Salima Naji – arcVision Prize stories

L’architetto e antropologa marocchina Salima Naji, tra le nominees dell’arcVision Prize 2014, lavora da anni per salvare dall’oblio i granai collettivi di cui è disseminato l’Atlante: vere e proprie cittadelle fortificate dove stivare il raccolto dei beni.

Di seguito alcuni estratti dell’articolo di Alice Piciocchi, L’eredità della terra, “Abitare”, (n 562) marzo 2017, 66-69.

« Dal 2002 lavoro su architetture di terra e pietra, architetture cariche di storia »

La catena montuosa dell’Atlante è disseminata di cittadelle fortificate che si confondono con i colori del paesaggio, arroccate in cima a picchi alti anche quattromila metri. Non si tratta di villaggi abitati ma di granai collettivi, strutture deposito accessibili a piedi o con muli tramite sentieri battuti, dove interi villaggi un tempo stivavano i propri beni. 

A. Piciocchi, L’eredità della terra, “Abitare”, (n 562) marzo 2017, 66-69 (Photo Mehdi Benssid / Courtesy Salima Naji).

Ogni complesso aveva poi una stanza comune dove ognuno portava una percentuale del proprio raccolto per aiutare gli indigenti. Molte di queste costruzioni, in passato gestite esclusivamente dagli uomini, oggi rischiano l’oblio. Ed è invece una donna a provare a cambiarne il destino: Salima Naji ha percorso chilometri tra le montagne visitando più di 300 granai a rischio di estinzione. In molti casi gli edifici sono abbandonati, in altri sono usati parzialmente, altri ancora hanno bisogno di manutenzione. Nella maggior parte dei casi il guardiano, colui che conserva la memoria degli antenati e ha le chiavi della cittadella, non vuole lasciare il sito.

« Nei luoghi dove i granai sono ancora vitali, bisogna aiutare le popolazioni locali anche perché garantiscono la vita e la salvaguardia di queste montagne. Gli Agadir (o lghrem, a seconda del dialetto della tribù berbera) sono frutto della solidarietà e hanno bisogno di essere conservati, ristrutturati, preservati e sopravvivere per l’umanità. »

Anche dal punto di vista tecnico e ingegneristico sono costruzioni straordinarie che dimostrano un modo di pensare a uno sviluppo rurale davvero esemplare: architetture bioclimatiche con Sistema di fori alle pareti che assicurano una temperatura costante e un’aerazione permanente per lo stoccaggio di generi deperibili. Naji, che insieme alla sua associazione lzuran ne ha ristrutturati una dozzina, aggiunge di aver trovato grano ancora intatto e commestibile depositato lì da almeno 25 anni. 

Gli Agadir (o Igrem) sono costruiti secondo i principi dell’architettura bioclimatica, con sistemi di fori alle pareti che assicurano una temperatura costante e un’areazione permanente, ideale per lo stoccaggio di generi deperibili. (Photo Yacine Ben Jeannette / Courtesy Salima Naji) A. Piciocchi, L’eredità della terra, “Abitare”, (n 562) marzo 2017, 66-69.

Links

abitare.it

salimanaji.org 

arcVision Prize 2014

Biografia 

For the last decade Salima Naji, trained as an architect and anthropologist, has worked to save the heritage of several oasis towns in the anti-Atlas mountains of Morocco.

This ambitious undertaking involves four sites that range in scale from communal granaries to partially abandoned fortified towns.

Naji has carried out the work with skilled masons and unskilled workmen, whom she has trained in traditional building techniques and who go on to apply their skills at other sites.

Architecture and public spaces have been conserved not only for their historic value, but as locally rooted, sustainable models for contemporary building.  Read more

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