento di una casa degli specchi.
La scelta dei materiali è guidata da un sostanziale approccio integrato alla sostenibilità: l’utilizzo di legno, cemento e vetro è dovuto alla durabilità e all’assenza di tempo di questi materiali. L’audacia delle soluzioni strutturali del progetto è sottolineata dall’utilizzo di travi in legno rivestite da una ruvida vernice bianca che, da un lato, in virtù della ricca patina e della disposizione spaziale rievocano la consistenza materiale del parco e le strutture maggiormente iconiche della sua storia, mentre dall’altro, lasciano emergere la natura sostenibile del padiglione. La gamma cromatica dell’edificio è determinata da materiali semplici che, nel loro aspetto, sottolineano l’importanza del paesaggio circostante, mentre per le loro qualità garantiscono alla struttura solidità e durabilità.

REAL TIME CONTROL BUILDING #3  

Località: Edmonton, Canada
Tipo d’intervento: progetto architettonico
Uso dell’edificio: impianto infrastrutturale

Investendo nel progetto dell’impianto del Real Time Control Building #3 e del suo sito, questa proposta rappresenta un omaggio all’importanza delle infrastrutture municipali e del ruolo che esse rivestono nel dar forma al tessuto costruito della città. Il meccanismo di funzionamento della struttura riconosce il caricamento dinamico delle acque piovane e reflue, e come tale costituisce la tecnologia più avanzata per la gestione e il trattamento delle acque urbane della città di Edmonton.
In maniera coerente, l’architettura lascia trasparire all’esterno il carattere ingegneristico dei macchinari che si trovano sotto terra. Il pozzo principale è estruso in una forma cilindrica pura, che fornisce l’involucro di protezione ai macchinari dell’impianto, mentre i pozzi secondari e i tunnel di carico e scarico emergono sotto forma di tracce in superficie. In questo modo l’intero sito risulta pervaso dei segni di una strategia comunicativa tesa a sottolineare l’appartenenza del RTC3 a un sistema più ampio e complesso.
L’involucro si compone di un’anima in acciaio strutturale rivestita in pannelli di acciaio, di una cavità e, in fine, di un rivestimento esterno in blocchi di vetrocemento. Il design aspira alla creazione di un oggetto che salti all’occhio all’interno del paesaggio urbano di Edmonton. L’idea di base è stata quella di trovare un materiale di rivestimento piuttosto comune, che potesse però essere riutilizzato in una maniera nuova, donando così un’aura di “esclusività” alla struttura dell’impianto. Il materiale avrebbe dovuto essere di tipo ordinario e già disponibile sul mercato, in mondo da non rappresentare un costo aggiuntivo per una struttura di piccole dimensione e dal budget modesto. Come materiale da costruzione  il vetrocemento ha una lunga e consolidata tradizione a Edmonton. Il montaggio in senso obliquo ha costituito una sfida dal punto di vista tecnico, così come la fabbricazione  di giunti di dilatazione dal profilo a zig/zag. Il risultato, tuttavia, ha l’aspetto di un semplice velo che racchiude l’intimo funzionamento della struttura.

PADIGLIONE NEL CASTLE DOWNS PARK

Località: Edmonton, Alberta, Canada
Tipo d’intervento: progetto architettonico
Uso dell’edificio: sport, luogo di incontro pubblico
Periodo di costruzione: agosto 2012 – marzo 2014
Riconoscimenti/Pubblicazioni: progetto premiato con il National Design Competition Canadian Architect Award of Merit

Il padiglione del Castle Downs Park riunifica in sé numerose attrezzature di servizio per il tempo libero all’aperto, conferendo senso di appartenenza al sito collocato in un parco suburbano. Come dispositivo organizzativo orientato lungo l’asse est-ovest, con il suo volume basso e sviluppato in lunghezza, l’edificio corrisponde alle caratteristiche del paesaggio della prateria, contribuendo a definire il suo ampio intorno pianeggiante.
La forma lineare è enfatizzata da sfaccettature e inflessioni, tali da rendere il padiglione un elemento riflettente che rompe e deforma l’immagine del paesaggio circostante. Nella suo esser concepito come un oggetto collocato nel paesaggio, il padiglione svolge un’importante funzione di interconnessione tra i vari campi da gioco a nord e a sud. Due zone d’accesso intensamente colorate offrono spazi di disimpegno per gli utenti e migliorano l’interconnessione tra i vari ambienti.
Per amplificare l’energia del parco, l’edificio è rivestito in pannelli di acciaio inossidabile. Impact friendly, i pannelli offrono un’ideale combinazione di durabilità, rinnovabilità e vivacità.
Le funzioni previste sono divise in tre aree separate della struttura: elementi del deposito della squadra di calcio dei Seahawks sono alloggiati nel modulo orientale; spazi di incontro e polifunzionali ne occupano il centro; il più ampio modulo occidentale ospita invece i servizi pubblici e un chiosco. La differenza tra questi ambienti funzionali è sottolineata anche dai diversi orientamenti in pianta delle singole unità.
In accordo con l’approccio integrato alla sostenibilità che caratterizza il progetto, la struttura fa uso contemporaneo di strategie attive e passive all’interno di un involucro dalle alte prestazioni. La superficie riflettente e altamente isolante del padiglione si unisce al vetro delle finestre nel formare un efficace filtro rispetto agli estremi climatici. In combinazione con i diversi lucernai, un sistema di controllo automatico gestisce le aperture nelle facciata vetrata, così da garantire la continua illuminazione naturale diurna e agevolare l’aerazione passiva.

BIOGRAFIA

Lajord Saskatchewan (CANADA) 25 settembre 1955
Pat Hanson è dal 2006 socio fondatore di gh3, uno studio che fonda il proprio lavoro sulla ricerca di nuovi paradigmi per il Canada, esplorando i campi in cui architettura, paesaggio e sostenibilità si intersecano e si sovrappongono. Quello che Hanson volutamente si attribuisce è un ampio campo d’attività, nella convinzione che il progetto architettonico inglobi in sé l’intera varietà dell’ambiente costruito. Nei suoi 30 anni di carriera, Pat ha contribuito in maniera sostanziale all’affermazione degli studi professionali dei quali è stata associata.
Nata e formatasi nella regione delle Praterie Canadesi (BFA e M. Arch., Università di Manitoba), appena laureata Pat si trasferisce a Toronto, dove matura le prime esperienze professionali negli studi A. J. Diamond and Associates e John van Nostrand Architect.
Nel corso della sua carriera, Hanson coordina un gran numero di progetti architettonici e urbanistici, che sottendono programmi complessi e processi di ampio coinvolgimento pubblico. Progetta numerosi edifici istituzionali destinati all’educazione, estendendo il raggio d’azione della propria opera oltre l’architettura, verso l’urban design e il progetto del paesaggio.
Sotto la guida di Pat, lo studio gh3 è cresciuto costantemente, ottenendo numerosi riconoscimenti. La capacità di guidare e dirigere il lavoro di un team giovane e pieno di entusiasmo è la chiave che consente a Pat di raggiungere i suoi traguardi e il successo in concorsi internazionali, inclusi i recenti riconoscimenti per il June Callwood Park e la Governor General’s Medal in Architecture.
Pat è attualmente senior adviser per la BEAT (Toronto Architecture Equality in Building), un’organizzazione indipendente che vigila sull’equità nella professione architettonica, ed è membro fondatore, dal 1985, della Women’s Architectural League. Dal 1990 lavora come professore aggiunto presso le università di Toronto e Waterloo. È inoltre membro del Waterfront Design Review Panel e, dal 2014, del RAIC College of Fellows.

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